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Le prospettive della memoria. Intervista ad Andrea Abbatangelo

Andrea Abbatangelo, dal progetto Prospettive: Visioni della città tra memoria e futuro, Calderara di Reno (Bo), 2020 Andrea Abbatangelo, dal progetto Prospettive: Visioni della città tra memoria e futuro, Calderara di Reno (Bo), 2020
Andrea Abbatangelo, dal progetto Prospettive: Visioni della città tra memoria e futuro, Calderara di Reno (Bo), 2020
Andrea Abbatangelo, dal progetto Prospettive: Visioni della città tra memoria e futuro, Calderara di Reno (Bo), 2020

Un grande progetto di arte collettiva e partecipata fra memoria e futuro. Che con l’arrivo del Covid ha ricevuto nuovi stimoli

Quali sono i modi per poter strappare all’oblio la storia di una comunità, i volti, i luoghi, gli avvenimenti? In che maniera il passato può mutare il campo d’azione e generare tensione futura? Il fil rouge che lega tali interrogativi è il quid concettuale di Prospettive: Visioni della città tra memoria e futuro & Stasera a casa di Luisa, a cura di Adiacenze, il primo progetto del Sistema Culturale Cittadino del Comune di Calderara di Reno (Bo) costituito dalla Casa della Cultura Italo Calvino, dal Teatro Spazio Reno e dalla Biblioteca Rinaldo Veronesi, realizzato in collaborazione con il Circolo Fotografico Calderarese ed il contributo regionale, della Fondazione del Monte, ConfCommercio ed EmilBanca. Abbiamo scelto di incontrare, a distanza, l’artista Andrea Abbatangelo che avrebbe dovuto portare avanti Prospettive in residenza artistica a Calderara di Reno. Ma l’emergenza Covid19 non glielo ha permesso, stravolgendo, in parte, la fase creativa…

 

Andrea Abbatangelo, Project RadioLondon,  Harare, 2018, Public Art in Harare, Zimbabwe
Andrea Abbatangelo, Project RadioLondon, Harare, 2018, Public Art in Harare, Zimbabwe

Prospettive: Visioni della città tra memoria e futuro & Stasera a casa di Luisa sono due elementi di un grande progetto di arte collettiva, partecipata che, nato prima del lockdown della primavera 2020 ha visto la luce secondo una nuova decodificazione di intervento tra te e i luoghi ed i soggetti protagonisti. Raccontaci la genesi di Prospettive…
Avevamo iniziato a discutere di un possibile progetto diffuso e sul coinvolgimento della popolazione (che supera i 12000 abitanti) quando ancora non si parlava di Covid in termini di pandemia. Poi con l’arrivo delle misure di distanziamento fisico ci siamo resi conto che il rischio era quello che si traducessero ben presto in un clima generale di isolamento sociale, i sintomi già c’erano tutti: dallo stigma per chi contraeva il virus alle prime forme di razzismo verso la comunità cinese. Non per ultimo quel maldestro Trump che ne alimentava entrambe. Per questi motivi dopo una breve pausa di riflessione abbiamo deciso di cambiare metodo di lavoro ma di avanzare con il progetto. Io sentivo l’urgenza di coinvolgere lo spazio pubblico anche perché venivo dalle esperienze degli ultimi tre anni di lavoro in cui l’arte pubblica e la partecipazione erano centrali. Inoltre ricordo lo sconcerto e la paura di quel che (non) vedevo dalla finestra di casa: una Londra spettrale, quasi metafisica. Deserta quanto la Manhattan nell’ultima scena de L’Avvocato del Diavolo. A distanza devo anche dire che ho avuto una primavera particolarmente produttiva, prolifica e inspirata. Credo che Prospettive abbia beneficiato, di riflesso, degli stimoli che ho ricevuto anche da tutti gli altri progetti a cui ho lavorato al tempo – non per ultimo quello per il MOCAD di Detroit.

Nella tua ricerca, la commistione tra ricordo e memoria, lungo una linea del tempo che è continuo rimando tra passato e futuro, si fonde con il rapporto che la tua grammatica artistica intraprende con la materia. Un esempio, che assume connotati metaforici, è il lavoro di imprimitura dell’immagine sulle foglie. In cosa consiste il missaggio tecnico e concettuale che ti spinge ad adottare tale procedimento?
Di solito nel mio lavoro, l’incantesimo travalica qualunque processo cognitivo perché mi baso molto sull’intuizione. In Prospettive forse questo aspetto è stato addirittura portato all’estremo: sia i fondamentali che le categorie emergono in un amalgama inaspettatamente omogenea. C’è un’estetica nuova in questa serie rispetto ai miei lavori precedenti, in parte dovuta ad alcune tecniche primordiali di fotografia analogica con cui ho lavorato. Un ruolo ce l’ha anche, o forse soprattutto, l’aver lavorato in distanza. Ogni lavoro finito – prototipo per i gradi manifesti affissi – sembra l’eco, il riverbero dell’immagine iniziale. Una sorta di sogno sognato in cui il senso, i soggetti ed i luoghi rappresentati partecipano collettivamente alla narrazione. Lavorare con le fibre vegetali, la clorofilla o un derivato del cianuro per me non è stata solo una questione tecnica. Mi ha permesso di ricostruire quella dicotomia magica, esoterica, che è la città: biologico e sociale. Allo stesso modo, attraverso le fibre vegetali ho tradotto brani di vissuto.

 

Andrea Abbatangelo, dal progetto Prospettive: Visioni della città tra memoria e futuro, Calderara di Reno (Bo), 2020
Andrea Abbatangelo, dal progetto Prospettive: Visioni della città tra memoria e futuro, Calderara di Reno (Bo), 2020

Le opere di Prospettive: Visioni della città tra memoria e futuro, esposte sine die in vari luoghi simbolo di Calderara di Reno, Bargellino, Lippo e Longara, diverranno, di fatto, elementi del paesaggio urbano, trasformato dall’arte. Esse, invero, sono tasselli di una inesplorata costruzione evocante nuova reminescenza. Cosa pensi che il progetto potrà generare, nei tempi a venire?
I ricordi più belli dei miei studi universitari sono tutti legati agli esperimenti di sociologia visiva e la sociologia è sicuramente una scienza onnicomprensiva. Come accennato prima il mio metodo di lavoro è molto intuitivo. Su quell’istante in cui non sono più nemmeno io, con la mia persona ed il mio ego. E questa è una pratica ricorrente per me. In questo caso lavorare in distanza alla fine mi ha aiutato – 1500 km tra Londra e Calderara, che poi sono giunti a oltre 2000 quando mi ero trasferito in Scozia durante l’estate. Mentre all’inizio lo temevo molto; non mi piaceva per nulla l’idea di lavorare in un contesto di cui non avevo nessuna esperienza personale. Poi man mano il lavoro sull’archivio, su immagini già preesistenti è diventato centrale, tanto che ha sostituito tutto il lavoro sulle installazioni ambientali sulle quali avevo ipotizzato il mio intervento. Sicuramente, si genererà un cambiamento di percezione, seppur temporaneo, dei luoghi famigliari per la comunità locale. Forse una maggior consapevolezza delle profonde trasformazioni sociali e culturali che hanno interessato il Comune di Calderara negli ultimi 70 anni. Sarei felice se questo progetto potesse contribuire al consolidamento della presenza del contemporaneo nel territorio. Ovunque nel mondo siamo ad un bivio e rischiamo che le prossime generazioni abbiano meno voce e siano più omologate e meno creative delle precedenti. Fortunatamente sono resilienti ma i social media stanno piallando tutte le sfumature. Già la mia generazione, è certificato che avrà meno di quella precedente, c’è il conto della Grande Recessione del 2008, la Globalizzazione con tutte le instabilità politiche ed economiche derivate ed ora il Covid 19. Mi piace pensare che Prospettive darà un contributo anche in questo senso, specialmente nella sua dimensione laboratoriale, appena sarà nuovamente possibile.

 

Andrea Abbatangelo, dal progetto Prospettive: Visioni della città tra memoria e futuro, Calderara di Reno (Bo), 2020
Andrea Abbatangelo, dal progetto Prospettive: Visioni della città tra memoria e futuro, Calderara di Reno (Bo), 2020

Calderara di Reno e i luoghi deputati ad accogliere le opere manifesto di Prospettive e quanto esposto nella Casa della Cultura Italo Calvino che, a ritroso, presenta al pubblico il concepimento dell’intero progetto, assumono i connotati di corto circuito tra i poli fuori\dentro tali da farsi eco di sinapsi mnemoniche. Come immagini che il pubblico extramoenia possa costruire la propria prospettiva a partire dal tuo percorso?
Mi piace molto il lavoro finale perché è una serie di interventi specifici e potenzialmente dipendenti tra loro. Difficilmente guardando i singoli lavori si percepisce il processo che c’è dietro così come la sequenzialità tra i vari siti ed i soggetti. Mi spiego meglio: essendo questo un grande intervento site specific – coinvolge 10 edifici con più di 250 m2 di superficie lavorata – questi lavori possono essere visti singolarmente se si è fisicamente a Calderara o in carrellata se si guardano online, come presto sarà possibile dal sito del Comune di Calderara. Inoltre alcuni parametri, propri della razionalità, vengono meno. Come ad esempio l’ordine cronologico dei fatti o delle vicende raccontate o la gerarchia tra eventi di “Storia” o semplici “storie personali”. Credo che il bello di un progetto come questo sia anche nel fatto che sia multi-layers, che possa essere letto nel suo contenuto estetico o man mano sempre più in profondità, in alcuni significati più nascosti che mi sono divertito ad investigare durante i sei mesi di lavoro.

 

Andrea Abbatangelo, dal progetto Prospettive: Visioni della città tra memoria e futuro, Calderara di Reno (Bo), 2020
Andrea Abbatangelo, dal progetto Prospettive: Visioni della città tra memoria e futuro, Calderara di Reno (Bo), 2020

Progetti per il futuro?
Considerando il caos che provocherà la Brexit qui in Inghilterra, che ancora non è entrata nel vivo, ed una possibile terza ondata di Covid, io sono già catapultato a Giugno 2021! Sicuramente nei mesi prossimi tornerò a lavorare su Project RadioLondon che è in standby da mesi ormai (c’è stato e c’è tanto, troppo digitale nel corso del 2020) e che ripartirà anche grazie all’inserimento nel network di Indipendenti del MAXXI. Il 2022 sarà il decennale del mio intervento performative per Winning Hearths and Minds a Kassel, curato da Critical Art Ensemble per Documenta 13. Fu un’edizione particolarmente densa, radicale e anche carica di significati personali. Vorrei ricordare quel progetto, forse con una mostra e credo che ci sarà comunque tanto lavoro da fare!

Ecco dunque che Andrea Abbatangelo dalla visione delineata dal passato riesce a tradurre una prospettiva futura. Una rigenerazione sociologica che nulla ha a che vedere con il concetto abusato di ‘arte pubblica per la riqualificazione urbana’, per fortuna. Il doppio progetto portato avanti nel 2020 e curato da Adiacenze ha originato uno sguardo inatteso nei soggetti che hanno preso parte – da protagonisti o da osservatori – alla costruzione di un inusuale nuovo archivio che continuerà a vivere secondo una costruzione di nuovi paradigmi e di nuove visioni.

https://andreaabbatangelo.com

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