Werner Herzog ripercorre i viaggi di Bruce Chatwin, grande amico e scrittore. Il documentario in sala dal 19 al 21 ottobre
Nomad: In cammino con Bruce Chatwin, il documentario diretto da Werner Herzog, dedicato all’amico e grande scrittore e viaggiatore Bruce Chatwin, dopo essere stato presentato alla 14/ma Festa del Cinema di Roma e al 68/mo Trento Film Festival uscirà nelle sale italiane il 19, 20 e 21 ottobre.
Il documentario è un omaggio che Herzog fa a uno dei più grandi scrittori del Novecento, autore di libri cult come In Patagonia, Utz e Sulla Collina Nera, colui che è stato in grado di reinventare la letteratura di viaggio, scomparso prematuramente nel 1989 all’apice della sua carriera. In questo film è lo stesso Herzog a mettersi in cammino zaino in spalla sulle orme dell’amico nei luoghi raccontati nei suoi romanzi.
Legati da una profonda amicizia, i due artisti negli anni si sono influenzati a vicenda: i primi film di Herzog hanno avuto una rilevante importanza per la scrittura di Chatwin, mentre il regista tedesco ha diretto Cobra Verde proprio partendo da un romanzo di Chatwin, Il viceré di Ouidah.
Nel 1972 Bruce Chatwin lascia l’Inghilterra e inizia a viaggiare, a ben pensarci non è passato poi così tanto tempo da allora, ma il mondo è profondamente cambiato, e soprattutto il mondo di allora non era ancora così non mappato. Non esisteva Google maps. Perdersi durante un viaggio in Papuasia era cosa praticamente certa. Imbarcarsi in un’avventura voleva dire avere la certezza della partenza ma non quella del ritorno.
Prima di intraprendere la sua nuova vita, a 32 anni, Bruce Chatwin è stato studente di archeologia all’Università di Edimburgo ed esperto di antichità e arte impressionista da Sotheby’s a Londra. Ma Chatwin era fortemente attratto dal nomadismo, e nel solco di questa fascinazione ha passato il resto della sua vita in giro per il mondo, trasformando le sue peregrinazioni in libri che hanno segnato un’epoca. Veri e propri diari performativi in cui di dimostrare a sé stessa le proprie tesi sulla condizione umana. Chatwin non finge di essere un esperto dell’Australia, del nomadismo o della cultura aborigena – non pretende nemmeno di essere un esperto dell’esistenza umana – ma si dimostra ugualmente un’ottima guida, perché quello che ci rivela non è una mappa geografica quanto piuttosto un percorso alla ricerca di sé stesso, in un vaggio – continuo – personalissimo e tortuoso, senza indicazioni, spesso con esiti inaspettati.
Quando il leggendario scrittore e avventuriero Chatwin sta morendo di AIDS, chiama l’amico Werner chiedendogli di vedere il suo ultimo lavoro su un membro di una tribù del Sahara, Wodaabe – I pastori del sole. In cambio, come regalo d’addio, Chatwin dona al regista lo zaino che lo ha accompagnato nei suoi viaggi intorno al mondo.
Trent’anni dopo, portando con sé quello stesso zaino, Herzog inizia il suo personale viaggio, ispirato dalla comune passione per la vita nomade e il desiderio di conoscenza.
«Bruce Chatwin era uno scrittore unico – ha spiegato Herzog – ha trasformato racconti mitici in viaggi della mente. Avevamo degli spiriti affini, lui come scrittore, io come regista. Volevo realizzare un film che non fosse una biografia tradizionale, ma con una serie di incontri ispirati dai viaggi e dalle idee di Bruce».