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Scrittura pittorica sospesa nel vuoto. I segni primari di Giorgio Griffa a Verona

Giorgio Griffa, Due colori, 1988, acquerello su carta a mano, cm. 25x32 Giorgio Griffa, Due colori, 1988, acquerello su carta a mano, cm. 25x32
Giorgio Griffa, Due colori, 1988, acquerello su carta a mano, cm. 25x32
Giorgio Griffa, Due colori, 1988, acquerello su carta a mano, cm. 25×32
La Kromya Art Gallery di Verona è lieta di ospitare la nuova mostra dedicata a Giorgio Griffa: “Giorgio Griffa. Anni ’70 – 2000”. La mostra che ospita i lavori è chiamata “camera”, questo per dare un’idea di posto intimo, dove i visitatori possano sentirsi accolti. Questo concetto viene ripreso dalle gallerie tedesche nate nel secondo dopoguerra dove, intimità e familiarità, accompagnavano ogni progetto.

L’artista, riconosciuto a livello internazionale come uno dei maggiori esponenti della ricerca pittorica italiana, espone opere realizzate dagli anni Settanta agli anni Duemila.

Giorgio Griffa, Campo viola, 1984, acrilico su tela, cm. 59x92
Giorgio Griffa, Campo viola, 1984, acrilico su tela, cm. 59×92

«Abbiamo scelto di dedicare la prima mostra a Giorgio Griffa perché crediamo fortemente nel valore della sua ricerca a livello internazionale e, più in generale, nelle esperienze della Pittura Analitica, oggetto di una recente rivalutazione sia dal punto di vista critico che del mercato».  Riccardo Steccanella, direttore di Kromya Art Gallery Verona

Nella mostra venti dipinti, realizzati su tela e su carta. Questa scelta è testimonianza dei differenti cicli pittorici che, senza susseguirsi l’un l’altro, si intrecciano e sovrappongono accentuando l’a-temporalità del dettato pittorico di Giorgio Griffa.

“Griffa ha affermato un originalissimo codice espressivo basato su un corollario di segni-gesti primari, ma anche di simboli e codici, che lasciano sospesa la scrittura pittorica nel vuoto della tela grezza. Privato del telaio e liberato nello spazio il supporto del colore, il “quadro” perde la propria oggettualità e ritrova una differente potenzialità espressiva in dialogo anche con il luogo che lo accoglie, accedendo ad una nuova fenomenologia che dichiara la sua natura.” spiega il critico d’arte Matteo Galbiati.

L’uso del colore ci suggerisce una storia, il gesto pittorico evoca forza ed energia e, seppur rappresentando sempre immagini statiche, le sue opere riescono a trasmettere sempre una carica di tensioni e una pittura in costante divenire.

Giorgio Griffa, Linee orizzontali, 1974, acrilico su tela, cm. 55x179
Giorgio Griffa, Linee orizzontali, 1974, acrilico su tela, cm. 55×179

L’esposizione rimarrà aperta fino al 12 dicembre, dal martedì alla domenica.

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