A Palazzo Barberini di Roma una mostra approfondisce l’opera di Mattia e Gregorio Preti. Al centro dell’esposizione troviamo Cristo e la Cananea, dipinto recentemente restaurato ed emblematico dell’arte di Mattia Preti.
In una delle numerose sale di Palazzo Barberini, un sobrio allestimento di cinque opere omaggia Mattia Preti (1613-1699), riconosciuto protagonista del Seicento pittorico; soprannominato “Il Cavalier Calabrese” per la sua appartenenza all’ordine equestre di San Giovanni; originario di Taverna, un antico paesino dell’entroterra silano; seguace ed emulo del Caravaggio non solo nella peculiarità eccentrica della visione ma, perfino, in alcuni tratti salienti del suo percorso biografico, quali le tappe cruciali a Roma, a Napoli e a Malta.
Un “caravaggesco”, tuttavia, incline ad una flessione cromatica appresa, verosimilmente, nel corso di una breve esperienza veneta, nel clima estetico dominato dalle ideazioni del Tintoretto e di Paolo Veronese; oltre che, non di rado, propenso a lenire il metafisico realismo del Merisi col balsamo di una studiata teatralità figlia del barocco incombente assimilato dal Guercino e da Giovanni Lanfranco. Fulcro della mostra curata da Alessandro Cosma e da Yuri Primarosa, il dipinto – recentemente restaurato nei laboratori delle Gallerie Nazionali – raffigurante Cristo e la Cananea, un’opera finora poco conosciuta proveniente dalla quadreria della famiglia Colonna, frutto della visione stilisticamente sincretica acquisita dal Preti nel corso delle sue peregrinazioni.
Parimenti, nella Cena del ricco epulone – altro olio in mostra – i convitati, sorpresi dall’occhio sincretico dell’artista, si rivelano al riguardante tra inquiete ombre caravaggesche e chiare tonalità veneziane. Ma l’Allegoria dei cinque sensi è il dipinto che più ci coinvolge per quella concitata movimentazione dello spazio che sospinge lo sguardo a volteggiare, come un’ape bottinatrice, ora su questa ora su quella scena di genere: dal concerto all’osteria; dal gioco alla buona ventura. Qui è presente, accanto alla mano di Mattia, quella, più accademica, del fratello Gregorio (1603-1672) – allievo del Domenichino e attivo segnatamente a Roma- che ha voluto immortalarsi in primo piano con un autoritratto , allegoria didascalica della vista nella scenografica sarabanda dei sensi.
E pure a Gregorio Preti appartengono gli altri due quadri che completano la mostra: Sant’Orsola e Le nozze di Cana. Nei quali ci sembra di intravedere un temperamento artistico saldamente aggiogato al mestiere. Guardiamoli entrambi con attenzione: nulla da fare! L’occhio non si agita, non riesce a penetrare la scena, non essendo sollecitato da alcun moto – sia pure illusorio- di vita. Sosta sul limitare del quadro e ne misura distrattamente il perimetro.
Informazioni
Fino al 2 maggio 2021
La Cananea restaurata. Nuove scoperte su Mattia e Gregorio Preti
a cura di Alessandro Cosma e Yuri Primarosa
Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini
Via delle Quattro Fontane 13, Roma