A pochi passi da Pompei e Ercolano si trovano due tesori archeologici da scoprire: Stabia e Oplontis, siti che ricadono rispettivamente nel moderno tessuto urbano di Castellammare di Stabia e Torre Annunziata.
L’antico territorio di Stabia era molto più esteso dell’attuale centro cittadino e il suo confine con Pompei era costituito dal fiume Sarno. Oplontis, d’altra parte, non era un vero e proprio centro urbano ma solo un centro residenziale compreso nel suburbio pompeiano.
I due siti in questione condividono con Pompei ed Ercolano la riscoperta in epoca borbonica, periodo in cui le ricerche venivano condotte secondo un metodo di tipo antiquario, volto cioè al solo recupero di suppellettili e al distacco di mosaici e affreschi. Nel momento in cui un sito non sembrava restituire nulla che potesse diventare oggetto da collezionismo, la sua indagine veniva abbandonata.
Gli scavi borbonici a Stabia ebbero inizio tra il 1749 e il 1782 allorché vennero individuati sulla collina di Varano sei grandi complessi residenziali che sfruttavano le grandi potenzialità paesaggistiche e climatiche della posizione. Una seconda campagna di scavo, questa volta condotta secondo il metodo stratigrafico, avvenne tra il 1950 e il 1962, per poi vedere indagati i singoli complessi negli anni successivi in fasi diverse. In area torrese, nonostante i rinvenimenti che si registravano dal Cinquecento, si dovette attendere il 1839 per poter intraprendere delle ricerche finalizzate a indagare alcuni ambienti di una villail cui ingressoè oggiin Via dei Sepolcri. A causa della mancanza di fondi, le indagini furono concluse già nell’anno seguente, facendo piombare la villa nell’oblio fino al 1964.
I complessi oggi visitabili a Stabia sono Villa Arianna e Villa San Marco, mentre a Oplontis troviamo la Villa di Poppea, strutture non completamente scavate e che in antico condividevano l’affaccio panoramico sul mare.
Come per le domus pompeiane, i nomi con cui sono indicate le ville sono del tutto convenzionali; Villa Arianna è così chiamata per il ritrovamento di un quadretto con Arianna abbandonata, Villa San Marco prende il nome da un’antica cappella costruita nella zona nella seconda metà del Settecento. Per quanto riguarda la Villa di Poppea, invece, il nome sarebbe da attribuire alla sua legittima proprietaria, Poppea Sabina moglie dell’imperatore Nerone.
Le ville presentano piante complesse e diverse tra loro,ma in ogni caso vi possiamo individuare gli ambienti canonici delle ricche abitazioni romane quali l’atrio di ingresso con impluvio per la raccolta di acqua piovana,portici affacciati suviridaria, ossia piccoli giardini interni a imitazioni di quelli più maestosi situati all’esterno con piscine e ricchi apparati di statue,ambienti termali e triclini per i banchetti.
La compresenza nelle ville di affreschi asseribili a più stili pompeiani è un sintomo del fatto che le strutture furono tutte protagoniste di ampliamenti e restauri in epoche diverse, dunquesoggetti alla moda del momento.
La sontuosità di questi luoghi sembra voler ingannare il tempoe condurre anche il visitatore moderno a esperire gli agi della vita della ricca aristocrazia romana che vi trovava le condizioni migliori per ritemprare lo spirito. Infatti, queste ville sono definite d’ozio, un’accezione che per i Romani aveva il significato di tempolasciato libero dai doveri della politica e dunque dedicato all’arricchimento della mente e al benessere del corpo.
La vivacità e la brillantezza degli affreschi sono la testimonianza del gusto che avevano i Romani per la vita, oltre che un baluardo culturale rappresentativo della mentalità aristocratica. Queste decorazioni rappresentano imitazioni di marmi preziosi, vedute su opulenti giardini e palazzi orientali, scene mitologiche e nature morte.
Nel loro complesso, tali residenze sono simili a organismi viventi, dialogano con l’ambiente esterno e se ne lasciano compenetrare attraverso la sapiente alternanza tra spazi chiusi e aperti, mettono in atto un processo osmotico tra ricerca di intimità e desiderio di sentirsi parte di una natura più grande ma non per questo meno accogliente.