Un detective quasi in pensione si ritrova coinvolto nel caso più importante della sua carriera. Un uomo e una donna si innamorano a New York. Chiuse le sale cinematografiche a seguito del Dpcm del 25 ottobre, le vetrine luminose dove ogni settimana i passanti trovavano esposte le locandine delle proiezioni della settimana di Cinemazero, a Pordenone, erano rimaste spoglie, in attesa. Da fine novembre, al loro interno sono tornati a comparire dei manifesti che incuriosiscono inevitabilmente chi ci passa davanti.
A far rivivere quegli spazi al momento inutilizzati è il progetto ideato dall’artista Matteo Attruia “Sei vetrine in cerca d’autore”, che porterà all’interno delle bacheche del cinema, per una settimana ciascuno, il lavoro inedito e site-specific dei sei artisti da lui coinvolti, tutti attivi nella zona del Nordest. A succedersi, a partire da fine novembre, saranno i lavori di Stefano Baracetti, Pierluigi Slis, Nico Covre, Michele Bazzana, Giovanni De Roia e Ivan Dal Cin.
“La nostra generazione ha un debito fortissimo nei confronti di Cinemazero, un luogo vivo, vivace e pieno di stimoli culturali”, commenta Attruia, che ci ha raccontato come è nata l’iniziativa. “ Quando ho visto le bacheche vuote ho subito pensato che era l’occasione per sdebitarmi”. Cinemazero – l’associazione culturale fondata nel 1978, vera e propria istituzione culturale per chi vive in zona – ha subito manifestato entusiasmo e massima fiducia nei confronti del progetto.
Se inizialmente quegli spazi in standby avevano portato Attruia a immaginare un progetto personale, a prevalere è stata infine la volontà di condividere quello spazio con altri artisti, grafici, designer, fotografi e creativi ai quali, rinunciando del tutto a un proprio intervento d’artista.
In un momento storico in cui gran parte dei “luoghi della cultura” sono off-limits, le sei bacheche vengono reimmaginate come vetrine di una piccola galleria d’arte a cielo aperto, un’intervento di arte urbana e pubblica, un “fuori-luogo” (come l’ideatore stesso non ha mancato di definirle, con uno dei suoi brillanti giochi di parole) dove esporre delle locandine d’artista, fruibili da chiunque passi di lì.
Le regole del gioco: ogni autore avrà a disposizione per un’intera settimana tutti e sei gli spazi, che ospiteranno una serie di lavori omogenea. Unico vincolo, quello di operare nei limiti di un formato bidimensionale, fedele alle misure delle locandine del cinema stesso (della stampa dei lavori, si è occupato a tutti gli effetti Cinemazero, con gli stessi strumenti con i quali realizza i suoi poster). Questa scelta – commenta Attruia – “ha aiutato a rendere i vari progetti uniformi, e a rimanere coerenti anche con le aspettative del pubblico, che lì dentro si aspetta di vedere un manifesto di un film”.
In quelle bacheche che la sera si illuminano, il giorno designato per il cambio di esposizione è fissato il giovedì, a rispettare fedelmente la routine con il quale Cinemazero rinnovava le sue locandine con le proiezioni della settimana. La volontà – spiega l’organizzatore – era quello di appoggiarsi a qualcosa di consolidato, “che già esiste, anche nella memoria e nelle abitudini delle persone del luogo, che in quel giorno buttano l’occhio per vedere i nuovi film in programmazione”. “Sei vetrine in cerca d’autore” – altrimenti ribattezzato “6×6” – è un omaggio insomma al mondo del cinema e alle piccole abitudini quotidiane degli abitanti di Pordenone, entrambi scombussolati da questa difficile annata.
Primo a essere esposto è stato il lavoro di Stefano Baracetti, strettamente collegato funzione dello spazio espositivo stesso. Intitolato “Sinossi”, riassume in poche righe dei trailer di film immaginari, con un intervento – commenta Attruia – “che ha fornito un aggancio immediato per i passanti, che in questo modo non si sono trovati immediatamente spiazzati”. Subito dopo è stato esposto “Jamming on the seventh day”, di Pierluigi Slis, che fa riferimento all’atto volontario di intrusione e di disturbo delle comunicazioni radiofoniche allo scopo di diminuirne la chiarezza del segnale, che durante un conflitto può essere considerato una tipologia di guerra elettronica messa in atto per sabotare le comunicazioni del nemico. Nella sequenza di sei affissioni, la rappresentazione grafica di questa interferenza assume un’intensità sempre diversa.
Terza serie ad apparire è quella di Nico Covre: intitolata “Fuori campo”, vede protagoniste alcune immagini dell’interno delle sale cinematografiche vuote del Cinemazero che l’artista ha ingrandito e messo fuori fuoco. Se visti da vicino i soggetti delle fotografie risultano poco leggibili o prossimi all’astrazione, man mano che lo spettatore ne prende le distanze diventano più riconoscibili. Un po’ come facevano le locandine del cinema, che informavano le persone di ciò che sarebbe avvenuto all’interno delle sale, il lavoro di Covre comunica al passante che, al momento attuale, le sale sono per l’appunto vuote.
Il progetto proseguirà con l’esposizione della serie “Glow Up” di Michele Bazzana, “Common sense” di Giovanni De Roia e “Cinemavero”, di Ivan Dal Cin. E forse – ci auguriamo! – con la realizzazione di una pubblicazione dedicata al progetto e la produzione di multipli d’artista.
Nel frattempo, sarà possibile seguire lo sviluppo del progetto sui canali social di Cinemazero.