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Botticelli da record: venduto per 92 milioni di dollari all’asta Sotheby’s di New York

Un antico orgoglio. La fierezza d’essere italiani. E’ passato oltre mezzo millennio, ma l’Italia del Rinascimento è ancora lì, venerata e amatissima da tutti. In queste ore un giovane fiorentino del Quattrocento sta facendo il giro del mondo.

Poco fa in un’asta Sotheby’s a New York il ritratto di “Giovane uomo con in mano una medaglia” dipinto dal Botticelli è stato acquistato per l’iperbolica cifra di 92.184.000 dollari (diritti compresi) Conquistando il secondo posto nella classifica dei dipinti antichi più cari venduti in un’asta pubblica. Dopo il celebre “Salvator Mundi” di Leonardo aggiudicato nel 2017 da Christie’s per 450,3 milioni di dollari e prima della “Strage degli innocenti” dipinta da Rubens e venduta nel 2002 da Sotheby’s per 76,5 milioni.

Il dipinto fu realizzato intorno al 1480 a Firenze. In quella fase vibrante e tormentata del primo Rinascimento associata a Lorenzo de’ Medici detto il Magnifico. “Il dipinto di Botticelli è così profondamente intriso dello spirito della Firenze del XV secolo che non avrebbe potuto essere dipinto da nessun’altra parte” assicura lo storico dell’arte Andrew Graham Dixon. Che aggiunge: “fa parte della magia di certe immagini trasportarti, in una sorta di macchina del tempo, direttamente dove e quando sono state realizzate. E nulla di più vero si addice a questo ritratto di Botticelli”

Alessandro di Mariano Filipepi, called Sandro Botticelli Young Man Holding a Roundel tempera on poplar panel Estimate in excess of $80 million Sold for $92.2 million RECORD FOR THE ARTIST AT AUCTION RECORD FOR AN OLD MASTER PAINTING SOLD AT SOTHEBY’S

Questa prodigiosa e magica macchina del tempo, che è l’opera d’arte, ci proietta dove ha vissuto i suoi anni più floridi Alessandro Filipepi, detto Sandro. Ultimo di quattro figli maschi, nato nel 1445 a Firenze in borgo Ognissanti, dal padre Mariano conciatore di pelli e dalla madre Smeralda. Dubbia è l’origine del soprannome Botticelli. Secondo Giorgio Vasari potrebbe derivare da tal “botticello” orefice amico del padre presso il quale il giovane stette a bottega. Mentre secondo altri sarebbe stato ereditato dal fratello Giovanni che, essendo grasso, era detto “botticella”.

Sempre il Vasari, ne “Le vite”, ci racconta: “Ne’ medesimi tempi del magnifico Lorenzo Vecchio de’ Medici, che fu veramente per le persone d’ingegno un secol d’oro, fiorì ancora Alessandro, chiamato a l’uso nostro Sandro e detto di Botticello”. E’ all’inizio degli anni Settanta del Quattrocento che comincia a ricevere le prime importanti commissioni e dal 1475 a lavorare per i Medici, frequentando la corte e i più illustri personaggi dell’epoca. Questo ritratto si inserisce in quegli anni dorati della Firenze, città di banchieri e mercanti, ma anche delle arti e della cultura, in cui si costruisce il mito del Magnifico.

Il giovane del ritratto

Ma chi è il bel giovane dipinto? Non lo sapremo mai con sicurezza. L’aulica eleganza di questo giovane suggerisce che fosse un membro dell’intellighenzia umanista fiorentina e quindi collegato alla cerchia di Lorenzo il Magnifico. Secondo alcuni potrebbe essere Pierfrancesco de’ Medici, il fratello di Lorenzo. Ma il mistero intorno all’identità lo rende forse ancora più affascinante. Una cosa è certa. Questo capolavoro è riuscito a salvarsi dai successivi e terribili anni fiorentini.

Nel 1492 muore Lorenzo il Magnifico e tutto comincia a franare. Il domenicano frate Girolamo Savonarola prefigura la fine del mondo. Tutto deve essere purificato. Lo stesso Botticelli si convince a consegnare molte sue opere ai celebri “falò delle vanità” dove vengono distrutti ritratti privati e deliziose e poco velate ninfe che danzano e volteggiano nei dipinti a soggetto mitologico. Alcuni dei quali (salvati dalla furia iconoclasta) sono diventati vere e proprie icone universali, come la “Primavera” e la “Nascita di Venere” dello stesso Botticelli.

Un ritratto poteva essere visto come un atto di vanità e di eccessivo orgoglio, in quegli anni. Forse, ipotizza sempre Dixon, la presenza nel tondo che il giovane tiene in mano di un’immagine sacra può aver salvato l’opera dalla distruzione. Il ritratto respira un’aria completamente rinascimentale. Il giovane è girato nello spazio e non di profilo. Ci guarda dritto negli occhi. Per la sua stessa essenza sembra andare contro agli imperativi morali che si diffondono alla fine del 1490, con le prediche di Savonarola il quale inscenò un colpo di stato, prese il controllo della città e costrinse la stessa famiglia Medici all’esilio.

Molto probabilmente è stato il Santo del tondo a salvare dal fuoco la memoria del giovane dipinto. Come conclude Dixon: “Se i ritratti erano intrinsecamente oggetto di sospetto, quale modo migliore per difendersi dalle accuse di vanità che includere una dichiarazione di fede cristiana nel ritratto stesso?”

Il record precedente e Sheldon Solow

Il record d’asta precedente per un’opera di Botticelli era di 10,4 milioni di dollari per la cosiddetta “Madonna Rockefeller“- Una Madonna con Bambino e San Giovanni Battista venduta da Christie’s nel gennaio 2013 e soprannominata così dal nome del suo proprietario di allora, il magnate statunitense John D. Rockefeller.

Per quest’opera, Sotheby’s non ha ufficialmente rivelato l’identità del venditore, ma sembra fosse di proprietà del miliardario nel settore immobiliare Sheldon Solow, che lo avrebbe acquistato in asta nel 1982 per sole 810 mila sterline.

Solow è scomparso lo scorso novembre e ha lasciato una vasta collezione d’arte. Uno dei pezzi forti della raccolta era proprio questo Botticelli. Secondo Katya Kazakina del The New York Times, nel settembre del 2020 era stato consegnato a Sotheby’s per venderlo e utilizzare i proventi al fine di creare un “piccolo gioiello” nel cuore di Manhattan, un museo per la sua collezione. Sembra che poi ci fosse stato qualche ripensamento, proprio nel mese della morte di Solow. Qualcuno sostiene che egli volesse tenerlo nella collezione per renderlo il fulcro del museo. Come mai allora alla fine è andato all’asta?

Nessuno può dirlo, ma la Kazakina nel suo articolo ricorda che quando un venditore ritira un’opera (dopo aver accettato di consegnarla) le case d’aste addebitano un importo negoziabile, in genere tra il 10% e il 25% della stima. Un prezzo troppo alto anche per gli eredi di Solow. Che però ora -con i proventi di questa super vendita- potranno certamente realizzare un magnifico museo. Grazie all’Italia rinascimentale.

© L’Economia – Corriere della Sera

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