Print Friendly and PDF

Venti di cambiamento ed energie circolari secondo Bruna Esposito, in mostra a Roma

Bruna Esposito, Altri Venti - Ostro, 2020, dettaglio, foto di Giorgio Benni Bruna Esposito, Altri Venti - Ostro, 2020, dettaglio, foto di Giorgio Benni
Bruna Esposito, Altri Venti - Ostro, 2020, dettaglio, foto di Giorgio Benni
Bruna Esposito, Altri Venti – Ostro, 2020, dettaglio, foto di Giorgio Benni

Siamo in via delle Mantellate a Roma, nella Trastevere degli atelier e del fermento creativo. Il lungo corridoio dello Studio Miscetti introduce allo spazio espositivo principale, facendoci accedere gradualmente a una dimensione nuova, determinata e ridefinita dalle linee concettuali di Bruna Esposito. Un comune ventilatore, alimentato da un piccolo pannello fotovoltaico che si orienta verso l’incantevole velario interno alla galleria e un gazebo elementare nelle forme, nel materiale e nelle evocazioni archetipiche. La semplicità degli elementi costitutivi dell’installazione è il primo solido punto di contatto con l’idea che l’artista porta in mostra: un tentativo attento e sofisticato di analizzare in modo lineare le relazioni complesse ed eterogenee tra natura e società, tra consumo e riciclo, tra dinamismo e stasi. Nodo cruciale dell’operazione è l’energia,  colta da diverse angolazioni di analisi; un’energia pulita che diventa emblema di ritorno e di ricircolo, di consapevolezza delle proprie risorse e di infinite possibilità di farne un uso flessibile e sapiente, di maggiore efficacia a minore impatto.

L’installazione Altri Venti — Ostro è un progetto inedito che si intesse nella sofisticata trama dell’indagine di Esposito, già orientata alla sostenibilità ambientale fin dagli anni ’80. La struttura di bambù e corde grezze, volutamente aperta e liberamente attraversata da correnti d’aria, ospita il visitatore, ne abbraccia il passaggio, lo invita ad accomodarsi, combinando la lentezza contemplativa del transitare e il turbinio imprevedibile del vento. L’ambiente che si crea è plasmato da materiali offerti dalla natura, dai venti puliti del cambiamento e da pesanti eliche navali, stilema della produzione dell’artista, che ancorano a terra la struttura. Il luogo, nel suo carattere squisitamente essenziale, diventa ospitale e abitabile, teatro di scambi, contatti, interazioni e intuizioni. Una seduta utilizzabile esorta al pensiero attraverso la pausa. L’energia fotovoltaica è soggetto e sfondo dell’opera, medium attraverso cui si genera un’atmosfera di ricircolo, humus fertile e permeabile alla fusione di prospettive, di visioni, all’idea di cambiamento. I semplici dispositivi in mostra riattivano lo spazio e lo determinano come simbolo e luogo di contaminazioni e riflessioni ibride. In un momento storico in cui l’idea stessa di incontro è compromessa, alterata e ripensata, l’artista sceglie di creare un luogo di pausa, dove privilegiare la lentezza e la coscienza rispetto alla funzionalità e all’efficienza. L’aria nello spostamento si rinfresca attraverso il suo stesso movimento, conferendo nuovo valore e nuova intensità alle tecnologie primordiali.

Bruna Esposito, Ventagli da Altri Venti - Ostro, 2020
Bruna Esposito, Ventagli da Altri Venti – Ostro, 2020
La spinta politica e filosofica è quella ad essere consapevoli di nuove modalità possibili di generare impatto: che non siano fondate sull’estenuazione delle risorse naturali e sullo sfruttamento incontrollato del pianeta, ma che diano nuova luce alla potenza della frugalità. Le soluzioni semplici e antiche possono rinnovare e arricchire la contemporaneità, innestando significati inediti di espressione e vita.

Ostro è la prima di diverse declinazioni dell’idea che coinvolgerà tutti i venti caldi del Mediterraneo. A completamento dell’esposizione, una parete di ventagli appartenenti a culture lontane e una serie di dispositivi low-tech utilizzati in ambiti diversi con lo scopo comune di avvicinare all’ecosostenibilità. Attraverso le eliche che mescolano l’aria e le tende che filtrano la luce, Bruna Esposito riflette sull’insensatezza invasiva dei “beni di consumo” e riporta al centro della discussione il senso primordiale dell’essenziale.

L’opera è un congegno poetico che ripensa il rapporto di noi terresti con il tempo e lo spazio che abitiamo. L’intuizione dell’artista, come è evidente nel risultato finale, è il frutto concreto di un’interazione voluta tra diversi ambiti di ricerca e di interesse. Lo spazio che si delinea ospita relazioni intense e preannuncia un panorama di possibilità attuabili nei prossimi anni, nonostante ci si trovi ad un livello di mescolamento imprevedibile. L’opera si rivolge ad un passato ancestrale, guardano alle possibilità abitative minimali e archetipiche. Contemporaneamente si preoccupa del futuro pensando a un progressivo global warming edando quindi evidenza ad abitudini più benefiche che utilizzino manufatti semplici e di facile assemblaggio, definitivamente ecologiche. Per le prospettive prossime, l’artista auspica ad Altri Venti che siano venti di rinnovamento, umani e non condizionati.

Questa installazione sottende un mio sogno, vorrebbe essere una semplice esortazione che ci inviti a rallentare e guardare indietro alle soluzioni primordiali; l’aria, infatti, si rinfresca col suo stesso movimento, da millenni così è stato e auguriamoci che lo sia nei millenni futuri. (Bruna Esposito)

La mostra Altri Venti — Ostro sarà visitabile fino a Gennaio 2021 presso Lo Studio Stefania Miscetti di Roma.

Commenta con Facebook