A Ferrara, un confronto tra due artisti e un dialogo aperto tra pittura e fotografia: Antonio Ligabue e Simona Ghizzoni a Palazzo dei Diamanti e alla MLB Gallery
In contemporanea alla mostra di Antonio Ligabue. Una vita d’artista a Palazzo dei Diamanti (fino al 5 aprile 2021), MLB Maria Livia Brunelli Gallery ha inaugurato una personale di Simona Ghizzoni che ripercorre con le sue opere le atmosfere del realismo magico di uno degli artisti più visionari del Novecento, svizzero di nascita ed emiliano d’adozione.
E se, nei dipinti di Ligabue ricorrono, tra i temi fondamentali della sua ricerca gli autoritratti, i paesaggi agresti, le scene di caccia e gli animali selvaggi e domestici, nelle sue immagini la fotografa e regista reggiana esprime una comune passione per l’autoritratto e per il mondo naturale e animale.
“Gli animali da sempre per me rappresentano uno specchio, uno sguardo muto che risponde al mio, interrogandomi sulle distanze che ci separano. Condivido con Ligabue l’urgenza di immergersi nella natura, ma la mia è una natura che non è mai realistica. La serie Innaturale di cui espongo opere inedite, racconta una natura rigogliosa, immaginaria. Mentre l’autoritratto è un modo di fissare la propria presenza nel mondo, una punteggiatura. Nella serie Autoritratti su Rosso riprendo l’idea della Metamorfosi di Ovidio, mi trasfiguro e divento io stessa natura, animale, cespuglio, lupo, sorpresa nel mezzo della metamorfosi”, spiega.
A Ferrara, tra Palazzo dei Diamanti e la MLB Gallery da tempo si è creato un ponte artistico. E tutto è nato da un’idea della gallerista Maria Livia Brunelli: “Mi è venuta questa idea tanti anni fa, quando ho aperto la galleria nel 2005 andando a vedere una mostra alla Tate Gallery di Londra dove c’era una natura morta del ‘600 accostata a un video di Sam Taylor-Wood, antico e contemporaneo affiancati, un modo per permettere di capire in maniera immediata, soprattutto ai giovani, il senso della natura morta e la storia dell’arte”. Da lì è partito un progetto che ha trasferito nello spazio di Ferrara: “Facciamo i collegamenti tematici con le mostre di Palazzo dei Diamanti e chiediamo a diversi autori di inventare un lavoro site specific” sottolinea la gallerista Maria Livia Brunelli e precisa “Scegliamo chiaramente per questo compito degli artisti che hanno sempre una grande affinità con l’artista che espone nel Palazzo (uno dei monumenti più celebri di Ferrara e del Rinascimento italiano, in Corso Ercole I d’Este 21, ndr)”.
Per Simona Ghizzoni è la prima esposizione nella galleria che si trova a pochi passi da Palazzo dei Diamanti. E, come racconta la gallerista: “Sono una decina di opere, tutte legate e molto ispirate alla mostra di Ligabue. Tre autoritratti in cui lei si è fotografata con il viso coperto da elementi naturali, parti di una palma che trasformano il suo viso in animale, in un essere ibrido e qui si evince il tema dell’autoritratto.
E poi c’è un’altra serie di opere inedite in cui lei si è ispirata al tema degli animali ma, la natura che lei ritrae non è una natura realistica mentre Ligabue cercava proprio di tirare fuori quella che era l’anima degli animali che lui dipingeva. Simona che viene anche dalla fotografia sociale, invece ha fatto una critica sul rapporto tra uomo e natura ma le sue sono tutte nature artificiali. Ci fa vedere la bellezza della natura ma emerge una bellezza un po’ inquietante, un po’ artificiosa, perché sono tutti ritratti di animali che ha fatto in diversi musei del mondo, attraverso dei diorami e sono fotografie realizzate anche in diversi momenti. Un esempio, per me molto simbolico, è la foto dei cervi che sembrano quasi dei Bambi fatati, ma non lo sono e qui entra in campo la problematica su come l’uomo ha cambiato anche quei paesaggi che in origine erano incontaminati ma sembrano così perfetti da diventare in realtà artificiali, realizzati attraverso delle ricostruzioni perché si tratta naturalmente di animali impagliati”. L’ambiguità come rilevanza sociale.
Aggiunge l’artista: “L’irrealtà delle immagini principalmente si crea attraverso l’inquadratura. Inquadrare significa escludere, diceva Susan Sontag, e io scelgo di escludere il contesto in cui le immagini si trovano. Sono nata a Reggio Emilia, metà di montagna e metà di pianura. Forse per questo mi sono sempre sentita un po’ fuori posto. Sin da piccola conosco la leggenda del pittore Antonio Ligabue, che dipingeva per un bacio le sue fiere sui tovaglioli delle osterie. Santi, folli e artisti hanno sempre fatto parte dei nostri paesi. La fragilità fa parte dei nostri paesaggi, nebbiosi, sussurrati. La nostra arte è fragile, e di Ligabue confesso di condividere in parte le ossessioni”.
La mostra resterà aperta fino al 14 febbraio 2021.
Visite guidate gratuite il sabato dalle 15 alle 19 o su prenotazione
(per informazioni 346 7953757, mlb@mlbgallery.com).