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Per ogni estatico istante. Le melanconie eterne di Paola De Pietri e Giulia Dall’Olio a Bologna

Paola De Pietri Senza Titolo, dalla serie Questa Pianura 2004, 2014-17 2016 stampa digitale ai pigmenti su carta cotone, cm 137,5x165, ed. 3+1a.p. img Paola De Pietri Senza Titolo, dalla serie Questa Pianura 2004, 2014-17 2016 stampa digitale ai pigmenti su carta cotone, cm 137,5x165, ed. 3+1a.p.
Paola De Pietri Senza Titolo, dalla serie Questa Pianura 2004, 2014-17 2016 stampa digitale ai pigmenti su carta cotone, cm 137,5x165, ed. 3+1a.p.
img Paola De Pietri
Senza Titolo, dalla serie Questa Pianura 2004, 2014-17
2016
stampa digitale ai pigmenti su carta cotone, cm 137,5×165, ed. 3+1a.p.

Fino al ventuno novembre sarà visibile, presso la galleria Studio C7 a Bologna, la mostra Per ogni estatico istante delle artiste Paola De Pietri e Giulia Dall’Olio, curata da Irene Sofia Comi.

Poche opere, quelle sufficienti per mettere a confronto due artiste, due ricerche: Paola De Pietri e Giulia Dall’Olio. La mostra Per ogni estatico istante ospitata alla galleria Studio G7 di Bologna e curata da Irene Sofia Comi, guarda alla natura, alla sua rappresentazione ma attraverso il tempo, come elemento generatore, creatore, forse salvifico. Negli ultimi anni la comunità scientifica ha espresso preoccupazione per una natura maltrattata, violentata, per una politica incapace di far fronte al cambiamento climatico, appellandosi al Tempo, alla necessità di promuovere misure immediate e arginare l’inesorabile.

Paola De Pietri osserva il proprio territorio, il proprio paesaggio, la pianura di casolari e filari di alberi che puntellano i confini dei campi. Giulia Dall’Olio, artista anagraficamente più giovane, dipinge e disegna vegetazioni, chiome di alberi che, nelle opere più recenti, sembrano esplodere e scavare in un’interiorità forse collettiva. Fotografia e pittura/disegno. Le immagini di De Pietri sembrano restituirci un paesaggio statico, una melanconia eterna: il bianco e nero evidenzia la stratificazione della pianura, come se le scale di grigio traducessero una sedimentazione temporale. Sembrerebbe che nulla possa mutare, la realtà, il ricordo, tutto straordinariamente intatto, ma vulnerabile. Un velo ricopre la pianura, un velo insidioso come la memoria, come un tifone, una tromba d’aria che spazza via ogni segno. Una forza della natura che Giulia Dall’Olio palesa nella sua composizione: un albero la cui chioma si spande in un nero carbone, in una tinta profonda, una chioma simile ad un fungo atomico capace di spazzar via ogni residuo di speranza.

Per ogni estatico istante_exhibition view
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Come scrive la curatrice Irene Sofia Comi nel testo critico che accompagna la mostra: “Piano e veloce. Veloce e piano. Due condizioni considerate all’estremo nel tempo e nello spazio, che pure convivono nell’esperienza quotidiana del mondo. Da una parte giace il tempo naturale, dal ritmo lento e circolare, tanto autonomo da congelarsi nella sua perfezione. Un tempo che non conosce tempo. Dall’altra, al contrario, campeggia il tempo artificiale, una sovrastruttura razionale, connaturata nella struttura sociale dell’uomo. Un tempo che conosce la tecnica, il progresso, la costruzione. E in questa fenditura polarizzata prende vita la mostra Per ogni estatico istante“.

Per ogni estatico istante_exhibition view
Per ogni estatico istante_exhibition view

Piano e veloce. Veloce e piano. Un’andatura, un ritmo che viene rispettato sulle pareti della galleria dove l’orizzonte piatto e l’architettura vernacolare di Paola De Pietri sembrano contraddetti dall’esplosione dei carboncini di Giulia Dall’Olio. Il montaggio subisce una rottura improvvisa, il paesaggio cede all’implosione del gesto. Un climax perfettamente orchestrato: le fotografie mascherano una rovinosa caduta, celano una disgregazione in atto, nascondono l’inesorabile. Ed è il gesto della pittura che traduce il sentimento, la profezia. Ma forse è ancora possibile arrestarsi un attimo prima, a quell’istante in cui tutto è ancora intatto, perfettamente immacolato:

“entrambe le artiste, attraverso la loro poetica, ricercano una spontaneità naturale, tanto nella loro interiorità quanto nell’ambiente che le circonda. Che sia il risultato di una costruzione artificiale corrosa nel tempo, dimenticata in qualche punto privo d’identità, se non quella d’una campagna dal passato vivo – nel caso di Paola De Pietri – o frutto di una natura tinta d’un verde vivace e rigoglioso – per Giulia Dall’Olio – fa poca differenza: quel che conta è la ricerca di un’unità che si è persa nel tempo, celata dietro a invisibili barriere ideologiche di cui l’istruzione ci ha artificiosamente imbevuti. Ma l’unità, quel che i filosofi chiamavano pneuma, il soffio vitale che tutto muove, non è mai scomparso. Si è soltanto assopito ed è rintracciabile nella potenza trasformatrice della Natura”.

Per ogni estatico istante_exhibition view
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