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L’azione come arte. Il collettivo spagnolo Democracia

Democracia, Consume the bodies of the others and your own. Dublin, 2018. Democracia, Consume the bodies of the others and your own. Dublin, 2018.
Democracia, Consume the bodies of the others and your own. Dublin, 2018.
Democracia, Consume the bodies of the others and your own. Dublin, 2018.

“L’arte è per noi un atto di comunicazione”. intervista a Pablo España del collettivo spagnolo Democracia

Lavorare con forme di azione, in gruppo, coinvolgendo la sfera sociale è il vostro modus operandi. La vostra azione è a livello di collaborazione, sviluppata con diverse realtà artistiche e sociali. Si tratta di un confronto-scontro di idee con lo stesso interesse oggettivo. La domanda riguarda le dinamiche all’interno del vostro gruppo, questo tipo di archivio reciproco, quello che chiamate confronto-shock, come si materializza a livello formale?
Democracia manca di un’estetica a priori identificabile, in quanto ogni progetto ha una sua propria specifica estetica, per cui la materializzazione a livello formale dipende interamente dalla collaborazione che si instaura con quei gruppi di volta in volta. Quello che si cerca è una forma di dire condivisa in cui ci sia un consenso sul “contenuto” di un certo messaggio, mentre il “contenitore” dipenderà dal contesto di azione e dalla collaborazione con un collettivo o un altro. Per fare alcuni esempi dei progetti realizzati, l’estetica risultante da una collaborazione con gli ultras del calcio dei Girondin di Bordeaux non sarà la stessa che con le nuove Pantere Nere di Houston che realizzano una dimostrazione pubblica.

Qual è il pensiero artistico alla base dell’idea del vostro collettivo, per il quale lavora in gruppo? In questo senso, in che modo nasce l’Arte e la propaganda del fatto?
In primo luogo, l’arte è per noi un atto di comunicazione e all’interno di questa idea globale possiamo dire che il nostro interesse fondamentale ha a che fare con la propaganda nel modo in cui Lucy Lippard l’ha intesa, cioè come propaganda autonoma in contrapposizione alla propaganda dominante del capitale e dello Stato. Nella mostra “Arte e Propaganda per il Fatto” l’intenzione era quella di andare oltre l’idea di propaganda come puro slogan e di segnalare pratiche artistiche che, da una posizione libertaria, si coinvolgono con i movimenti sociali o che nascono direttamente da essi, offrendo strumenti estetici per le loro diverse lotte e rivendicazioni. Pratiche che, al di là del proprio contenuto politico, sono ‘politiche’ per le condizioni di produzione e diffusione, estranee all’istituzione artistica e che cercano di intrecciarsi con certi movimenti sociali. Negli ultimi anni abbiamo potuto tracciare una serie di incontri che hanno cercato di riflettere collettivamente sul rapporto tra arte e anarchia, in cui la presenza dell’attivismo libertario è stata indissociabile: Arte y propaganda libertaria (Madrid, 2015), ANARCO (Valencia 2016-17), le Jornadas de Arte y Creatividad Anarquistas (Madrid, 2015-2019). Il comune denominatore di queste esperienze è che si basano sull’autogestione e sull’aiuto reciproco, dove le procedure gerarchiche dell’istituzione artistica vengono abbandonate nella ricerca di strumenti orizzontali di organizzazione attraverso assemblee e gruppi di affinità, mettendo in discussione le figure di autorità e legittimità che sono abituali nel sistema dell’arte.

Nella mostra “arte y propaganda pel fet” ci sono elementi che vanno dal fatto storico all’elemento artistico-popolare fino al presente, come considera la forza di questa azione combinata?
In realtà non credo che sia così, perché oltre a documentare queste esperienze a cui la mostra attinge, ha evitato di andare negli archivi storici. L’anarchismo ha una storia molto ricca e molti artisti che lavorano da posizioni libertarie guardano alla storia del movimento come fonte e ispirazione, e possiamo davvero trovare progetti molto interessanti in questo senso, ma la nostra posizione è stata quella di evitare sia la malinconia del passato che uno sguardo all’estetica classica dell’anarchismo. Il nostro interesse si è concentrato sulle lotte popolari del presente e sulle nuove forme di auto-organizzazione operaia e sociale, nell’ora delle lotte libertarie. Infatti, se c’è una rivitalizzazione del pensiero anarchico, crediamo che abbia a che fare con il fatto che la classe operaia più svantaggiata sta iniziando ad auto-organizzarsi nei sindacati e in altri movimenti, da qui la presenza di progetti legati al sindacato Manteros(venditori ambulanti), alla Piattaforma delle persone colpite da ipoteca(PAH), al sindacato indipendente dei lavoratori domestici o a una sezione sindacale della Confederazione Nazionale del Lavoro in una società di teleassistenza.

 

Democracia, Cisza, Varsovia, 2020
Democracia, Cisza, Varsovia, 2020

Vedo che ultimamente ha fatto molte cose in Italia. Alla mostra Arte e Anarchia al Macro Museo dell’Asilo di Roma dello scorso anno e a medialismi 2.0 curata dal collettivo Escuela Moderna/Ateneo Libertario, il collettivo Democracia ha partecipato utilizzando diversi media, l’intervista, il video, i manifesti di strada. Quali sono le sinergie raggiunte dalle diverse forme di intervento?
Comprendendo l’arte come azione comunicativa, la nostra posizione è quella di utilizzare diversi mezzi espressivi e di utilizzare diverse forme di diffusione. Naturalmente ogni mezzo espressivo e canale utilizzato avrà molto a che fare con il contesto di una particolare azione o mostra.

Democracia, Government is death (Jeremiah series)
Democracia, Government is death (Jeremiah series)

Un’altra mostra molto interessante è stata quella della Galleria Prometeo di Ida Pisani con 23 artisti, alcuni dei quali sono anche nella mostra medialismi 2.0. (Democracia, Regina Galindo, Santiago Sierra). Dato che il titolo “a volte penso” si accompagna alle opere esposte, potrebbe essere una forma di propaganda? L’azione artistica, infatti, afferma e dichiara la propria identità attraverso i mezzi artistici dei diversi artisti, quindi in modi diversi. Alcuni potremmo dire di più sotto forma di denuncia e altri semplicemente nella loro espressività.
La virtù della proposta di Prometeo è che, facendo appello direttamente a ciascun artista, ognuno ha potuto concentrarsi sui propri interessi e avere comunque un concetto che unisce l’intera mostra. Da parte nostra abbiamo deciso di esporre la fotografia di un attivista delle Pantere Nere che partecipa ad una marcia con un poster realizzato da noi il cui motto è “Il governo è la morte”. Un’idea che è stata ricorrente nel nostro lavoro e che al momento in cui ci è stato proposto di partecipare alla mostra è stata di grande attualità a causa delle proteste contro la brutalità della polizia da parte del movimento Black Lives Matter.

Avete altre mostre in progetto in Italia?
Non al momento, la situazione causata dalla pandemia sta influenzando l’agenda culturale a livello globale e molti progetti in cui siamo stati coinvolti sono stati paralizzati o cancellati, alcuni dei quali si sarebbero dovuti realizzare in Italia.

Arianna Ferreri

https://www.democracia.com.es/

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