Perché la Rai da 18 anni ha rimpiazzato il tradizionale Concerto del 1 gennaio da Vienna con la sua scimmiottatura veneziana?
– Mi è arrivato in anteprima il cd (ufficialmente in commercio dal 15 gennaio) del Concerto di Capodanno di Riccardo Muti da Vienna, ascoltato e visto in diretta sul satellite la mattina dell’1. Già lo avevo trovato tra i più bei Neujahrskonzerte del nuovo secolo, insieme ai due, prodigiosi e ophülsiani, diretti da Georges Prêtre nel 2008 e nel 2010, e a quello del 2018 diretto sempre dallo stesso Muti.
– Come sarebbe a dire sul satellite? Non è andato in onda sulla Rai?
– Sono 18 anni che la Rai trasmette in differita di un paio d’ore e su Raidue il Concerto di Vienna, per mandare in diretta sulla rete ammiraglia il Concerto di Capodanno dalla Fenice di Venezia. Uno scandalo ormai consolidato.
– 18 anni? Dici sul serio?
– E come no! Fu una brillante idea dell’allora direttore di Raiuno, l’azzimato valletto berlusconiano Fabrizio Del Noce, che nel 2004 scippò la diretta da Vienna per promuovere il Teatro La Fenice, risorto “com’era e dov’era” dalle ceneri dell’incendio del 1996 nella forma di clamoroso “falsone”, e reinaugurato qualche mese prima.
– Ma c’era bisogno di metterlo al posto del Concerto di Vienna?
– Me lo sono sempre chiesto anch’io. Perché non spostarlo a un più italiano orario pomeridiano? La sola idea di andare a una Matinée veneziana in giacca e cravatta dopo i bagordi della notte di San Silvestro mi ripugnerebbe. Per andare a sentire cosa, poi? Una carrellata di arie famose e celebri cori da opere, come quelle antologie liriche che uscivano in edicola negli anni ’90. Vuoi mettere svegliarsi al suono di un valzer ancora in panciolle nel lettone e fare colazione col Danubio Blu e la Marcia di Radetzky?
– Però ammettilo, quei balletti ingessati e stucchevoli non si possono guardare.
– Ma chissenefrega dei balletti! E poi anche loro fanno “tradizione”. Come quei dolcetti ipercalorici che mangi a Natale mica perché ti piacciono, ma perché si mangiano in quei giorni e basta. Te li raccomando, invece, i dettagli degli interni e degli stucchi rifatti della Fenice ripresi con il cellulare… Ma di questo parlo per sentito dire, perché io i Capodanni televisivi da Venezia li ho sempre evitati come la peste.
– Cioè non ne hai mai visto uno?
– Vuoi scherzare? Fedele alla linea! Basta sintonizzarsi sul satellite e qualche canale francese o tedesco che il primo gennaio si collega con il Musikverein alle 11 del mattino lo trovi senza difficoltà. Con l’offerta satellitare e gli streaming sul web, ormai è inconcepibile pensare di dover dipendere dai palinsesti e dalle programmazioni dei canali televisivi. Sicché ciaone agli improbabili fiordafiore della Fenice (per quanto sul podio si siano alternati negli anni direttori di rilievo…), e vai con la diretta da Vienna tutta la vita!
– E che mi dici del cd?
– Alla riprova d’ascolto nel salotto di casa, smaltita l’adrenalina della notte di San Silvestro, confermo la magnificenza. I tecnici della Sony hanno magistralmente suddiviso le diverse sezioni dell’orchestra mantenendovi l’aria che fisicamente le separa, e rendendole acusticamente parti perfettamente distinguibili (sarà forse per via della sala vuota a causa del Covid?) dell’unica bolla d’oro del suono iridato dei Wiener Philharmoniker. La leggerezza, l’eleganza, gli struggimenti per il mondo di ieri che fu e non è più, escono dalla bacchetta di Muti virilmente rimodellati in forma di sogno impossibile ma vitale ed energico perché è la musica ad impedirne la dissoluzione, almeno finché dura l’eco delle note. Quanto sono belli i miracoli.
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