La vendita dei Dipinti Antichi e del XIX secolo del 21 dicembre a Genova conclude la stagione delle aste del 2020 di Wannenes, con un catalogo ricco di opere di grande interesse storico-artistico che sicuramente potranno attrarre l’attenzione di conoscitori e appassionati della ‘bella pittura’
Rispetto alla scansione tradizionale il catalogo inizia con una significativa selezione di opere del XIX secolo tra le quali spicca un lavoro giovanile di Giulio Aristide Sartorio, uno dei migliori artisti a cavallo tra Otto e Novecento, capace di coniugare il realismo di Domenico Morelli e la pittura de Les Italiens de Paris come De Nittis e Boldini.
La pittura di Sartorio (Roma, 1860 – 1932) è fatta di grazia e bellezza unita ad una cultura della storia dell’arte che pulsa con sensuale pienezza in ogni sua opera. Le opere della prima maniera oscillano tra il genere neo settecentesco, contaminato con le reminiscenze classicheggianti, e la progressiva adesione al verismo corrente, nel tentativo di individuare una sua maniera originale, anche attraverso il contributo di Domenico Morelli, di cui più volte visitò lo studio a Napoli e al quale sarebbe stato legato da reciproca stima e amicizia. Dalla metà degli anni Ottanta Sartorio aveva preso a frequentare l’ambiente artistico di via Margutta, stringendo stretti rapporti con il pittore spagnolo José Villegas Cordero, che lo introdusse ai grandi connoisseur della Città Eterna.
Studio accademico per giovinetto ignudo disteso, che sarà esitato nell’asta di Dipinti del XIX del 21 dicembre 2020 (lotto 953), è da riferirsi a questo periodo e fu commissionato dal Conte Pietro Giorgi (Roma, 1850 – 1916), amico, mecenate e collezionista di Sartorio, di cui esiste un prezioso epistolario di una decina di lettere autografe del Maestro inviate al Giorgi da Parigi a partire dal 1884, che rappresentano un fascinoso affresco dell’ambiente artistico e letterario del tempo.
In queste appassionate missive un giovanissimo Sartorio è freneticamente impegnato a frequentare la colonia degli artisti italiani, tra cui De Nittis, Palizzi, Corcos, Detti, Pittara, ma anche stranieri come l’ungherese Munkàcsy, Meissonier, Bougoureau, Jeròme, Van Beers, Bastien-Lepage, a vedere Salon e galleristi influenti come Paul Durand-Ruel che allora dettava i trend artistici della Ville Lumière.
Di grande atmosfera le Vele in laguna di Pietro Fragiacomo (Trieste 1856 – Venezia 1922), uno dei migliori paesaggisti della seconda metà dell’Ottocento per un’innata capacità di cogliere la luce con una felicità impressionista di grande impatto lirico, che rende le sue tele una delicata e armoniosa sintesi di melanconica poesia (loto 917, stima 13.000 – 15.000 euro).
Di raffinata sensibilità plastica unita ad una tecnica prodigiosa a cogliere ogni pur minima variazione sentimentale, il Ritratto di Maria della Gandara di Vicenza Vela (Ligornetto, 1820 – Mendrisio, 1891), che lo rendono uno dei grandi protagonisti della scultura europea del XIX secolo (lotto 929, stima 5.000 – 7.000 euro), mentre di effetto spettacolare la Battaglia tra soldati arabi di Felix Philoppoteaux (Parigi, 1815 – 1884), firmata e datata 1880 (lotto 942, stima 4.500 – 5.500 euro).
L’Autoritratto di Antonio Mancini (Albano Laziale, 1852 – Roma, 1930), scevro da ogni necessità di autocelebrazione, con veloci ed espressivi tocchi di colore rende perfettamente la vivace curiosità che ha animato sempre la sua arte (lotto 975, stima 20.000 – 26.000 euro).
La pittura italiana tra il Quattrocento e il Cinquecento è ancora oggi per il mondo collezionistico e per la ricerca storica artistica, una miniera inesauribile di artisti che hanno operato in maniera parallela, e a volte laterale, alle grandi innovazioni dei maestri del Rinascimento, un movimento che al di là della percezione contemporanea rappresentava l’élite di un rinnovamento culturale e artistico che solo nei secoli successivi venne compreso come fondamentale per la costruzione di un ruolo moderno dell’arte e degli artisti come testimoni essenziali della storia di un Paese.
Ma come un grande fiume nasce da molteplici affluenti, ogni artista rappresentava la cultura visiva del proprio territorio, che nell’insieme costruiva la tradizione e l’innovazione di quella galassia di infiniti stati, feudi, poteri sacri e profani che era l’Italia di allora.
Nella prossima asta di Dipinti Antichi del 21 verranno esitate quattro tele che rappresentano il coacervo di linguaggi visivi di una stagione dell’arte che ancora emoziona per le sue innumerevoli peculiarità. Partendo dall’artista con lo stile più arcaico, spicca per la sua ieratica figura il San Prosdocimo di Padova del Maestro del Trittico di San Niccolò, attivo in Veneto tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, dipinta su tavola fondo oro e forse commissionato nel 1503 dalla badessa Catarina Mariotti per la chiesa di San Prosdocimo a Venezia (lotto 1092, stima 7.000 – 10.000 euro).
La seconda tela che merita attenzione è una Madonna con Bambino di gusto peruginesco di Antonio del Massaro da Viterbo detto “Il Pastura”, attivo a Roma tra il 1478 e il 1516, che fu uno dei principali protagonisti della pittura nella Città Eterna alla fine del XV secolo, insieme a Melozzo da Forlì e Antoniazzo Romano, con i quali firma lo statuto della corporazione di San Luca (lotto 1071, stima 3.000 – 5.000 euro).
La terza opera da segnalare è una tela con il Matrimonio mistico di Santa Caterina e San Girolamo, del manierista ferrarese Giuseppe Mazzuoli detto “Il Bastarolo”, da ritenersi realizzata nel periodo giovanile per i chiari riferimenti a Dosso Dossi e le influenze del Correggio e del Parmigianino (lotto 1070, stima 1.000 – 2.000 euro).
Del veronese Giovan Francesco Caroto una Madonna con il Bambino e San Giovannino di chiara influenza leonardesca desunta dal viaggio milanese a metà degli anni dieci del ‘500 alla corte di Anton Maria Visconti, dove entrò in contatto con il Bramantino, Bernardino Luini e Cesare da Sesto (lotto 1288, stima 8.000 – 12.000 euro).
A due mani la realizzazione di una forte e ombrosa Natura morta con bacili e stoviglie con figure di Giovanni Battista Recco (Napoli, 1610 – 1660) e Giuseppe di Guido detto Maestro di Fontanarosa, dal forte carattere caravaggesco che ricorda la prima maniera di Diego Velasquez e le bodegones di Alejandro de Loarte e di Juan Sánchez Cotán (lotto 1231, stima 20.000 – 30.000 euro).
Assai prossimo al classicismo di Nicolas Poussin, il Sansone di un pittore francese del XVII secolo, per l’approccio rigoroso della costruzione scenica, la scelta delle cromie e un raffinatissimo gusto che lo porta a citare nel brano del sarcofago su cui si siede l’eroe, il Museo Cartaceo di Cassiano dal Pozzo (lotto 1281, stima 8.000 – 12.000 euro).
Nel Trionfo di Davide di Antonio Balestra (Verona 1666 – 1740), cogliamo il suo misurato classicismo, che dalla tradizione veneta si arricchisce di un colorismo terso, diafano e caldo (lotto 1289, stima 15.000 – 25.000 euro), che si esalta nella Natività già appartenuta a Papa Clemente XII Corsini (lotto 1028 bis, stima 8.000 – 12.000 euro).