Print Friendly and PDF

Stanley Whitney alla Gagosian Roma. Intervista alla direttrice Pepi Marchetti Franchi

Stanley Whitney, That’s Rome, 2019, olio su lino, 243.8 × 243.8 cm © Stanley Whitney Stanley Whitney, That’s Rome, 2019, olio su lino, 243.8 × 243.8 cm © Stanley Whitney
Stanley Whitney, That’s Rome, 2019, olio su lino, 243.8 × 243.8 cm © Stanley Whitney
Stanley Whitney, That’s Rome, 2019, olio su lino, 243.8 × 243.8 cm © Stanley Whitney

Il ritmo del free Jazz e delle architetture di Roma. Pepi Marchetti Franchi, direttrice della galleria Gagosian di Roma, ci parla delle tante suggestioni che confluiscono nelle vibranti composizioni di Stanley Whitney, alla sua prima significativa esposizione a Roma. E anticipa i progetti futuri della galleria annunciando la prossima esposizione in programma

L'esposizione di Stanley Withney alla Gagosian di Roma
L’esposizione di Stanley Withney alla Gagosian di Roma . Foto ArtsLife

Stanley Whitney e l’incontro folgorante con Roma e l’Italia

Alla Gagosian di Roma prosegue fino al 17 ottobre la mostra dei nuovi dipinti di Stanley Whitney (Philadelphia, 1946), realizzati a New York e Bertacca (la cascina nei pressi di Parma) dove trascorre le estati con la famiglia.

Lo spazio nel colore, non viceversa. È questo il cambio di paradigma che ha caratterizzato la fase matura dell’artista, a partire dal suo soggiorno a Roma negli anni novanta, dove ha insegnato in una università americana per cinque anni.

La visione delle antiche architetture, il cambiamento dei colori al variare della luce, la stratificazione storica della Capitale, hanno un impatto considerevole sulla sua dimensione creativa. Dapprima sono solo suggestioni, poi attraverso la chiave dell’arte di Morandi e Mondrian, diventa la sua concezione di pittura. Dove è il colore a determinare la struttura e il ritmo della composizione.

Totale libertà del colore dunque che si prende totalmente la scena anche grazie al formato che decide di adottare per le sue  composizioni, da quelle più grandi a quelle più piccole ed intime . Nell’insolito quadrato della tela infatti, trova uno spazio neutro che diventa una sfida. Il ritmo del colore, la libertà dell’improvvisazione, nello spazio chiuso, quasi claustrofobico del quadrato.

È dal soggiorno in Italia dunque, che nascono le caratteristiche fasce orizzontali – ispirate dall’architettura del Colosseo e di Palazzo Farnese a Roma – che tuttavia non si lasciano imbrigliare in griglie ripetute con precisione. Non solo Roma, sono tante le suggestioni che si possono vivere nelle tele presentate alla Gagosian, dopo la pausa forzata causa Covid-19 che non ha permesso all’artista di essere presente all’opening della sua prima mostra con la galleria di Roma. Ne parliamo con Pepi Marchetti Franchi, direttrice della sede romana della Gagosian.

Stanley Withney
Stanley Witheny. Courtesy Image Gagosian

Intervista a Pepi Marchetti Franchi

Le suggestioni confluite nelle vibranti composizioni di Stanley Withney sono molteplici e spaziano dall’architettura alla musica del free Jazz di cui l’artista è appassionato. Sono il frutto di un lungo processo? 

Stanley Witney lavora  da decenni sull’astrazione geometrica. Il suo processo creativo ha avuto una lunga gestazione. Nel periodo di soggiorno a Roma  ha cristallizzato la sua ricerca nel formato quadrato, con la serie di riquadri a fasce ispirata dall’architettura di Roma e dall’archeologia etrusca. L’astrazione geometrica quindi è stata il suo dominio. Così ritmica, con un rapporto molto forte con la musica del Jazz. Una sovrapposizione di fasce ispirata dalle architetture antiche e che al tempo stesso ricorda le coperte Quilt, tipiche proprio della zona di Philadelphia

C’è un ritmo evidente nelle composizioni dell’artista, cosa si intende con il termine di “botta e risposta” – a volte usato per descrivere i suoi caratteristici riquadri a fasce – derivato. appunto.  dalla musica del Jazz? 

Sì. questi sono proprio termini musicali per descrivere questo ritmo che si crea, questa “botta e risposta” tra colore e colore, tra forma geometrica e forma geometrica, in questo formato quadrato – che non è proprio il formato della pittura – che adotta proprio in quello stesso periodo in cui comincia a sperimentare questa sequenza.

È vero che non c’è una vera progettualità nelle sue composizioni? 

Esatto, i lavori sono realizzati a mano libera e quindi agendo direttamente sulla tela senza un disegno preparatorio. Stanley ha tutta una sua  produzione di disegno ma che è parallela e indipendente dalla produzione pittorica. Tiene molto alla libertà di lavorare direttamente sulla tela e di valutare quando sia finito, ovvero quando ha raggiunto il rapporto tra i colori. Spesso disegna tra un lavoro e l’altro – aspettando magari i tempi di asciugatura – però si tratta, come dicevo prima, di due produzioni indipendenti.

Stanley Withney alla Gagosian di Roma
Stanley Withney alla Gagosian di Roma – Foto Artslife

È dunque il colore a determinare tutta la struttura…

È sul colore che Stanley fa la ricerca più profonda. Un quadro è completo quando tutti i colori creano un ritmo che non ha pause in uno spartito molto ampio di gradazioni che si possono percepire osservando da vicino le sue opere. Il lavoro sulla pennellata fa parte della composizione tanto quanto la scelta del colore e la sequenza di riquadri

A causa del lockdown in America e della difficoltà di viaggiare in questo periodo, l’artista non ha potuto presenziare all’apertura della mostra..

Sì, a causa del lockdown in America – è molto difficile in questo periodo viaggiare –  non è potuto esser qui. Abbiamo deciso comunque di festeggiare l’evento dell’apertura attraverso una performance di musica jazz e di poesia – due forme di espressione che gli sono molto vicine – che è un modo di dare spazio a dei linguaggi stanno soffrendo molto in questo periodo.

pepi marchetti
Pepi Marchetti Franchi

Le performance sono state ospitate nello spazio espositivo de La Fondazione accanto alla Gagosian. Si è dunque consolidata una forma di collaborazione come si evince da altre iniziative dell’ultimo anno?

Il nostro è un rapporto di amicizia, di vicinanza ma siamo completamente indipendenti. Dato che in questo periodo non hanno allestito una mostra, gli abbiamo chiesto di ospitare nel loro spazio espositivo questa performance che però è legata a questa mostra e quindi non ha un legame con la loro programmazione. Siamo degli ottimi vicini di casa, ci piace l’idea che si crei un cluster di attività legate all’arte.

Può anticiparci i progetti futuri della galleria?

Il 31 ottobre inaugureremo una mostra con Katharina Grosse, una delle figure dell’arte contemporanea più interessanti e seguite. Quindi la prossima mostra sarà di nuovo un lavoro sul colore, però molto diverso. Il lavoro di Katharina – che è anche una scultrice – è  libero di attraversare le superfici e si concentra sulla ricerca di come pittura e architettura possano interagire. Credo sarò molto interessante vedere i lavori di questi due artisti in sequenza.

Stanley Withney - Untitled, 2018 - Courtesy Gagosian
Stanley Withney – Untitled, 2018 – Courtesy Gagosian

Informazioni

Stanley Withney

Gagosian, via Francesco Crispi 16 – Roma

+39 06 4208 6498 – rome@gagosian.com

Commenta con Facebook