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Il couturier francese Pierre Cardin è morto

Pierre Cardin

Dall’abito nero con collo alla coreana stile Beatles agli abiti striminziti con zip od oblò dall’estetica optical, i suoi abiti celebrano la libertà della donna. Lo stilista Pierre Cardin conosciuto in tutto il mondo per le sue invenzioni futuristiche è morto martedì 29 dicembre all’ospedale americano di Neuilly-sur-Seine, all’età di 98 anni, ha dichiarato la sua famiglia all’Agenzia France-Presse (AFP).

Fino alla fine si è interessato alla moda, è rimasta la sua “droga”, come testimonia l’apertura di un’ultima boutique alla fine del 2017 in rue Royale, Parigi. Fino all’ultimo fedele al suo stile, ha creato per anni lo stesso look “datato”, secondo alcuni, “senza tempo” secondo altri. “È un pericolo per la moda produrre senza sosta; io, ho uno stile riconoscibile che è la mia firma, lo stesso non si può dire degli altri!”.

Nato il 2 luglio 1922 a Sant’Andrea di Barbarana in Veneto da genitori contadini caduti in disgrazia con la Prima guerra mondiale, Pietro Costante Cardin è cresciuto in Francia costretto a fuggire dal Fascismo. Il più piccolo di sette figli, ha iniziato la sua strada a 14 anni da un sarto a Saint-Etienne prima di entrare nel 1944 nella famosa casa di moda Paquin, dove ha disegnato i costumi e le maschere del film La bella e la bestia (1946) di Jean Cocteau. Poi da Elsa Schiaparelli, la sarta parigina di origine italiana che annovera tra i suoi amici Salvador Dalì e Alberto Giacometti, nel 1947, dopo essere stato rifiutato da Balenciaga, Pierre è il primo dipendente della maison Christian Dior, è in prima fila nella creazione del famoso New Look.

Tre anni dopo, nel 1950 fondò la sua casa (a Rue Richepanse 10, oggi Rue du Chevalier-de-Saint-George a Parigi) e rivoluzionò l’alta moda con le sue silhouette circolari astratte, con abiti dalle forme scultoree e nuovi tessuti come il vinile per la linea “Cosmocorps”, o la finta pelliccia che creò tanto scandalo. I suoi abiti colpiscono anche per i colori e le stampe prese in prestito dalla pop art. “Ho l’approccio di uno scultore: per prima cosa creo delle forme e poi cerco di inserirci il corpo” ha spiegato.

Collezione 1971

Fin dall’inizio l’audace stilista incarna, insieme ai colleghi André Courrèges (1923-2016) e Paco Rabanne, la rinascita sartoriale del dopoguerra, l’utopia degli anni Sessanta, il desiderio di cose nuove, talmente nuove che arrivano dallo spazio. “Sono sempre stato proiettato nel futuro; Ho sempre creato per i giovani”. Pierre Cardin, pioniere già in quegli anni, vuole liberare la donna, vuole creare degli abiti che la facciano muovere, degli abiti che oggi chiameremmo gender fluid e che allora definiva unisex.

Cardin era un vero imprenditore dello stile, un uomo in grado di vedere il passo successivo prima degli altri. Nel ’59 apre il primo negozio di alta moda in Giappone ma soprattutto capisce l’importanza di uscire dai salotti parigini e democratizzare l’abbigliamento, offrendo prezzi più bassi e creando collezioni con i grandi magazzini Le Printemps, mossa che gli costò l’espulsione dalla camera sindacale della Couture.

Diana Vreeland e Pierre Cardin nel 1982 (photo Ron Galella)

Ma Pierre era un uomo d’avanguardia. Oltre alla moda si è sempre occupato di arredamento e non solo: investe una fortuna sui contratti di licenza e le sue iniziali PC iniziano a comparire su cravatte, accendini, carta da parati e persino sulle bottiglie d’acqua, aveva reso il suo nome un marchio globale. Non si ferma qui, frequentatore di quello che oggi è l’ultimo ristorante parigino in stile Art Nouveau, Cardin acquistò Maxim’s nel 1981, aprendone altri a Tokyo, Shangai e Pechino. Oggi la sede di Parigi ospita in uno dei suoi tre piani un museo di Art Nouveau con pezzi di inestimabile valore.

L’opera però che forse lo rappresenta di più è Palais Bulles, progettato dall’ungherese Antti Lovag per l’industriale Pierre Bernard, e poi acquistata da Cardin negli anni ’80. Un palazzo di bolle per l’uomo che ha inventato il bubble dress. 1200 metri nel golfo di Cannes, a Théoule-sur-Mer dove tutto è tondo, dalle pareti ai mobili e persino televisione, 10 stanze da letto in tutto con importanti opere d’arte appese ai muri tra cui Patrice Breteau, Jerome Tisserand, Daniel You, François Chauvin, Jêrome Tisserand e Gerard Cloarec.

Per ricordare il grande stilista del futuro su SkyArte va in onda il docu-film House of Cardin, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e diretto da P. David Ebersole e Todd Hughes sia stasera, mercoledì 30 dicembre, alle 21.15 che martedì 5 gennaio alle 19.35. In streaming su NOW TV.

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