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Alfonso Leoni: vent’anni di pura sperimentazione artistica in mostra al MIC di Faenza

Alfonso Leoni, Flussi Piegati, 1960 - 1970, MIC, Faenza, Photo Maddalena Ghiara Alfonso Leoni, Flussi Piegati, 1960 - 1970, MIC, Faenza, Photo Maddalena Ghiara
Alfonso Leoni, Senza Titolo, 1975, MIC, Faenza, Photo Maddalena Ghiara
Alfonso Leoni, Senza Titolo, 1975, MIC, Faenza, Photo Maddalena Ghiara
In onore del quarantesimo anniversario dalla morte di Alfonso Leoni, il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza inaugura la mostra antologica ALFONSO LEONI (1941 -1980). GENIO RIBELLE, aperta dal 1° ottobre 2020 al 19 gennaio 2021. Un complicato intreccio di linguaggi differenti – dalla pittura alla ceramica artistica e industriale, fino alla grafica e al design – si snoda fra le sale espositive del MIC e costella la vita dell’artista visionario e dissidente, all’insegna di un unico credo: la ricerca di stimoli sempre nuovi.

CONTRADDIZIONI E RICONCILIAZIONE: LA POETICA DI UN GENIO RIBELLE

L’atmosfera è pervasa da una palpabile sensazione di morbidezza e plasticità che caratterizza la poetica di Leoni. I calchi in maiolica di materassi di gommapiuma legati da corde sembrano sul punto di slegarsi ed esplodere, lasciando che il materiale spugnoso si espanda nello spazio; così come i flussi smaltati prodotti dall’artista sembrano ripercorrere il movimento sinuoso delle onde del mare.

Alfonso Leoni, Flussi, 1972 - 1980, MIC, Faenza, Photo Maddalena Ghiara
Alfonso Leoni, Flussi, 1972 – 1980, MIC, Faenza, Photo Maddalena Ghiara

In un rapporto di continuità, alla morbidezza del materiale ceramico, che Leoni era in grado di modellare perfettamente in pochi minuti, si sposa un’attitudine ferrea e salda, che caratterizza l’opera più conosciuta dell’artista faentino: i flussi piegati, più comunemente noti come “pugni”. Tendenze contrastanti trovano una sintesi all’interno dell’opera di Alfonso Leoni, un genio in grado di coniugare nuove tendenze e sperimentare terreni ancora inesplorati in ambito ceramico.

DALLA TRADIZIONE ALL’INNOVAZIONE CERAMICA

Se ospitare una personale dedicata ad un ceramista faentino, nonché insegnante all’istituto d’arte Ballardini e collega di altre grandi personalità faentine, quali Biancini e Zauli, può risultare una scelta ovvia da parte del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza; in realtà la carica rivoluzionaria di Leoni la rende una vera e propria sfida. Leoni introdusse per primo il concetto di “ready – made” nel mondo della ceramica artistica, un mondo che negli anni ’60 era ancora fortemente legato alle tradizioni e aveva bisogno di rinnovarsi. L’innovazione di Leoni cominciò con una sua opera di giovinezza, fra le prime esposte in mostra: un piatto ceramico su cui egli aveva incollato gli scarti da laboratorio utilizzati per testare gli smalti e che ebbe il coraggio di presentare ad un concorso.

Alfonso Leoni, Flussi Piegati, 1960 - 1970, MIC, Faenza, Photo Maddalena Ghiara
Alfonso Leoni, Flussi Piegati, 1960 – 1970, MIC, Faenza, Photo Maddalena Ghiara

Da questa prima provocazione, nacquero poco dopo i famosi “ciotoloni”; si tratta di grandi ciotole smaltate commissionate da Leoni a Tassinari, e successivamente decorate all’interno con elementi ceramici plastici che Leoni applicava per mezzo del solo smalto ceramico, secondo uno studio aereo quasi maniacale. Negli assemblati all’interno dei ciotoloni è possibile ritrovare la poetica artistica di Leoni, che spazia dagli strumenti meccanici che danno origine a veri e propri meccanismi e ingranaggi, ad elementi morbidi e rotondeggianti o addirittura si può trattare di semplici scarti ceramici assemblati in un secondo momento; è così che Leoni introduce anche il gusto della casualità, forse di ispirazione nipponica, nella sua ricerca artistica.La sperimentazione di Alfonso Leoni non si ferma qui, secondo l’antologica proposta dalla curatrice del MIC, Claudia Casali, un ulteriore passo verso la logica contemporanea modernista fu la ricerca delle foto ceramiche, un linguaggio abbastanza comune per l’epoca, ma che Leoni riesce a reinventarsi per mezzo dell’applicazione di cancellature di acetone. L’ultima opera in mostra, nonché l’opera vincitrice del Premio Faenza del 1976, riassume in sé, come una sorta di summa, l’opera e l’innovazione rivoluzionaria di Leoni. Per la prima volta nella storia del più importante premio ceramico al mondo, l’opera vincitrice è una performance e non un manufatto ceramico, si tratta di due vetrine che ripercorrono il passato, l’opera si intitola infatti Vetrine Archeologiche, all’interno delle quali sono esposti da una parte sei tondi in porcellana con fotoceramiche di sue opere o ceramiche tradizionali faentine, e dall’altra frammenti di una stufa della ditta Becchi di Forlì.

Alfonso Leoni, I Ciotoloni, 1964 - 1980, MIC, Faenza, Photo Maddalena Ghiara
Alfonso Leoni, I Ciotoloni, 1964 – 1980, MIC, Faenza, Photo Maddalena Ghiara

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