Meeting Art volge lo sguardo gli Old Master con l’asta 882 dedicata ai “Dipinti antichi e Arredi” in arrivo a fine ottobre – inizio novembre
Si parte sabato 31 ottobre, e si prosegue il 1°, il 7 e l’8 novembre. A Vercelli sono di scena 4 sessioni per 440 lotti con una notevole selezione di dipinti antichi, arredi, maioliche e porcellane con lavori inediti provenienti da collezioni private.
Ecco una anticipazione delle opere di maggior rilievo che andranno all’incanto
Lotto 69
RARO CASSETTONE A RIBALTA CON ALZATA LUIGI XV INTARSIATO COL MOTIVO DEL QUADRIFOGLIO, GENOVA, 1750-60 CA., fronte bombato a cassetti e calatoia con cassetti mossi, antina e vani a giorno, alzata a due ante con interno ad ante e cassetti, decori ad intarsio col motivo del quadrifoglio e applicazioni in bronzo dorato; qualche restauro e usura.
113×49,5 cm, h 225,5.
Bibliografia:
L.Caumont Caimi, L’ebanisteria genovese del Settecento, P.P.S., PR, 1995, pp.148 e segg.
Base d’asta € 20.000.
Lotto 110
ANTONIO ZANCHI [Este 06/12/1631 – Venezia 12/04/1722]
Susanna e i vecchioni
Olio su tela, 83,8×116,5 cm
Provenienza:
Collezione privata, Padova.
Il presente dipinto è pubblicato ne: Andrea Brustolon, il Michelangelo del legno, Catalogo della Mostra a cura di A.Spiazzi, M.De Grassi e G.Galasso, MI, 2009, p.183.
Opera di certa attribuzione, segnatamente evidente da confronto morfologico e stilistico con opere della piena maturità dell’artista, tipica per il concatenamento delle masse figurali, nella contrapposizione tra la Susanna e le figure dei vecchioni.
Nuova appare invece l’adozione del bagno luminoso che investe il gruppo, ben diverso dagli accenti tenebrosi che caratterizzano molti dipinti precedenti, in esiti di strenua eleganza riscontrabili in opere presumibilmente coeve quali l’Ercole e Onfale di collezione privata romana e nella Maddalena penitente del Prado.
L’opera, autografa e di grande qualità, è indubbiamente un’aggiunta significativa alla nostra conoscenza dello Zanchi.
Il dipinto è corredato da uno studio critico del prof. Ugo Ruggeri qui in parte ripreso.
Base d’asta € 18.000.
Lotto 220
PIETRO DA VICENZA [Vicenza 1467 – Mantova 1527]
Madonna con Bambino, circa 1500
Tempera e olio su tavola, 78×62 cm, monogrammata P.V.P. in basso.
Provenienza:
Collezione Heinrich Vieweg (1826-1890)
Asta Lepke, Berlino, 1930
Collezione Jacques Goundstikker, Amsterdam
Raccolta maresciallo Hermann Goring, poi recuperata nel 1945 e restituita agli eredi dei legittimi proprietari.
Appartenuta ad Heinrich Vieweg, collezionista d’arte figlio del fondatore di una nota dinastia di editori berlinesi, la nostra tavola fu acquistata nell’asta in cui si disperse la sua collezione nel 1930 da Jacques Goundstikker, tra i più brillanti mercanti d’arte mondiali dell’epoca.
L’importante dipinto passò poi in maniera coatta nelle mani del maresciallo Hermann Goring, e fu in seguito recuperata nel 1945, tornando, dopo alcuni anni di permanenza nelle collezioni nazionali olandesi, ai legittimi proprietari.
La tavola è monogrammata con l’identica struttura e collocazione delle lettere riscontrabili nell’affresco di Pietro da Vicenza della chiesa di San Pietro a Valvasone (Udine), in forma di finto polittico con al centro la Trinità, mentre viene firmata per intero dall’artista la pala col Cristo alla colonna del Museo Correr a Venezia (Petrus Vicentinus/Pinxit).
Si ringrazia il prof. Mauro Lucco per il contributo allo studio dell’opera.
Base d’asta € 60.000.
Lotto 219
BENEDETTO CARPACCIO [Venezia, circa 1500 – Capodistria, dopo il 1560]
(attribuito a)
Madonna con Bambino e san Giovannino
Olio su tavola, 82×61,5 cm
Benedetto Carpaccio, figlio e collaboratore di Vittore, è documentato nel 1540 a Capodistria come “pittore veneto”. Esercitò la sua arte soprattutto in territorio istriano. Benedetto seguì fedelmente lo stile del padre e preferì lavorare in una zona come l’Istria, ove ebbe pochi concorrenti.
Alla metà del Cinquecento lavorava ancora sulla traccia paterna, con alcuni influssi, come in questo caso, anche da Giovanni Bellini.
Base d’asta € 20.000.
Lotto 135
FILIPPO CARLINI [Roma, seconda metà del XVIII secolo]
(attribuito a)
Fabbrica Vaticana dei Mosaici
Volto di Cristo (Ecce Homo)
Mosaico policromo ovale, 58×48 cm entro cornice coeva in legno dorato.
In epoca settecentesca in Vaticano era d’uso donare ai visitatori importanti sia arazzi che quadri in mosaico eseguiti da artisti attivi nel famoso Studio del Mosaico al Vaticano. E’ noto che Pio VI (1775-1799) ne donò molti, oggi sparsi in tutto il mondo. Fra gli artisti attivi nella Fabbrica a fine Settecento, vi erano in particolare Filippo Carlini, Andrea Volpini, Bartolomeo Tomberli, Lorenzo Rocchegiani e Domenico Perasoli, che dai documenti risultano aver copiato più volte opere di Guido Reni. Anche in questo caso siamo di fronte alla copia di un’opera celeberrima del Reni, assai ben espressa anche nella difficile arte del mosaico. Ipotizziamo un’attribuzione del mosaico a Filippo Carlini sulla base del confronto con altre opere di tale genere dell’artista; risulta infatti dai documenti che il Carlini fu incaricato più volte nell’ambito dello Studio del Mosaico Vaticano di copiare opere di Guido Reni. Purtroppo gli artisti della scuola del Mosaico non sono stati, per la maggior parte, ancora oggetto di specifici studi.
Dell’originale del Reni sono note più versioni in mosaico, ma questa è di particolare interesse, sia per la qualità intrinseca che per la sua storia. Secondo tradizione di famiglia infatti l’opera venne regalata da papa Pio VI all’illustre incisore, tipografo e stampatore Giovanni Battista Bodoni (1740-1813). La tradizione trova riscontro storico: la voce Bodoni del Dizionario Biografico degli Italiani, sottolinea infatti che “Pochi uomini ottennero in vita lodi e onori pari ai suoi. I papi Pio VI e Pio VII gl’inviarono brevi elogiativi e ricchi doni”.
Base d’asta € 15.000.
Lotto 379
RARA ED IMPORTANTE CAFFETTIERA CON COPERCHIO IN PORCELLANA BOTTGER DECORATA A CINESERIE, MEISSEN, 1723-1724, DECORATORE JOHANN GREGORIUS HOEROLDT, piriforme con manico ad orecchio, coperchio con presa a trottola, decori policromi entro riserve a cartigli oro e porpora con scenette di personaggi cinesi intenti alla cerimonia del tè e con figura su amaca entro paesaggio, volatili, insetti e fiori all’orientale; profili in oro; non marcata; numerale “89” in oro identificativo del doratore sul coperchio e alla base.
h 22,5 cm
Per caffettiere di analoga forma e decoro esposte in musei e con pubblicazioni documentate si vedano tra gli altri:
-A.L.den Blaauwen, Meissen porcelain in the Rijskmuseum, Amsterdam, 2000, p.106 rif.53.
-Kunstgewerbe Museum, Berlino, rif. inv. HF 19-27.
-H.Syz, J.J.Miller e R.Ruckert, Catalogue of the H.Syz collection. Meissen porcelain and Hausmalerei, Vol. I, Washington, 1979, tav. 28 p.60 e tav.35 p.78.
-R. Ruckert, Meissner Porzellan 1710-1810, Monaco, 1966, tav. 47 n. 152.
-R.E.Rontgen, The Book of Meissen, Shiffer, Atglen, 1996, p.73 rif. 104-105.
-Museo Giuseppe Gianetti di Saronno, cfr. L.B.Bruni in “Porcellane di Meissen. Ceramiche della collezione Gianetti”, Saronno, 1994, pp. 74-75 rif. 41.
Base d’asta € 10.000.
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