E’ morto all’età di 81 anni Dario Crapanzano, scrittore di gialli di quartiere e il creatore del commissario Arrigoni, “commissario capo del Porta Venezia”
Il giallista Dario Crapanzano, classe 1939, è scomparso il 21 ottobre nella sua Milano. Si era dato alla scrittura in tarda età, dopo aver trovato i tre elementi vincenti delle sue storie: Milano, il noir e le atmosfere retrò del primo dopoguerra. Prima di darsi ai gialli, aveva studiato Legge e all’Accademia d’arte drammatica, poi per anni ha lavorato nel mondo della pubblicità. Già nel 1970 aveva pubblicato un romanzo, ma non un noir. Bensì una guida sentimentale, dedicata alla città del suo cuore, il capoluogo lombardo, dal titolo A Milano con la ragazza…e no. Anni dopo, nel 2005, sperimentava con Ciao ipocondriaco, tra l’ironico e l’epistolare.
Il primo titolo è del 2011, Il giallo di via Tadino edito dal genovese Fratelli Frilli. Successivamente arrivano La bella del Chiaravalle, Il delitto di via Brera, Il caso di piazzale Loreto. Con il successo passa a Mondadori. Ma l’anima dei suoi gialli non cambia, il commissario e i luoghi rimangono gli stessi, Stazione Centrale, Lambrate, Porta Venezia, via Fatebenefratelli. Una Milano nebbiosa e poco mondana, fatta di poliziotti, portinaie, fattorini.
Dopo Arrigoni, arrivano altri detective. Ma il primo commissario non si scorda mai… così dopo due anni torna ad Arrigoni e a Milano. E’ in uscita per il prossimo novembre. Sarà la nuova indagine, l’ottava e ultima, Arrigoni e il delitto in redazione. E’ edito da Sem. L’editore ha raccontato che Crapanzano era felice di tornare in libreria con il suo commissario.
scrive così il nostro direttore Paolo Manazza:
Conoscevo Dario da circa dieci anni per la fortuna d’aver abitato nello stesso palazzo milanese in cui viveva in piazzale Giulio Cesare. Così mi diede in anteprima il suo primo romanzo e dopo averlo letto rimasi colpito dalla scorrevolezza della sua scrittura semplice ma incisiva e molto accattivante. Da quel giorno in poi tutte le volte che ci si incontrava nel cortile, magari mentre entrambi ci recavamo a buttare l’immondizia, nascevano all’istante piacevoli chiacchierate sulla letteratura e sull’arte. Dario era molto colto ma anche riservato ed elegante. Riuscivo a farlo sorridere soltanto quando, incrociandolo, lo salutavo “Buongiorno Commissario, novità sulle indagini?”. Oppure quando cercavo di insistere per sapere cosa stesse scrivendo di nuovo, ma lui era impassibile. “Un nuovo romanzo. Appena è stampato lo leggi e mi dici che ne pensi”. Do un grande abbraccio alla sua cara moglie, persona gentilissima. E abbraccio lui nel cuore, certo che rimarrà sempre nella memoria grazie alle splendide pagine dei suoi romanzi”.