Apre la nuova galleria di fotografia AP Alessia Paladini Gallery. Intervista alla gallerista
Fino al 2009, Grazia Neri in via Maroncelli 14 a Milano, con la sua prima agenzia fotografica italiana d’impronta internazionale, ha rappresentato il cuore pulsante della fotografia. E pochi giorni fa, nella stessa strada, punteggiata da gallerie d’arte, di design e di moda, al numero 11, ha aperto AP Alessia Paladini Gallery, una nuova galleria fotografica che riserva una grande attenzione sia ai grandi del passato sia alle tendenze contemporanee più interessanti nel panorama mondiale.
“Mi occupo di fotografia da quasi 30 anni” esordisce Alessia Paladini, milanese, classe 1968. Nel 1998 ha cominciato a lavorare nel settore con Photology, una delle gallerie che, vent’anni fa, era all’avanguardia nel mercato della fotografia.
“Da tempo cercavo un mio spazio, ho aspettato per trovare quello che volevo e finalmente l’ho trovato. Via Maroncelli era il mio sogno perché è una via deliziosa, piena di gallerie ma che comunque ha un carattere e un’anima. In tutti questi anni ovviamente ho avuto il privilegio di lavorare con Contrasto che mi ha introdotto e mi ha fatto conoscere moltissimi artisti di grandissima levatura come per esempio Gianni Berengo Gardin, Piergiorgio Branzi o Ferdinando Scianna. Ma c’è tutto un mondo di fotografia, soprattutto di fotografe donne che io ho incontrato nella mia attività, quando si organizzavano le Letture Portfolio oppure durante alcuni Festival con i quali ho collaborato”.
E su questi talenti al femminile, Alessia Paladini pone l’accento: “Sono autrici di immagini che toccano le mie corde più intime senza nulla togliere ai grandi maestri che hanno fatto la storia della fotografia. Il giorno in cui aprirò la mia galleria, mi sono sempre detta, voglio dare spazio alle donne perché ce ne sono tantissime, bravissime e sconosciute al grande pubblico. E così ho fatto. Quindi Alessia Paladini Gallery continua da un lato a rappresentare, vendere e proporre i nostri grandi maestri della fotografia da Berengo Gardin, a Branzi, da Salgado a Erwitt, da Scianna a Klein e molti altri, ma il mio occhio cercherà di mettere in risalto le fotografe donne”.
E, tanto per iniziare, ha organizzato nel suo spazio, una sorta di salotto raffinato, ma intimo e accogliente che invita agli incontri e alle esposizioni, una piccola preview delle donne fotografe. “Non ho voluto aprire con una personale perché non è il momento ma ho preferito allestire una presentazione alle pareti con alcune delle loro opere più importanti” spiega.
E con le parole ci accompagna in una visita “virtuale” fotografica in galleria. “La prima di cui spero di fare la personale in primavera, se il Covid lo permette, è l’artista marocchina Carolle Bénitah (stampe ai pigmenti con foglia d’oro) che abita a Marsiglia e da anni esplora temi come l’identità, il ricordo, la famiglia e la memoria. La serie Jamais je ne t’oublierai è l’album di famiglia che non ha mai avuto ma lo ricostruisce con foto d’epoca trovate nei mercatini. Poi cancella con la foglia d’oro i tratti somatici delle persone, simbolo di vuoto di memoria metaforico, ricreando un proprio album di fotografie come fosse quello immaginario costruito all’epoca dai suoi genitori ”.
“Poi c’è Daniela Ardiri che lavora sia con la fotografia che con il disegno” continua “e in questo caso sono dei disegni tratti dalle sue fotografie di famiglia, un lavoro molto delicato e introspettivo, abbinato a una grande matericità. Tina Cosmai, genovese d’azione ma palermitana di nascita, invece è presentata nel mio spazio con tre tra i suoi lavori. Descrive tutto un suo mondo immaginario che parte dal reale. Per esempio, sono vedute marine dove vede altre cose e costruisce, all’interno delle immagini, strane forme geometriche che vanno a creare dei secondi paesaggi nel paesaggio. Oppure ripensa ai giochi dell’infanzia e nel paesaggio marino inserisce dettagli di giochi. La fotografa Irene Kung è una cara amica che seguo da tempo e queste sono alcune tra le sue immagini iconiche”.
Lynn Saville invece è una fotografa americana e la serie esposta da Alessia Paladini Gallery si chiama Dark City . “Sono zone un po’ dismesse e periferiche delle città americane e l’artista le fotografa nei momenti di passaggio dalla notte al giorno, al crepuscolo o all’alba” prosegue la gallerista milanese.
“Janet Sternburg, anche lei americana, è scrittrice, poetessa e scenografa e, da quando si è appassionata alla fotografia e al linguaggio fotografico, usa macchinette fotografiche usa e getta o telefoni cellulari di prima generazione, senza la messa a fuoco e sono tutte foto realizzate con un gioco di rifrazioni. Quando ha iniziato a mettere le sue foto sul suo blog, Wim Wenders se ne è innamorato e ha scritto un testo meraviglioso che lei ha utilizzato come prefazione del suo libro che è stato pubblicato tre anni fa da Distance dal titolo OVERSPILLING WORLD”. La visita si conclude con le opere degli artisti storicizzati proseguendo la consolidata collaborazione con Contrasto che si estenderà anche alla presentazione di libri.
“Ho in mente un programma di massima per presentare i miei autori e soprattutto le autrici, basandomi su una fotografia internazionale al femminile e voglio continuare la mia ricerca in questa direzione perché queste donne fotografe sono talenti maturi dal punto di vista anagrafico ma ancora poco conosciute da un punto di vista professionale”. E spera di tornare presto a girare nel mondo, tra Fiere e Festival, per trovare altre valenti autrici.
Alessia Paladini Gallery
Via Pietro Maroncelli 11
20154 Milano
t. +39 339 7124519
da martedì a venerdì dalle ore 11 alle ore 14 e dalle ore 16 alle ore 19,
oppure su appuntamento.
ap@alessiapaladinigallery.it