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Nuovo Collezionismo Digitale. Intervista ad Angelica Maritan

Hackatao

Breve premessa: è veramente passato troppo tempo dall’ultimo Motel, chiedo venia ai lettori e anche al Direttore. Questa pandemia ha da un lato fregato tanto tempo utile a chi se ne sta in casa coi figli piccoli, dall’altro ha reso molto arido il terreno delle notizie significative.

Ho preferito dunque aspettare di avere in mano qualcosa che non avevate letto altrove. Come sapete questa rubrica non si interessa di accessi click bait.

Ebbene, la notizia che sono certo non sia ancora arrivata nel feed di molti di voi è questa: un’opera di pixel art, CryptoPunk 2890, è stata acquistata settimana scorsa fa per la cifra astronomica di 605 ETH (cripto valuta equivalente al cambio corrente di $ 761.889).

L’acquirente è FlamingoDAO, un’organizzazione autonoma decentralizzata (DAO) per gli investimenti in oggetti da collezione digitali. La notizia è arrivata sul portale del Nasdaq e me l’ha girata la bravissima Serena Tabacchi, Co-fondatrice & Direttore del MoCDA, museum of contemporary digital art.

Solo nove di questi punk “alieni” esistono nell’universo di CryptoPunks, che ha aperto la strada ai token non fungibili (NFT) nel 2017 e sono diventati estremamente appetibili per una classe emergente di collezionisti d’arte basati sulla valuta digitale Ethereum.

Priyanka Desai, rappresentante della comunità di FlamingoDAO, ha dichiarato a CoinDesk che è stato di gran lunga il pezzo più costoso del collettivo fino ad oggi.

Flamingo è un fondo con circa 40 membri e 4.800 ETH in capitale comune. Ha “centinaia” di NFT nella sua collezione in crescita, inclusi rari Autoglyph, carte NBA Top Shot e terreni in vari metaversi. La decisione di Flamingo di agire in base a questa rara opportunità “è stata messa insieme in 25 minuti”.

“È comprensibile che la gente sia scettica sugli NFT, ma a nostro avviso, gli NFT sono il futuro non solo dell’arte digitale, ma di tutta la proprietà digitale”, ha affermato FlamingoDAO in una dichiarazione al Nasdaq. “È la punta di una lancia molto grande.”

Molti di voi saranno a digiuno di questo settore, che si sta sviluppando alla velocità della luce da pochissimi anni. Si tratta di opere immateriali, movimentate o meno, che possono essere acquistate su portali specializzati. Si comprano in cripto valuta o anche con carta di credito. Come accade con ogni mercato emergente, l’occasione di comprare quando il momento è ancora germinale è molto appetibile. Può succedere di tutto ovviamente, si potrà deprezzare il lavoro o svalutare la cripto valuta, o ancora il contrario.

Quello che mi interessava era presentarvi questo mondo con dei fatti (sono molte le opere che ormai vengono commerciate per diverse centinaia di migliaia di dollari, e anche le grandi case d’asta si stanno affacciando a questo mercato), ecco allora l’intervista a una collezionista di arte digitale italiana, che tra le altre cose è lei stessa imprenditrice digitale e ha sviluppato un interessante software per la certificazione delle opere.

 

Angelica Maritan

– Ciao Angelica. Non molti sanno che esiste un mercato vero e proprio di opere d’arte digitali. Dove si comprano? Come sono fatte? Dove si possono apprezzare una volta acquistate?

Il mercato dell’arte digitale, intesa come crypto arte, è estremamente vivace e, devo dire, divertente.

Ci sono molti marketplace dove acquistare arte digitale e alla stessa stregua delle gallerie, non tutti gli artisti vendono dappertutto. Le piattaforme che in questo momento sono più “di moda” sono SuperRare, MakersPlace, KnownOrigin, Async.art.

Le opere si possono acquistare ed apprezzare con qualsiasi dispositivo dotato di uno schermo. Una volta acquistate, il proprietario può scaricarle o godere della sua collezione direttamente dal suo profilo nel marketplace.

Le opere vengono prodotte in diversi modi: motion graphic, realizzazioni tridimensionali, scomposizioni digitali e simulazioni di movimento, ma altrettanto alcuni artisti digitali utilizzano mezzi fisici, anche la pittura, per poi fotografare le creazioni e modificarle digitalmente. Ma la panoramica è talmente ampia che è difficile rendere l’idea in poche parole.

Kyle Szostek

– Di che mercato si parla quando parliamo di arte digitale? Esistono esempi italiani o è un fenomeno esclusivamente estero?

Il mercato è più ampio di quello che i collezionisti tradizionali possano pensare, ma funziona con logiche talmente distanti che io stessa qualche volta fatico a comprenderle.

Un esempio fra tutti è quella dei Cryptopunk, considerati opere d’arte, che raggiungono prezzi di svariate migliaia di dollari… per qualche strano motivo.

C’è una distinzione molto importante, a mio avviso, da chiarire fin da subito: artisti digitali vs crypto artisti. L’artista digitale è un artista che lavora con mezzi digitali ma non per forza vende opere tokenizzate e digitali. Un esempio molto significativo è quello di Quayola, un artista italiano di fama internazionale che, tramite algoritmi particolari, sviluppa videoarte che poi vende in maniera multiforme tramite video e stampe o produce opere tridimensionali tramite input digitali.

Ci sono altri artisti italiani come Andrea Mancuso e Alberto Seveso, che sono a tutti gli effetti artisti digitali ma non vendono nei canali sopracitati. I crypto artisti invece producono e vendono la loro arte digitale solo come veri e propri file certificati in blockchain.

Dalla mia esperienza personale, posso affermare che il mercato delle opere digitali si attesta in questo momento tra valori compresi tra le poche decine di dollari fino ad arrivare alla soglia dei $100.000 per opere straordinarie (o così considerate dal mondo della crypto art).

Mediamente gli artisti affermati si attestano sui $10.000 ad opera. Questo è il caso di artisti come Pak, Coldie, Frenetik Void che a me ricorda molto le opere di Dalì.

Ci sono sicuramente esempi di artisti compatrioti famosi: Hackatao è un duo tutto italiano di grande successo.

In questo mercato è anche molto difficile riconoscere la provenienza di un artista, dal momento che usano spesso nickname. Un esempio è Alexander Van Glitch, artista torinese a cui mi sono appassionata e del quale ho acquistato un paio di opere.

Alexander Van Glitch

-Come si acquista un’opera digital, in criptovaluta? 

Ci sono piattaforme che accettano soltanto criptovaluta, ed altre invece che accettano sia moneta digitale che moneta circolante tramite carta di credito. A mio parere questo metodo stimola molto ad approcciare il mercato digitale in maniera semplice.

 

-Come funziona con il copyright di un’opera d’arte digitale? Esistono maniere per tutelare l’unicità? è un buon investimento?

Il copyright delle opere d’arte, in questo momento, è totalmente focalizzato sugli NFT e le blockchain che li registrano. È una metodologia di autenticazione che io ritengo molto valida, tanto da spingermi a volerla inglobare anche nel nostro lavoro e nella nostra quotidianità.

Sono fondatrice di SpeakART, un’azienda che crea impronte digitali per le opere fisiche e ritengo quasi un obbligo, se non fisiologico per la nostra evoluzione, aprire i servizi anche all’arte digitale offrendo così ai clienti della nostra azienda un’esperienza totalizzante nella gestione della loro collezione, comunque essi la vogliano creare.

L’investimento in crypto art, come ritengo qualsiasi altro investimento in arte, deve essere principalmente un investimento sul proprio piacere, sia di acquistare che di godere dell’opera. È sicuramente vero che, acquistando in criptovaluta, si ha un rischio più alto perché ci sono due variabili in gioco: il valore dell’opera d’arte di per se stessa e il valore della criptovaluta che varia nel tempo.

Essendo in questo momento entrambi i trend positivi, solitamente acquistare criptoarte diventa anche un buon investimento nel tempo. Questo non può considerarsi una regola.

In ultima analisi, non posso esimermi dal dire che personalmente credo che il 40% della produzione di criptoarte sia un mero esercizio stilistico di chi la produce, senza una vera e propria identità artistica alle spalle. Per questo seleziono accuratamente gli artisti che mi piace collezionare e li seguo per un po’ prima di fare le mie offerte.

Prediligo tendenzialmente l’arte in movimento, perché trovo che sia uno degli unici mezzi con il quale un collezionista possa vedere un’opera d’arte mutare continuamente, ed è proprio nel movimento che l’arte digitale esprime la sua massima potenzialità.

Patricia Costa

Tutti gli artisti che ho collezionato sono artisti che io definisco coerenti, con dei tratti definiti e un fil rouge nella loro produzione. In particolare Kyle Szostek è un artista che simula in tridimensione i comportamenti di diversi tipi di materiali, ovviamente immaginari; Alexander Van Glitch lavora sulla scomposizione di personaggi, corpi o situazioni; mentre Patricia Costa, con i suoi disegni scomposti ed evocativi, tocca tematiche quotidiane e personali in modo delicato e, nonostante il colore, leggermente malinconico.

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