Fino al 15 febbraio 2021 la Galleria Poggiali di Milano, in via Foro Bonaparte, presenta l’opera site specific delle artiste Goldschmied & Chiari Dove andiamo a ballare questa sera?
Dopo l’ultima recente mostra all’interno della collettiva svoltasi tra il 2019 e il 2020 al Museo Serlachius a Mantta in Finlandia, l’opera per la prima volta, viene esposta in uno spazio privato. Il titolo dell’installazione pone una domanda provocatoria e fuoriluogo per i tempi che corrono, ben diversi da quelli della Belle Époque,ma proviene dalla guida dedicata alle discoteche d’Italia scritta nel 1988 dal politico e ai tempi ministro degli esteri Gianni De Michelis, con la prefazione di Gerry Scotti.
Oltre a bottiglie vuote, festoni e mozziconi di sigaretta, l’installazione è composta anchedalle opere UntitledViews, costituite da specchi sulla cui superficie è stata impressa l’immagine del fumo. Un’occasione per evadere dal grigiore di questi giorni, immaginando, accompagnati da un sottofondo musicale, un party mai avvenuto.
Le artiste Goldschmied & Chiari sono un duo di performer costituito da Sara Goldschmied (1975) ed Eleonora Chiari (1971). Nelle loro opere utilizzano una vasta gamma di generi artistici, tra cui la fotografia, il video e l’installazione. Le due artiste hanno preso parte alla Biennale di Venezia del 2009, al Dublin Contemporary, alla Biennale di Berlino, alla Quadriennale di Roma e ad altri importanti eventi in tutto il mondo. Nel 2007 hanno vinto il Premio Arte in Cantiere del Museion di Bolzano e nel 2012 Goldschmied & Chiari è stato premiato come miglior gruppo di giovani artisti italiani per il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea.
L’opera Dove andiamo a ballare questa sera? ha fatto parte nel 2015 dell’ampio progetto espositivo nazionale curato da Achille Bonito Oliva, L’Albero della cuccagna. Nutrimenti dell’arte con il patrocinio di EXPO, che ha visto coinvolti diversi musei e istituzioni italiane. Ogni fondazione e museo ha accolto un’opera ispirata all’albero della cuccagna, soggetto iconografico legato all’albero sacro della fertilità di derivazione celtica. Nell’immaginario collettivo esso rappresenta il paese dell’abbondanza e il luogo del divertimento ed ogni artista che ha partecipato all’iniziativa ha interpretato il tema secondo il proprio linguaggio artistico.
In questa occasione, l’installazione è stata oggetto di un caso davvero particolare.
Qualche giorno dopo essere stata esposta al Museion di Bolzano, l’opera è stata scambiata dagli addetti alla pulizia delle sale museali per un cumulo di rifiuti ed è stata gettata via insieme al resto della spazzatura raccolta.
Il malinteso ha suscitato critiche, ma contemporaneamente ha aperto una questione estremamente attuale e interessante; nonostante l’installazione si trovasse all’interno del luogo “sacro” del museo, l’increscioso equivoco non era da imputare al personale di pulizia, ignaro di aver distrutto un’opera d’arte.
Bottiglie vuote, carta, bicchieri, ghirlande, coriandoli lasciati per terra in modo disordinato, erano gli elementi che componevano il lavoro, rappresentazione di ciò che resta di una festa: Goldschmied & Chiari volevano raccontare così l’epoca della cuccagna italiana degli anni Ottanta, caratterizzata dal consumismo, dalla televisione di massa, dalla politica corrotta e dalle feste. I giorni seguenti l’accaduto, sulle testate giornalistiche nazionali ed internazionali sono apparsi articoli che hanno colto l’occasione per ricordare la difficile comprensione dell’arte contemporanea da parte della società.
Il “The Guardian” ha dedicato un articolo intitolato Modern art isrubbish? Why mistaking artworks for trash proves their worth ed anche sul “Le Monde” è stato riportato l’episodio.
A giustificare le donne delle pulizie è stato anche l’aver creduto di trovarsi in presenza dei resti della festa che si era svolta la sera precedente al museo di Bolzano.
La direttrice del Museion, Letizia Ragaglia, intervistata dal quotidiano locale “Alto Adige”, ha dichiarato:
“Abbiamo detto al personale di pulire nel foyer e di lasciare stare il resto. Evidentemente hanno pensato che quello fosse il foyer. Il danno è stato fatto ma per fortuna riusciremo a rimediare perché l’installazione non è stata buttata nell’immondizia”.
Ironizzando poi sui social network, il Museion ha ricordato come questo emblematico episodio non sia stato un unicum nella storia dell’arte. Ecco il post pubblicato sulla pagina Facebook del museo:
“I precedenti illustri ci sono tutti, dalla vasca di Joseph Beuys alla porta di Duchamp. Questa mattina il personale addetto alle pulizie ha rimosso l’installazione ambientale Dove andiamo a ballare questa sera? delle artiste Goldschmied & Chiari, recentemente inaugurata. L’opera, che mostrava i resti di una festa finita, verrà riallestita al più presto!”.
Il caso che riguarda Duchamp e che risale alla Biennale di Venezia del 1978,ha coinvolto alcuni imbianchini che hanno erroneamente riverniciato quella che pensavano fosse una vecchia porta rovinata appoggiata ad un muro e che invece era Door, 11 rue Larrey, un readymade di Marcel Duchamp. L’opera, firmata nel 1927 dall’artista francese, era nota anche come Porta che apre e allo stesso tempo chiude, che Duchamp stesso aveva fatto realizzare per separare due ambienti della sua casa parigina. Esposta in occasione della Biennale, era stata posizionata in un angolo del Padiglione Italia per essere in relazione con un’altra porta effettiva, ma l’ambientazione così realistica aveva ingannato gli operai, che si erano così premurati di ridipingerla. A seguito del disguido, il famoso collezionista romano Fabio Sargentini, che aveva acquistato l’opera nel 1973 per 70 milioni di lire, è stato risarcito di 400 milioni di lire.