Si tratta di un grande intervento di Land Art ad opera di Juliana Notari. 33 metri di vulva che rappresentano uno schiaffo alla presidenza maschilista e misogina di Bolsonaro.
Un taglio, una ferita che si apre insanguinata sul crinale di una collina. Trenta metri quadrati di terreno hanno lasciato spazio a un enorme vagina in cemento armato. La scultura non crea solo un solco nella distesa erbosa, ma intende graffiare e scalfire la scorza misogina e sessista dietro la quale una porzione culturale ancora meschinamente si rintana. Nasce infatti con questo intento Diva, la scultura raffigurante una vulva rossa di 33 metri di altezza per 16 di larghezza e 6 di profondità. L’opera è visibile dal 31 dicembre 2020, realizzata sopra una collinetta di Usina de Arte, un parco di scultura all’aperto nei pressi della cittadina di Água Preta, nello stato di Pernambuco, 130 km a sud della capitale Recife. Ideatrice dell’intervento di Land Art è Juliana Notari (Recife, 1975), artista brasiliana da tempo impegnata nella causa femminista. Una vulva brillante, che con il suo grondare scarlatto non può che attirare l’attenzione così adagiata sul letto verde che la ospita.
L’opera ha inevitabilmente mosso opinioni, anche negative e violente, ma come racconta l’artista era proprio questo l’obiettivo:
In Diva uso l’arte per dialogare con questioni che rimandano alla problematizzazione di genere da un punto di vista femminile unito a una visione cosmica che indaga il rapporto tra natura e cultura nella nostra società occidentale, fallocentrica e antropocentrica. Questi problemi stanno diventando sempre più urgenti: del resto, sarà attraverso un cambio di prospettiva del rapporto tra umano e non umano che potremo vivere più a lungo su questo pianeta e in una società meno iniqua e meno catastrofica.
Provocazione direttamente indirizzata a Bolsonaro e al clima di intolleranza e maschilismo che caratterizzano la sua presidenza. Difatti uno dei suoi più stretti collaboratori, il filosofo e polemista Olavo de Carvalho, non ha mancato di manifestare la propria idiozia attraverso un tweet: “Perché parlano male di una figa di 33 metri quando potrebbero affrontarla con un cazzo?”. Non c’è allora da stupirsi se in Brasile, come del resto in tante altre realtà, la condizione della donna è ancora un problema particolarmente grave e sentito. Diva opera quindi come un’irruente manifestazione di presenza, un grido di rabbia e attenzione rivolto al mondo intero, un’esaltazione del valore femminile a tutti i livelli possibili. Intervento che si aggiunge alla recente depenalizzazione dell’aborto in Argentina – primo grande Paese del subcontinente americano a vararla. Né l’opera né tantomeno il messaggio sono stati però afferrati dai bersagli della provocazione, che hanno invece provato a farne una questione morale (definendola oscena e riprovevole) o politica (giudicandola propaganda di sinistra).
Per fortuna non mancano anche i pareri positivi, come quelli di Daniela Name – “fonde il femminile alla terra, due tipi di fertilità, evidenziando come il potere generatore del corpo della donna vada ben oltre la maternità”- e della poetessa Cida Pedrosa, tra le più apprezzate in Brasile, che ha invece definito l’opera “bella e urgente” e che le reazioni aggressive sono “uno specchio del nostro ritardo”.
Inoltre Diva non si riduce – non che sia poco – a una atto provocatorio, ma vanta caratteristiche tecniche tali da porre l’attenzione anche sulle modalità di realizzazione dell’opera. Juliana Notari si è infatti avvalsa dell’aiuto di una quarantina di persone per costruire l’opera – tra cui molti uomini, che ha pubblicamente ringraziato in un post su Facebook. Il gruppo di escavatori ha così modellato la vulva a mano avvalendosi di cemento e resina. Un immenso lavoro durato 11 mesi. L’opera è inoltre progetto conclusivo di una residenza d’arte – nata dalla collaborazione tra Usina de Arte e il Museu de Arte Moderna Aloisio Magalhães di Recife – a cui Juliana Notari ha preso parte. Un grande intervento di Land Art che ci auguriamo continui a muovere anime e attenzioni come già ha iniziato a fare.