Nati con nobili intenti, difendere la Cristianità, finiti sotto il peso di false accuse, stregoneria ed eresia. I Templari dovettero scontare sulla loro pelle i problemi politici e finanziari del re di Francia Filippo IV il Bello.
Chi erano i Templari? Un ordine monastico-militare, cavalieri che presero i voti e dedicarono la loro vita e la loro spada alla difesa della Cristianità, protettori delle conquiste fatte in Terrasanta, dei pellegrini e delle carovane dagli attacchi di musulmani e predoni: si dichiararono difensori dei cristiani e dei loro territori da tutto ciò che cristiano non era. Il nome è strettamente legato al Tempio di Salomone: infatti all’inizio erano chiamati Militia Salomonica Templi, poi frates Templi o semplicemente Templari. Vivevano in comunità; seguivano una Regola che determinava il loro comportamento, scandiva le loro giornate e disciplinava la loro esistenza; avevano un codice d’abbigliamento semplice e pratico.
Cosa può aver spinto il re di Francia Filippo IV il Bello a processare i Templari? Il tesoro del Tempio, la Francia era sull’orlo della bancarotta, occorreva denaro per esigenze amministrative e belliche e per ottenerlo Filippo screditò l’Ordine e i suoi membri. I processi durarono per molti anni, dal 1307 al 1314, quando, il 18 marzo, vennero arsi sul rogo l’ultimo Gran Maestro, Jacques de Molay, e altre figure di spicco. Questa fu la fine dell’Ordine del Tempio. Il papa Clemente V, nonostante l’avesse sospeso già nel 1311, cercò invano di salvare sia l’ordine sia i suoi dignitari. La loro esistenza fu passeggera, un paio di secoli (papa Onorio II li riconobbe ufficialmente nel 1129), la loro nomea immortale.
Quali erano i capi d’imputazione? Decenni per costruire una solida reputazione, pochi secondi per macchiarla. Filippo IV era il marionettista celato nell’ombra, non doveva far altro che raccogliere tutte le voci infamanti su comportamenti innominabili e mal costume dilagante all’interno dei Templari, per poi agire al momento giusto: la debilitazione del papa. All’inizio le denunce riguardarono solo alcuni membri, poi tutti i Templari del regno, ai quali venne addossato ogni crimine in grado di renderli agli occhi di tutti abominevoli, inumani e immorali: delitti confermati dai Templari stessi dietro confessioni estorte da torture e pressioni psicologiche.
Affermarono l’esistenza di un rituale d’ammissione segreto in cui i novizi dovevano rinnegare Cristo e sputare sul crocifisso, poi, dopo essersi denudati, ricevere tre baci «uno sul fondo schiena, uno sull’ombelico, uno sulla bocca»; confessarono di siglare un patto col Diavolo, celebrare la messa senza consacrare l’ostia, praticare la sodomia con altri membri dell’ordine, adorare un idolo cornuto (Baffomettum). Molto probabilmente la maggior parte di queste denunce sono prive di fondamento visti gli interessi economici del re-accusatore; sicuramente non giocò a favore dei Templari l’effettiva esistenza di rituali segreti, e se le prove iniziatiche altro non dovevano fare altro che temprarli e prepararli alle future violenze e privazioni?
Bibliografia
· B. Frale, I templari, Bologna, Il Mulino, 2004
- Nicholson, I cavalieri templari: 1120-1312, Gorizia, Libreria editrice goriziana, 2011