La breve ma intensa stagione simbolista di Gustav Adolf Mossa (1901-1911) rappresenta il canto del cigno del Simbolismo internazionale. Tra i suoi soggetti più riusciti troviamo l’enigmatica Salomè.
Il giorno del festino della natività di Erode la figlia di Erodiade danzò nel mezzo e piacque ad Erode
Dal Vangelo secondo Matteo
Queste poche righe sul perverso fascino esercitato dalla principessa giudaica hanno scatenato da sempre la fantasia degli artisti. La figura di Salomè rimane enigmatica, in ombra e perciò stesso diventa più luminosa e inquietante per pittori, poeti, scrittori. La storia è nota: Salomè si fa consegnare il mozzo capo di San Giovanni su istigazione della madre Erodiade. Il crudele ascendente della danzatrice, idolo chimerico di cervelli sensibili e visionari, si è esercitato soprattutto sull'”imagerìe” simbolista per la sua evocazione della bellezza maledetta, indifferente ed irresponsabile, che, come scrive Des Esseintes in A rebours, il romanzo di Huysmans Bibbia del Decadentismo, “avvelena tutto ciò che accosta, tutto ciò che vede, tutto ciò che tocca“.
Si potrebbe iniziare da Encore Salomè olio su tela, 1905 di Gustav-Adolf Mossa (Nice 1863-Nice 19
71) un affascinante percorso all’interno della produzione più segreta e inquietante nell’universo artistico del pittore nizzardo (alle cui opere la città della Costa Azzurra ha riservato un posto d’onore nel Museo des Beaux Arts), la cui multiforme attività artistica ha qualificato e dato impulso alla vita culturale della Nizza di fine secolo. La breve ma intensa stagione simbolista di Gustav Adolf (1901-1911) rappresenta il canto del cigno del Simbolismo internazionale sia per la complessità dei segni che la contraddistinguono sia per l’architettura composita, per le inattese mescolanze tra allegorie orientali e clima Art Nouveau.
Accanto a Salomé, una strana Salomé dai capelli acconciati all’ultima moda ed un Erode Antipa vestito da samurai stretto in una mano del Battista, avanza una galleria di donne del mito, del Vangelo: Betsabea, Maria di Magdala, Leda, Saffo, Parche, Meduse, Sirene e soprattutto Elle (olio su tela 1905) archetipo della donna fatale, eterna seminatrice di desiderio e di morte, creatura satanica causa di tutti i peccati e di tutti i delitti. L’artista indugia a richiami ed evocazioni di un passato atemporale, mistico, esoterico, alla suggestione di epoche defunte, odoranti di incenso e di mirra, i cui deciframenti sono affidati soprattutto agli stati d’animo, all’evocazione rivelativa, alle emozioni. Interprete non marginale di una sensibilità “fin de siede” che affonda le sue radici nelle suggestioni di Schelling, Goethe, Novalis, l’introverso Gustav-Adolf fu dapprima avviato all’arte dell’acquerello dal padre Alexis (Bogotà 1844-Nice 1926).
Di Alexis, allievo a Nizza di Garacci e Trachel, a Parigi di Picot e Cabanel, i Musei di Nizza possiedono un gran numero di opere. Si tratta soprattutto di acquerelli dal grafismo fine e nervoso, non mancano naturalmente le tele di tradizione accademica (debuttò al Salon d’Automne nel 1865 con un Promoteo Incatenato); fu anche un instancabile operatore culturale: assieme al principe Stirbey ed al conte d’Aspremont fondò la Società des Beaux Arts ed una scuola di arte decorativa. Nel Museo si possono ammirare, oltre ai numerosi acquerelli, altri sono al Museo Massena, stampe e progetti per il corso carnevalesco da lui rinnovato e rilanciato, (il figlio ne continuerà la tradizione), immaginò fasti barocchi e trionfi dell’ultimo manierismo nel tratteggiare figure come Madame Carnaval ed altri archetipi della festa. I percorsi museali danno un’idea complessiva ed esauriente della creatività dei due artisti: dalle fini trasparenze dei paesaggi di Alexis (i viaggi a Firenze e a Venezia lo influenzarono profondamente in tal senso) si passa al neoimpressionismo ed al decorativismo, ai pastelli realisti sulla scia di Toulouse-Loutrec, di Gustav-Adolf. Padroni di mirabile tecnica e dotati di fervida fantasia, i Mossa hanno lasciato una produzione artistica di grande eleganza e dalle sofisticate referenze culturali.