Gabriele Basilico (Milano, 12 agosto 1944 – 13 febbraio 2013) è stato uno dei maggiori fotografi italiani ed è considerato uno dei maestri della fotografia italiana ed europea contemporanea.
Nucleo delle sue riflessioni sono le trasformazioni dei territori urbanizzati nel passaggio dall’era industriale a quella postindustriale, dove la città assume un ruolo da protagonista nelle sue istantanee. Architetture, opere di ingegneria, abitazioni e cantieristica navale hanno dato forma alle metropoli, in cui Basilico con uno stile documentario ne racconta il processo evolutivo di estensione e di aggregazione sociale, focalizzando l’attenzione sull’interazione tra l’uomo e lo spazio costruito durato quasi quarant’anni.
Una sintesi interessante di questa ricerca è visibile nella mostra intitolata, Bord de Mer, allestita nelle sale dei Magazzini Fotografici, a Napoli, fino al 1 novembre 2020. Sono una serie di fotografie che fanno parte di una commissione ricevuta nel 1984/85 dal governo francese. Basilico fu invitato a partecipare alla Mission Photographique de la DATAR (Délégation à l’Aménegement du Territoire et à l’Action Régionale), un grande progetto che coinvolgeva 20 fotografi di fama internazionale, chiamati a documentare e a interpretare attraverso le immagini, le grandi trasformazioni vissute negli anni 80’ dai paesaggi francesi.
Da questo incarico realizza il volume Bord de mer, in cui descrive attraverso la fotografia: porti, spiagge, coste e scogliere a picco sul mare del Nord. Le immagini furono scattate in tre diverse regioni francesi, da Dunkerque nel Nord-Pas-de-Calais fino a Mont Saint Michel in Normandia, passando per la Piccardia. Sono istantanee rigorosamente in bianco e nero quelle che si susseguono nello spazio espositivo, in cui si passa dalle visioni metafisiche degli stabilimenti industriali della Lanquetot in Normandia e della Vauban Automobiles ai paesaggi urbanizzati dei porti del nord della Francia. Alle fotografie che immortalano le abitazioni lungo le strade desolate, con un sole radente che taglia il campo visivo, si alternano le immagini dinamiche della nave Sealink in procinto di lasciare il porto verso il mare aperto, un cinetismo visibile anche nelle automobili incanalate in una strada di periferia. Un ritorno alla staticità emerge dall’osservazione dell’ultima parte della mostra, in cui è protagonista un cantiere marittimo: imbarcazioni attraccate alla banchina del porto e alcuni stabilimenti di riparazioni navali sono privi di qualsiasi figura organica. Ponti sospesi, residenze domestiche e tralicci della rete elettrica sono immortalati dall’artista per esprimere una continua narrazione dei luoghi, restituendo al pubblico una straordinaria articolazione degli scenari urbani.
È un modus operandi minuzioso, caratterizzato da lunghe attese, dalla ricerca dello scatto perfetto, una prassi che accosta il fotografo milanese ai grandi pittori del Settecento, da Canaletto a Bellotto, fino ad arrivare ai fiamminghi: una descrizione della realtà che va oltre l’impianto compositivo per espandersi verso l’orizzonte, senza tralasciare una componente estetica che rimanda alle visioni metafisiche di Giorgio De Chirico. E’ una azione concreta volta a mettere in rapporto il paesaggio con la fotografia e a porre in discussione i vecchi metodi di rappresentazione geografica. Basilico contempla lo spazio circostante, coglie nell’immagine tutti i particolari fino a scoprirne l’essenza. La sua arte non è solo estetica, è soprattutto documentaria: riesce a mostrare una realtà complessa, azzerando la soggettività a favore di una oggettività delle immagini, lontana dal rigore dei “Ritratti di fabbriche milanesi del 1978-1980”.
È una ricerca costante in cui vi è la volontà di trovare un punto di incontro tra la parte emotiva dell’artista e la necessità di far parlare il paesaggio, attraverso l’evoluzione di quest’ultimo. Lavora sulla percezione della fotografia, indaga sulla possibilità di promuovere una cultura e una geografia umana, di antropizzazione e urbanizzazione del territorio, uscendo fuori dai bordi della foto.
Questo progetto espositivo è nato da una idea della direttrice artistica e fondatrice dei Magazzini Fotografici, Yvonne De Rosa, che ha come elemento fondamentale l’ obiettivo della divulgazione dell’arte della fotografia finalizzata alla creazione di un dialogo che sia occasione di scambio e di arricchimento culturale.
La mostra è stata organizzata in collaborazione con il Lab\ per un laboratorio irregolare di Antonio Biasiucci, nato nel dicembre 2012 dall’incontro dell’artista con un gruppo di giovani fotografi.