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Curatela di qualità e gestione di un Archivio d’Artista. Il racconto di Maddalena Tibertelli de Pisis

Filippo de Pisis Conchiglie sulla marina 1932 olio su tela Collezione Privata Filippo de Pisis Conchiglie sulla marina 1932 olio su tela Collezione Privata
Filippo de Pisis La Torre Eiffel 1939 olio su tela cm Collezione Privata
Filippo de Pisis La Torre Eiffel 1939 olio su tela cm Collezione Privata

Maddalena Tibertelli de Pisis è la direttrice e curatrice dell’Associazione per Filippo de Pisis, oltre che di altre realtà legate a figure d’artisti del XX secolo.

Dopo la laurea in Lettere Moderne con specializzazione in Storia dell’Arte all’Università degli Studi di Milano, Maddalena frequenta un corso di Design e Visual Thinking presso la Parsons School of Design di New York. Terminati gli studi si forma professionalmente presso importanti case d’asta, gallerie, musei e fondazioni, nazionali e internazionali, presso le quali Maddalena idea e cura diversi eventi d’arte ed esposizioni riuscendo, con la sua spiccata sensibilità, ad approcciare le tematiche sempre in modo originale, creativo e non convenzionale.

Nel 1993, suo padre, Filippo Tibertelli de Pisis, insieme a Claudia Gian Ferrari e alla cugina Bona Pieyre de Mandiargues Tibertelli, costituisce l’Associazione per Filippo de Pisis con lo scopo di organizzare in maniera più organica, strutturata e professionale l’archivio dell’artista e per tenere traccia della sua memoria storica e culturale. Dal 2011 Maddalena assume il ruolo di direttrice e curatrice dell’Associazione occupandosi primariamente dello sviluppo di mostre ed eventi che riguardano l’opera, lo studio e la figura di Filippo de Pisis.

Nel 2010 Maddalena fonda e dirige Elma Art Filemakers, un’organizzazione di gestione di archivi d’arte privati di artisti, collezionisti e gallerie. Dal 2014 è docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso lo IED – Istituto Europeo di Design di Milano nella classe internazionale di Interior Design e Product Design e dal 2017 tiene corsi di formazione per AitArt – Associazione Italiana Archivi d’Artista co-fondata, tra gli altri, dalla stessa Associazione per Filippo de Pisis.

Maddalena è autrice di numerosi saggi e testi monografici su Filippo de Pisis.

Ritratto Maddalena Tibertelli de Pisis
Ritratto Maddalena Tibertelli de Pisis

Maddalena, come nasce la sua passione per l’arte? Come si è avvicinata alla professione di curatrice?

La passione per l’arte mi è stata trasmessa per osmosi essendo da sempre le visite culturali il passatempo di famiglia, da fare tutti insieme regolarmente. Ricordo, tra le altre, le mostre a Palazzo Grassi che erano lunghissime e ricche di nozioni e opere: come studiare dal vivo un saggio di approfondimento. La regola era leggere tutto. Ci si impiegava ore, ma io, anche se bambina, non mi stancavo né annoiavo e ne uscivo sempre affascinata. Forse da queste prime esperienze nasce la mia passione di spiegare l’arte anche attraverso i percorsi espositivi. Studiando ho capito quanta distanza c’è tra la ricerca artistica e il pubblico: la maggior parte delle persone approccia le opere con lo stupore di chi non le potrà mai capire e così si limita ad apprezzarne la sola estetica. La figura del curatore, dal mio punto di vista, ha il ruolo fondamentale di porsi come un interprete che presenta al pubblico il lavoro dell’artista in modo che possa coglierne l’essenza, capirne il valore e infine, ma non obbligatoriamente, apprezzarlo. Limitare la distanza tra l’artista e il pubblico favorendo la comprensione dell’opera d’arte è ciò che mi appassiona della professione di curatore.

Dal 2009 è direttrice e curatrice dell’Associazione per Filippo de Pisis e del relativo Archivio d’Artista, com’è nata la decisione di volersi dedicare alla valorizzazione e promozione del lavoro di suo prozio, tra i maggiori interpreti della pittura italiana della prima metà del Novecento? Quali sono le sue principali mansioni?

Ho cominciato a conoscere meglio de Pisis dopo averlo scelto come soggetto per la mia tesi di laurea. Infatti, in famiglia non hanno mai insistito perché conoscessi la sua opera e la sua figura ed è stata una fortuna perché, nonostante assistessi fin da studentessa alle riunioni dei Comitati per le autentiche, non ho mai sentito la pressione di dovermene occupare. E così, dopo aver maturato diverse esperienze professionali in Italia e all’estero, mi sono naturalmente avvicinata al lavoro dell’Associazione.

Ho cominciato insieme a Elisa Camesasca con la digitalizzazione di tutto il materiale riguardante le opere presentate negli anni al vaglio del Comitato per le autentiche: un lavoro che ci ha impegnate qualche anno, ma che è stata la base imprescindibile per tutto ciò che facciamo oggi. Attualmente mi occupo di seguire la vita dell’archivio organizzando e promuovendo eventi culturali, mantenendo i rapporti con le istituzioni, gli studiosi e i collezionisti, facendo ricerca e continuando ad arricchire di documenti e materiali il nostro archivio.

Filippo de Pisis Dalie 1931 olio su tela collezione Privata
Filippo de Pisis Dalie 1931 olio su tela collezione Privata

L’Associazione per Filippo de Pisis oltre a esaminare, studiare e documentare l’opera dell’artista, ha anche l’obiettivo di raccogliere, catalogare e archiviare tutta la documentazione relativa al suo lavoro e alla sua persona. Quali sono gli aspetti fondamentali per la buona gestione di un archivio d’artista?

Partendo dal presupposto che il requisito necessario per un archivio è avere credibilità agli occhi del mondo dell’arte, una buona gestione parte dalla professionalità. Ciò significa essere chiari, precisi, disponibili. Ritengo fondamentale essere sempre a disposizione dei collezionisti, delle case d’asta e dei galleristi, dare supporto agli studiosi e investire sui giovani appassionati. La precisione e l’affidabilità di un database digitalizzato rende il lavoro quotidiano efficiente; l’esperienza e la preparazione dei collaboratori sono alla base della serietà dell’attività d’archivio; la regolarità permette una programmazione più efficace da parte di ogni fruitore.

Purtroppo è radicata in molti l’idea che gli archivi d’artista siano delle organizzazioni gestite, o che possano essere gestite, in modo amatoriale e superficiale. Solo negli ultimi anni si è capito il ruolo chiave che hanno nel mondo dell’arte e finalmente si comprende l’importanza di una conduzione professionale e strutturata.

Quale sistema informatico e di ordinamento avete adottato? Come vengono conservate e tutelate le opere? In che modo vi difendete da contraffazioni e illeciti?

Per il lavoro di digitalizzazione del materiale abbiamo scelto di utilizzare da subito il Filemaker per la sua semplicità, versatilità e affidabilità. L’Associazione non custodisce e non possiede lavori dell’artista. Il materiale conservato è costituito dalle pratiche delle opere che sono state presentate al vaglio del Comitato per le autentiche, dai documenti riguardanti l’attività di de Pisis e dalla biblioteca. L’Associazione è stata voluta e fondata da mio padre anche con l’intenzione di creare un ente di riferimento per i collezionisti che rischiavano, e rischiano, di acquistare un’opera non autentica. Fin dall’inizio quindi la procedura di archiviazione comprende anche le opere riconosciute dal Comitato come non autentiche. Come per quelle autentiche viene assegnato un numero d’archivio riportato sia sulla certificazione di archiviazione che sull’opera stessa. Ciò la rende tracciabile e, se dovesse ripresentarsi sul mercato come autentica, la segnaleremmo ai Carabinieri per evitare che incauti acquirenti vengano truffati.

Proseguendo sul tema (delicato) dell’autenticazione – spesso oggetto di dibattito – è quello riguardante l’autenticazione delle opere da parte di archivi o fondazioni d’artista, quali soggetti deputati dal sistema-arte ad esprimere pareri in merito all’autografia. Per il collezionista possedere il certificato di autenticità fa la differenza perché incide in maniera significativa sulla valutazione del bene, da un punto di vista artistico oltre che economico, con ovvie e favorevoli implicazioni in fase di vendita. Maddalena, come funziona la procedura di archiviazione di un’opera presso l’Archivio de Pisis? Da chi è composto il Comitato scientifico e quali esami conduce sulle opere? Quali i tempi di attesa e i costi?

La procedura di archiviazione è prima di tutto un servizio che offriamo al collezionista perché possa essere consapevole di ciò che possiede. Di conseguenza abbiamo cercato di trovare una modalità che potesse essere il più agile possibile a un costo contenuto.

Come primo passo richiediamo l’immagine dell’opera via email per verificare che non sia già presente nel nostro archivio. Se non archiviata dovrà essere sottoposta all’esame dal vivo che avviene ogni quaranta giorni circa: il Comitato non esprime mai il proprio parere su base fotografica. Il giorno stabilito il collezionista porta l’opera scorniciata, tutte le informazioni in suo possesso e le fotografie professionali. Il Comitato, composto da noti accademici storici dell’arte, procede con l’esame e alla fine della seduta l’opera è restituita al collezionista accompagnata dal certificato di archiviazione in cui è riportato il numero di archivio assegnato, tutti i dati tecnici (titolo, tecnica e misure) e il parere espresso dal Comitato. L’analisi è principalmente stilistica e considera la firma, la datazione, la tavolozza, il supporto e le notizie storiche che si evincono da eventuali etichette o che sono comunicate dal proprietario. Studi più approfonditi vengono eseguiti per i casi più controversi o, poiché il Comitato decide solo all’unanimità, qualora ci sia uno o più elementi che sollevano forti dubbi.

Filippo de Pisis Conchiglie sulla marina 1932 olio su tela Collezione Privata
Filippo de Pisis Conchiglie sulla marina 1932 olio su tela Collezione Privata

Al termine di tale procedura, l’Archivio de Pisis rilascia la fattura e il certificato di avvenuta archiviazione dell’opera con l’indicazione di autenticità o di non autenticità. Vi è mai capitato di ricevere lamentele poi sfociate in contenziosi legali da parte di proprietari di opere dichiarate da voi non autografe? Se sì, com’è andata?

Certo, è capitato. Purtroppo non è facile per il pubblico capire come un Comitato di esperti sappia distinguere l’autenticità o la non autenticità di un’opera e molti si stupiscono e/o si amareggiano fino a muoversi per vie legali. In realtà, considerando il numero elevato di opere esaminate finora, sono pochissimi i casi in cui il malcontento è sfociato in contenziosi legali e, per la maggior parte dei casi, penali, siamo citati come semplici testimoni.

Uno dei principali limiti dei contenziosi giudiziari riguardanti l’autenticità di un’opera d’arte è rappresentato dalla mancanza di competenze specifiche dei periti che i giudici devono necessariamente nominare non avendo loro stessi gli strumenti per valutare l’autorevolezza dell’archivio. Purtroppo a oggi manca una legislazione che disciplini l’attività degli archivi d’artista e ne riconosca l’autorità.

Prima che venisse costituita nel 1993 l’Associazione per Filippo de Pisis, chi rilasciava pareri in merito all’autenticità delle opere del pittore?

L’Associazione è la continuazione di un lavoro iniziato da mio nonno, Pietro Tibertelli de Pisis, che è sempre stato il punto di riferimento di Filippo de Pisis in vita e, dopo la morte, il difensore della sua opera. Mio padre, succeduto al nonno, nel 1976 ha promosso la costituzione di un Comitato il cui lavoro è culminato nella pubblicazione del Catalogo Generale nel 1991. Di questo primo Comitato facevano parte mio padre, Bona Pieyre de Mandiargues Tibertelli, Demetrio Bonuglia, Ettore Gian Ferrari e Luciano Pistoi, al quale è subentrato nel 1976 Giuliano Briganti poi curatore del Catalogo Generale. Mancato Briganti nel 1993, mio padre ha sentito l’esigenza di formalizzare l’esistenza dell’Associazione e, insieme a Claudia Gian Ferrari e Bona Pieyre de Mandiargues Tibertelli ha dato vita all’Associazione per Filippo de Pisis.

Il curatore funge da ponte concettuale fra chi l’arte la pensa e la produce e chi ne è invece spettatore e fruitore. Negli anni è cambiato il suo modo di proporre eventi e mostre per la promozione delle opere di de Pisis? Se sì, come? Di quali progetti è maggiormente soddisfatta?

Lo stile delle grandi mostre di qualche anno fa prediligeva la formula antologica, ovvero l’esposizione di tanti capolavori quanti fosse possibile recuperarne. Sicuramente scenografica, diventa, a mio parere, anche dispersiva: lo spettatore, colpito da tanta bellezza lungo tutto il percorso, ne esce stordito e poco gli rimane del valore della ricerca perseguita dall’artista e delle ragioni che lo hanno portato alle sue scelte artistiche.

Credo che oggi, soprattutto per gli artisti moderni che già godono di notorietà, sia più interessante approfondire gli aspetti specifici, proporre dei paragoni con altri artisti e mettere in luce lo sviluppo dei processi creativi. Questa è la linea che l’Associazione segue da qualche anno. Un esempio ne è la mostra curata da me ed Elisa Camesasca presso la Fondazione Corrente di Milano in cui abbiamo esaminato l’importanza che ha avuto l’erbario, composto da de Pisis in giovane età, nel dipingere i tanto celebrati mazzi di fiori. Alcune opere significative erano esposte accanto ai fogli dell’erbario che vedevano per la prima volta la luce dopo essere stati dispersi per un secolo tra le decine di migliaia di cartelle del Centro di Ateneo “Orto Botanico” dell’Università degli Studi di Padova. Per la prima volta il pubblico ha avuto modo di confrontare le due diverse espressioni dell’amore di de Pisis per i fiori e per la natura. Una vera emozione!

Dettaglio allestimento Fondazione Corrente Milano 2012
Dettaglio allestimento Fondazione Corrente Milano 2012

Al giorno d’oggi il mondo dell’arte sta subendo un duro colpo, la pandemia da Covid-19 imperversa e blocca interi paesi, costringendo musei, gallerie, archivi e fondazioni d’artista a fermarsi e le fiere al posticipo o addirittura all’annullamento dei propri appuntamenti. Il momento di trasformazione e di incertezza economica che stiamo vivendo impone un brusco cambiamento alle nostre abitudini e un ripensamento del proprio lavoro. Quali, dunque, i suoi pensieri sul prossimo futuro, attualizzati anche al suo ruolo di curatrice?

Non vedo questa situazione come qualcosa che cambierà radicalmente il mondo dell’arte, ma piuttosto come una contingenza temporanea che poco a poco rientrerà nelle dinamiche di prima. Certamente abbiamo avuto e avremo l’occasione di esplorare nuovi mezzi e nuove risorse, ma l’arte va vista, analizzata e “vissuta” di persona.

Le consuetudini del mondo dell’arte sono estranee alla logica di qualsiasi altro settore e perciò, a mio parere, questo momento sarà metabolizzato in modo ancora più imprevedibile di tutto il resto. La sospensione di ogni attività culturale sta sicuramente causando grandi disagi a tutti coloro che operano nel settore, ma spero possa essere stata anche l’occasione per il pubblico “in astinenza” da mesi di capire l’importanza che la cultura ha nella vita di tutti.

Della copiosa produzione di de Pisis, a quale opera o soggetto è più legata e perché?

Amo le nature morte di de Pisis, specialmente quelle che ritraggono gli oggetti più disparati sulla spiaggia, ma anche quelle negli interni. Rimango ipnotizzata dall’amore che il pittore infonde a ogni elemento e che dà vita alla composizione: i colori, i dettagli, gli accostamenti seguono tutti la logica del cuore, del trasporto empatico che de Pisis aveva per ogni suo soggetto. E la malinconia che si respira unisce tutto come un fil rouge.

Nelle nature morte dell’ultimo periodo a questa malinconia si aggiunge il dolore della malattia, della solitudine, della consapevolezza e la paura di non poter più tornare al prima. Queste opere sono struggenti. Ne è un esempio meraviglioso la Natura morta con la penna (esposta alla Pinacoteca di Brera a Milano) dove, in tutte le tonalità di grigio, de Pisis ritrae la sua sofferenza mai assoluta e disperata, ma sempre sostenuta dalla poesia. Un pittore-poeta o un poeta-pittore: questa doppia ed equivalente identità è la magia delle sue opere.

Filippo de Pisis Natura morta con la penna 1953 olio su tela Pincoteca di Brera Milano
Filippo de Pisis Natura morta con la penna 1953 olio su tela Pinacoteca di Brera Milano

Ha una “mostra nel cassetto” che le piacerebbe curare e organizzare con la collezione d’arte della Fondazione Magnani Rocca?

Tante! La figura e l’opera di de Pisis sono talmente sfaccettate che non mancano certo le ispirazioni: dalle mostre più tradizionali di ricerca su periodi specifici o generi pittorici, fino agli approfondimenti delle sue svariate passioni e interessi quali la critica d’arte, la cucina, la botanica, l’esoterismo, i viaggi, le amicizie…

C’è in effetti una mostra che abbiamo da tempo nel cassetto ed è un focus sulla capacità psicologica che de Pisis aveva nel realizzare i suoi ritratti. Prima o poi la tireremo fuori da quel cassetto!

Per concludere, Tips&Tricks, tre consigli che si sente di dare a un (neo)curatore che si sta approcciando per la prima volta alla professione.

Per l’attività d’archivio, il primo consiglio, lo stesso che do sempre ai nostri tirocinanti, è di non temere i lavori più “noiosi”, cioè i più ripetitivi e i meno creativi perché svolgendoli si impara la precisione, la concentrazione, la pazienza, la capacità di correggere senza stravolgere tutto il lavoro precedente e di risolvere gli inghippi e gli imprevisti.

Il secondo è di studiare l’artista per il quale si lavora approfittando di essere immersi nel suo mondo. Il terzo consiglio, che riguarda l’aspetto curatoriale, è di non puntare alla scenografia, ma alla sostanza dando alle proprie idee e ispirazioni una solida base attraverso lo studio e la ricerca. Inoltre, per avere un quadro completo di tutti gli aspetti riguardanti la gestione di un archivio d’artista, suggerisco vivamente di partecipare al Corso di Curatore d’Archivio d’Artista organizzato ogni anno dall’Associazione Italiana Archivi d’Artista – AitArt.

 

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