Prorogata fino al 23 dicembre 2020 CHUTZPAH!, seconda personale di Corinna Gosmaro presso la galleria romana The Gallery Apart.
Corinna Gosmaro (Savigliano, 1987) vive a Parigi, dove è impegnata in una residenza presso la Citè Internationale des Arts. Da gennaio 2021 sarà ospite dell’American Academy in Rome in veste di Italian Fellowship for Visual Art.
“Chutzpah” è un termine Yiddish letteralmente traducibile in “insolenza” o “impertinenza”. Le opere in mostra presso The Gallery Apart sono, a modo loro, insolenti. Scale, corrimani, sculture in corda zoomorfe: la volontà è di scardinare la linearità cronologica e geografica dei concetti di tempo e spazio, rivendicando una baudelairiana, insolente, spontaneità. In CHUTZPAH! il movimento è possibilità, l’archetipo punto di partenza per esplorare la correlazione e l’interdipendenza tra memoria e immaginazione, nell’atto creativo e non solo. CHUTZPAH! nasce da riflessioni che affondano le radici nel campo delle neuroscienze, ma diramano fino a invadere il fertile terreno della pura immaginazione.
Ce ne parla meglio l’artista.
Qual è la storia e il significato dell’esclamazione CHUTZPAH!, e come si ricollega ai temi e alle riflessioni alla base della tua ricerca artistica?
Ho incontrato il termine chutzpah leggendo romanzi.
È successo quello che spesso accade con i libri: d’improvviso non si parla più di un personaggio, ma di te. Le parole cambiano inaspettatamente direzione, ora perpendicolare alla pagina, tese ad arte come frecce affilate preparate per scoccare verso chi legge, senza mancare un colpo.
“Chutzpah: sfacciataggine irritante. Chutzpah: meglio definita dalla nota storia del ragazzo che ammazza i genitori e poi supplica la corte di essere clemente con lui perché è un povero orfano. La chutzpah veniva spesso in mente a Julius quando rifletteva sul proprio approccio alla vita. Forse fin dall’inizio era stato impregnato di chutzpah…” (Irvin D. Yalom, La cura Schopenhauer)
Il libero arbitrio non esiste, faccio quel che faccio come risultato del paradigma in cui vivo e delle esperienze che lo attivano. Il mio istinto si manifesta con un eccesso di chutzpah.
Mi piace pensare alla chutzpah e alla spontaneità come due facce della stessa moneta, come risultato intuitivo e rapido delle esperienze acquisite. La tensione accumulata dal bisogno di espressione scatta inaspettatamente come una molla. La traiettoria è l’immaginazione.
Le suggestioni evocate dalla tua personale presso The Gallery Apart affondano le radici nel terreno delle neuroscienze. Che ruolo rivestono immaginazione e memoria nel contesto della tua metodologia di lavoro? Ampliando il raggio d’azione, perché possono considerarsi interrelate nella ricerca e nello studio degli archetipi?
Mi verrebbe più da dire che il mio interesse per le neuroscienze sia una conseguenza della mia fascinazione per l’immaginazione e la memoria, ma non le trovo esaustive. In questo momento penso che il dibattito più interessante si muova in questo terreno, ma mi aspetto di trovare altre domande in altri settori della conoscenza.
Carl Gustav Jung in Aspetti del dramma contemporaneo, dice: “Un archetipo è simile a una gola di montagna in cui la corrente della vita si sia lungamente riversata: quanto più ha scavato questo letto, quanto più ha conservato questa direzione, tanto più è probabile che, presto o tardi, essa vi ritorni” Vedo gli archetipi come coordinate dove le domande tornano ciclicamente con ostinati tentativi di risposte. È questo stesso incessante tentativo la vera e propria tentazione per me!
Tra i lavori esposti notiamo scale, corrimani, sculture in corda, un’oggettualità che evoca un movimento traversale e perpetuo. In che modo questa trasversalità trova corrispondenza nella contrapposizione implicita ai binomi tempo/luogo e salita/discesa?
Non la trova. Siamo noi ad applicare questi binomi per orientarci.
Se CHUTZPAH! potesse accogliere l’opera d’arte di un altro artista, contemporaneo o non, quale opera sceglieresti?
La Tela di Gebelein, la prima pittura su tela trovata al mondo.
CHUTZPAH!
Dove: The Gallery Apart, Via Francesco Negri 43, 00154, Roma
Quando: 3 ottobre 2020 – 4 dicembre 2020. Prorogata fino al 23 dicembre 2020
Martedì – venerdì dalle 15 alle 17, o su appuntamento (+39 0668809863)