Fino al 12 dicembre 2020 la Galleria Tornabuoni Art di Londra ospita la mostra Dynamic Visions, per celebrare le maggiori tendenze dei movimenti della Op Art, dell’Arte Cinetica e dell’Arte Programmata affiancate da opere che, pur con un diverso linguaggio artistico e con risultati differenti, esplorano il colore e sperimentano l’uso degli effetti ottici. L’artista Alberto Biasi (Padova, 1937) è presente all’esposizione londinese con l’opera Tu sei.
Marta Previti: Nella sua produzione artistica gli ambienti hanno avuto un ruolo fondamentale. Ogni anno musei italiani e stranieri ospitano le sue opere ambientali per testimoniare uno degli esiti più affascinanti dell’arte programmata. Vuole descrivere l’opera Tu sei, esposta dal 9 ottobre alla Tornabuoni Art Gallery di Londra?
Alberto Biasi: Tu sei è un’opera che, come il Light Prism o Grande tuffo nell’arcobaleno, appartiene al ciclo degli Ambienti. Sono opere di cui avevo creato i prototipi negli anni Sessanta per la mostra Arte Programmata e che ho realizzato in grandi dimensioni intorno agli anni Settanta. Il Tu sei, da alcuni definito “ambiente immersivo”, era ed è concepito per attirare lo spettatore davanti ad una superficie bianca illuminata da fasci di luci colorate per coinvolgerlo in un fenomeno visivo di ombre che si moltiplicano nei colori complementari a quelli realmente proiettati.
A volte anche gli spettatori si moltiplicano e si lasciano coinvolgere al punto da diventare a loro volta attori e protagonisti dell’opera stessa. Questo Tu sei, da me realizzato nel 1973, ha sostituito il precedente Eco del 1972 ed ora fa parte dei tre allestimenti che costituiscono il grande Trittico intitolato Io sono, tu sei, egli è… quindi siamo (1972).
Marta Previti: In che occasione questo ambiente è stato esposto per la prima volta?
Alberto Biasi: Il Trittico fu presentato per la prima volta nel 1973alla Biennale Triveneta d’arte contemporanea di San Martino di Lupari (PD) enel 1976 l’ambiente Tu sei fu esposto in occasione della mia prima personale al Padiglione d’Arte Contemporanea a Ferrara. Esposi poi questo ambiente nel 1979 alla mia personale all’Art Research Center di Kansas City e infine nell’estate del 1988 al Museo Civico agli Eremitani di Padova, durante la mia mostra antologica, che attirò oltre quarantamila visitatori.
Marta Previti: L’allestimento dell’operaTu sei è stato utilizzato nel 1977 per gli effetti luminosi all’interno della scenografia di uno spettacolo teatrale. Come interagivano gli attori con il suo ambiente?
Alberto Biasi: L’allestimento del Tu sei fu utilizzato per gli effetti luminosi nella scenografia della commedia Gli uccelli di Aristofane, messa in scena nel 1977 dal Teatro Popolare di Ricerca del Centro Universitario di Padova, con la regia di Lorenzo Rizzato. Gli attori recitavano, appesi tramite corde al soffitto del teatro, ondeggiavano nello spazio e lasciavano le proprie ombre multicolori sullo sfondo e sulle pareti del palcoscenico. La luce in quel caso ha avuto un ruolo funzionale al movimento nell’aria, molto allusivo e allo stesso tempo spettacolarmente comunicativo.
Marta Previti: L’ultima volta in cui Tu sei è stato esposto nella sua totalità (Io sono, tu sei, egli è) è stato nel 2016 in occasione della mostra Alberto Biasi. Gli Ambienti a Cittadella, a cura di Guido Bartorelli. Vuole raccontare il significato dell’opera nel suo insieme?
Alberto Biasi: Prima di spiegare il significato dell’opera nella sua totalità, vorrei fare alcune precisazioni. Per dare il giusto peso a quel Tu sei del 1973, devo aggiungere che esistono purtroppo alcune appropriazioni indebite da parte di artisti contemporanei privi di adeguate conoscenze storiche. Intendo dire che le “ombre colorate” erano conosciute e studiate fin dai tempi del Bauhaus: ad esempio, JohannesItten e altri avevano sperimentato e scritto sulla teoria dei colori.
È oggi assodato che illuminando un oggetto al buio con una luce rossa la sua ombra risulterà verde e viceversa, se lo illumineremo con una luce verde, otterremo un’ombra di color rosso. In altre parole anche l’artista più inesperto sa che l’occhio umano in assenza di luce solare tende, con l’aiuto della mente, a costruire il colore complementare a quello della luce colorata prevalente nell’ambiente.
In sostanza, voglio sottolineare che all’interno di questo Trittico, l’uso delle luci coloratenon è meramente spettacolare, ma funzionale al significato dell’opera.
In effetti questo ambiente è articolato in tre momenti, per manifestare visivamente una mia “contestazione” alla certezza filosofica espressa da Cartesio nell’affermazione “Cogito Ergo Sum”. Intendo dire che, circa mezzo secolo fa, mi piacque contrappormi a quella frase assolutistica mostrando a mia volta che anche altre azioni sono manifestazioni dell’esistere, ergo dell’essere…altrettanto valide quanto il pensare. Ad esempio il mio “fare” (vedi l’opera Io sono) oppure “il muoversi, l’atteggiarsi”, o anche “il giocare con la propria ombra” (vedi l’ambiente Tu sei), oppure il “lasciare traccia” (vedi l’opera Egli è).