Luca Zamparo – archeologo e museologo – entra nei dettagli del suo ultimo progetto: il Master Europeo di I livello Promozione e accessibilità museale: servizi educativi e didattici per le istituzioni culturali.
Il corso è l’unico in Italia a mettere a sistema le competenze museologiche-gestionali, pedagogiche e linguistiche per la realizzazione di progetti e iniziative con ampia ricaduta culturale e sociale. Organizzato dalla LIMEC SSML – Scuola Superiore per Mediatori Linguistici – di Milano, il Master intende fornire strumenti teorici, pratici e tecnologici per la progettazione e la realizzazione di servizi e programmi educativi e didattici all’interno dell’offerta museale e culturale italiana.
Solo mettendo al centro lo studente di oggi, egli sarà in grado di mettere al centro il visitatore di domani.
Rivolto ai laureati in materie umanistiche, linguistiche e psico-pedagogiche, il Master Europeo, attivo dall’anno accademico 2020/2021, prenderà avvio nel mese di febbraio e terminerà nel mese di dicembre 2021. Le iscrizioni, aperte fino al 15 gennaio, sono a numero chiuso (massimo 30 persone). La selezione avviene per titoli e attraverso l’espletamento di un eventuale colloquio attitudinale.
Il corpo dei docenti – rigorosamente composto da professionisti del settore culturale, esperti riconosciuti nei rispettivi ambiti – utilizza un approccio multi-disciplinare, dove le lezioni si alternano a numerose attività pratiche volte a fornire strumenti utili e immediatamente utilizzabili nel mondo del lavoro.
A questo link è possibile approfondire tutti gli aspetti tecnici legati al Master.
Il Master è incentrato su un approccio visitor-oriented. Di cosa si tratta?
È il risultato di uno dei principali dibattiti che l’ambito museale ha dovuto affrontare negli ultimi decenni. Dall’attenzione estrema all’oggetto – object oriented – siamo passati ora a concentrare il focus sul visitatore, ovvero colui che fruisce di questi oggetti. Ne è emerso che la necessità del visitatore di oggi è quella di ascoltare una storia, di sentirsi partecipe di essa, di essere coinvolto, di viaggiare con la mente, di ritornare bambino in un certo senso. Il museo è dunque chiamato a comunicare le infinite narrazioni che gli oggetti in esso conservati possono raccontare.
Il museologo deve quindi cercare di capire il visitatore: come pensa, quali sono i suoi stimoli culturali e sociali, quali sono i suoi bisogni. Può essere necessario superare gli scogli economici, ma anche quelli dettati dal senso di auto-esclusione da un contesto percepito come distante. Per questo il museo dovrebbe includere il visitatore nella sua quotidianità. Dopotutto non è forse una grande casa? Di chi ci lavora e di chi lo visita. Inoltre, ampliando la prospettiva, il museo non si limita a conservare il patrimonio culturale, ma crea nuova cultura. Un aspetto che non può che generare benefici alla società, renderla più consapevole e partecipativa. Mettere al centro il visitatore significa creare una società migliore.
Quali sono dunque le skills che un operatore museale deve possedere oggigiorno?
Competenze comunicative ed educative sono fondamentali, anche perché spesso interconnesse. Per esempio, per occuparsi al meglio di servizi educativi e didattici è necessario conoscere il target di riferimento del museo, l’ambito socio culturale in cui si muove e gli strumenti per interfacciarsi ad esso. Anche la collaborazione reciproca fra tutti gli operatori del museo è importante, perciò è utile che tutti conoscano i fondamenti del lavoro dei colleghi.
Come si articola il piano didattico del Master?
Il master ha quattro anime, quattro filoni principali.
Il primo legato all’ambito storico artistico. Si tratta di un pacchetto di metodi e strumenti pratici, utili a muoversi all’interno di qualsiasi museo. Solo l’Italia, con i suoi quasi cinquemila musei, presenta un patrimonio immenso: il Master fornisce le linee guida per imparare a conoscerlo, per saperlo narrare e valorizzare.
Un altro nucleo si concentra sull’aspetto linguistico. L’Italia, nonostante sia un dei paesi più turistici al mondo, non ha figure preparate a comunicare in russo o cinese (o nella lingua dei segni), per esempio. Noi cercheremo di fornire, nei limiti del corso di un master, il lessico specifico (per ogni lingua) adeguato ad operare nel settore museale. Per questo stiamo realizzando dei vocabolari ad hoc: uno strumento pratico, immediatamente utile.
Il terzo filone è quello gestionale-museologico. Qui si trovano i corsi di Museologia e valorizzazione del patrimonio culturale, Sociologia (con Andrea Bienati, direttore del Master), Marketing, Comunicazione, un corso specifico dedicato alle Collezioni (come valorizzarle e creare percorsi), Diritto del patrimonio culturale e museale, Turismo e sviluppo locale sostenibile. Quest’ultimo corso sarà sintesi di tutti i precedenti, dal momento che gli studenti saranno chiamati a lavorare a un progetto concreto. Più in generale tutti gli insegnanti non terranno le lezioni con la finalità di superare un esame conclusivo, ma piuttosto nell’ottica di accompagnare gli studenti quotidianamente con attività pratiche. Lo stesso materiale didattico, a partire dai libri, è ridotto all’osso.
L’ultimo blocco è invece pedagogico-didattico. Penso a Tecnologie per la didattica e la valorizzazione dell’arte, tenuto da Corrado Petrucco, esperto in pedagogia sperimentale. Così come Didattica museale per il ciclo primario, Didattica museale per il ciclo secondario e Lifelong wide education. Quest’ultimo è un corso che approfondisce l’apprendimento in fase adulta, aspetto sempre più studiato dai ricercatori. L’ideale sarebbe avere un range di visitatori che va da 0 a 99 anni: non ci dovrebbero essere limiti all’acceso al museo. Per questo abbiamo pensato al corso Accessibilità museale: pratiche e approcci visitor-oriented. Accessibilità che non significa inclusione solo per coloro che hanno difficoltà fisiche, ma anche sociali ed economiche, per esempio.
Può dirci qualcosa del corpo insegnanti?
Tutti i nostri docenti sono professionisti del mondo dell’arte e della cultura, con un’età media di 35 anni circa, pronti a mettere a disposizione le loro competenze. Giulio Alvigini, che terrà il corso di Comunicazione della Cultura, ha solo 25 anni. Ma l’età non mi interessa: l’importante per questo Master è avere i migliori professionisti possibili. Tanti di loro provengono dal mondo dell’imprenditoria, come Michele Da Rold, autore di Ogni maledetto museo, che si occupa di marketing e comunicazione. Maria Chiara Ciaccheri è grande esperta di accessibilità e valorizzazione, con progetti in Italia e in diversi Paesi del mondo. Altri hanno fatto dell’arte e della cultura il proprio ambito di ricerca, come Guido Bartorelli, Clelia Sbrolli, Giulia Simeoni, Sarah Ferrari, Chiara Marin, che accompagneranno i nostri studenti nelle meraviglie del nostro patrimonio culturale materiale e immateriale. Inoltre, abbiamo ritenuto estremamente importante fornire anche un punto di vista differente e altrettanto importante: Davide Gambetta, giovane avvocato esperto in diritto amministrativo, fornirà tutti gli strumenti utili per l’analisi del complesso mondo museale.
É fondamentale per noi che i nostri docenti siano anche professionisti attivi nei loro settori, figure di spicco nell’ambito culturale. Come Massimiliano Zane – Turismo e sviluppo locale sostenibile – che è un famoso e importante progettista o Manlio Piva – Didattica museale per il ciclo primario – docente di Educazione artistica ed educazione mediale all’Università di Padova. Potremmo dire che insegna a insegnare arte. In questo solco rientra anche Emanuela Pulvirenti – Didattica museale per il ciclo secondario – architetto, docente e scrittrice, per Zanichelli, di manuali di storia dell’arte. Con il suo blog Didatticarte è diventata famosa per la sua capacità di trasmettere arte e cultura.
Ci sono caratteristiche distintive che rendono il Master unico nel suo genere?
É l’unico in Italia a mettere a sistema le competenze museologiche-gestionali, pedagogiche e linguistiche per la realizzazione di progetti e iniziative con ampia ricaduta culturale e sociale. L’obiettivo del Master è consolidare le capacità specifiche degli studenti, fornire competenze pratiche e applicative che potranno essere immediatamente messe in pratica nel mondo del lavoro. Questo Master mette al centro l’alunno, perché solo mettendo al centro lo studente di oggi, egli sarà in grado di mettere al centro il visitatore di domani.
Nella pratica il Master adotta una formula blended.
Il corso conta 300 ore in presenza, molto pratiche. Altre lezioni saranno invece tenute a distanza. Una Summer School di tre giorni porterà gli studenti all’interno di diverse realtà museali. Nel programma di ogni corso sono previste molte testimonianze di professionisti. I casi studio saranno all’ordine del giorno. É inoltre previsto un tirocinio finale, dove gli studenti potranno mettersi alla prova sul campo.
Il corso si propone quindi di supportare l’ingresso dello studente nel mondo del lavoro?
Bisogna essere chiari: forniremo strumenti pratici e metodologie innovative, analizzeremo casi studio reali e concreti grazie all’intervento dei principali protagonisti della Cultura; allo stesso tempo, creeremo una rete di relazioni e conoscenze, a partire dai nostri partner (CoopCulture, Larin Group e Meeple), per sviluppare profili professionali estremamente utili al mondo del lavoro. Molto lo dovranno fare i partecipanti, ma su questo vado sicuro: chi sceglie la cultura come missione della propria vita, deve essere determinato, pronto al cambiamento e alle sfide. Solo così potremo garantire un futuro al nostro patrimonio culturale
Un’ultima domanda sulla borsa di studio. A chi è intitolata e chi ci può accedere?
Giovanna Maniezzo è la madrina ideale di questo Master, dal momento che mi ha insegnato molto – tra cui come riuscire a unire diversi professionisti e stimolare la collaborazione tra loro. Laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne nel 1982, ha lavorato per grandi compagnie nel settore del turismo e della cultura, curandone in particolare la comunicazione. Ha rilanciato diverse istituzioni culturali come l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (Roma) e l’Accademia musicale Chigiana (Siena). Due anni fa è scomparsa prematuramente, lasciando un grande vuoto nel settore culturale. Per questo la LIMEC ha deciso di intitolarle una borsa di studio – che coprirà il 50% del costo d’iscrizione – volta a premiare uno studente che dimostri spiccate doti scientifiche, professionali e sociali.