Arriva in libreria la prima raccolta di scritti di Enrico Castellani, indiscusso protagonista dell’arte del secondo Novecento
Arriva in libreria, dal 19 gennaio, la prima raccolta di scritti di Enrico Castellani (1931-2017), indiscusso protagonista dell’arte del secondo Novecento e padre del minimalismo. Nato a Castelmassa (Rovigo) nel 1930, Castellani studia arte, scultura e architettura in Belgio fino al 1956, anno in cui si laurea alla École Nationale Superieure. L’anno successivo torna in Italia, a Milano. Qui diventa esponente attivo della nuova scena artistica insieme a Piero Manzoni con il quale propone propone l’azzeramento totale dell’esperienza artistica precedente.
Quando una superficie, una tela, viene suddivisa anche da una sola linea, si creano dei rapporti conflittuali, si dà sempre adito a una interpretazione. Ecco io volevo che ciò che facevo fosse indiscutibile, non interpretabile, qualcosa che c’è e basta.
Nella sua decennale carriera, Castellani ha affiancato la sua ricerca pittorica con riflessioni di carattere teorico concretizzate in appunti e note scritte, talune divenute ormai celebri, come le parole sulle pagine di Azimuth, pioneristica rivista pubblicata con Manzoni tra il 1959 e il 1960.
Tele monocrome estroflesse con varie tecniche in modo da creare effetti di luci e ombre: si tratta di un’esperienza considerata fondamentale nella storia dell’arte contemporanea del Novecento, non solo per quanto riguarda la scena italiana, ma soprattutto di quella internazionale.
Il volume, realizzato in collaborazione con la Fondazione Enrico Castellani, raccoglie una serie di scritti conosciuti e altri inediti, tutti selezionati da Federico Sardella e raggruppati secondo nuclei tematici: la teoria dell’arte, l’etica, la politica, il ruolo dell’artista nella società; ma anche testi di carattere più intimo volti a indagare, ad esempio, il tema della memoria.
Ho dedicato, come tutti, la mia vita a tante cose:
gli amori, l’impegno in politica, le amicizie e, data l’attività scelta in giovane età,
la pittura e le polemiche artistiche ad essa attività connesse.
Questa raccolta di scritti non si pone come semplice ritratto dell’artista, ma più come il racconto di una vita che è stata “luogo di infiniti incontri, di disperate attese, di tautologiche commisurazioni, di sofferenze esistenziali e di utopistiche verifiche”.