Eva Marisaldi e Stefano Arienti in dialogo alla Galleria Massimo Minini di Brescia. Due artisti che il gallerista ha seguito fin dagli esordi espongono ora opere afferenti alla fase più matura della loro produzione. Fino all’11 novembre, le nuove opere di Arienti si accosteranno a quelle storicizzate di Marisaldi, in un confronto di idee e tecniche diametralmente opposte.
Due poetiche che sono andate definendosi, anche se in modo diverso, nel corso degli anni, passando da una indefinitezza giovanile a una solida maturità. Così come Eva Marisaldi procede per vie ampie, riflettendo sul generale più che su un unico concetto, Stefano Arienti preferisce concentrarsi sulla natura di immagini specifiche, che cerca di modificare con il proprio intervento.
Quella che da vita a 3000 pagine è una riflessione sulla fisicità sonora che Marisaldi esplora attraverso le pagine fatte girare da 3000 delegati durante un congresso del Partito Comunista Cinese. Il suono della risacca che fa da sottofondo a questo momento decisivo delle sorti della nazione è una metafora della deriva ideologica che rischia di essere in corso.
Il lavoro di Stefano Arienti si concretizza invece come un’interferenza nelle immagini di bellezza stereotipata che affollano il nostro quotidiano. Figure meramente decorative come tramonti e paesaggi esotici subiscono alterazioni -anche minime- che le arricchiscono di significato e le elevano ad arte.
Informazioni utili
Stefano Arienti/Eva Marisaldi
19 settembre – 14 novembre 2020
Galleria Massimo Minini, Brescia