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Una forza interiore che esplode nel colore. La sinfonia di Manazza da Federico Rui a Milano

PAOLO MANAZZA St (Dance!), 2020 olio su tela, cm 116x89 PAOLO MANAZZA St (Dance!), 2020 olio su tela, cm 116x89
PAOLO MANAZZA St (Dance!), 2020 olio su tela, cm 116x89
PAOLO MANAZZA
St (Dance!), 2020
olio su tela, cm 116×89
1 opera, 1 artista, 1 settimana. 15mo appuntamento di waw! 1/work 1/artist 1/week da Federico Rui a Milano. In mostra da martedì 9 febbraio l’opera di Paolo Manazza “St (Dance!): una sinfonia alchemica di colore che lampeggia sulla tela grezza.

In una lettera indirizzata all’amico Federico Fellini nel 1979, Georges Simenon scriveva: “Credo che che nessuno dei grandi creatori che reputiamo geniali abbia mai lavorato in uno stato di sorridente euforia. Mi colpisce ad esempio il fatto di non aver mai visto di Michelangelo, Leonardo da Vinci, Rembrandt o Van Gogh, una sola immagine sorridente, o semplicemente serena. Quando ero giovane immaginavo che i pittori lavorassero fischiettando o scherzando con gli amici, e che gli scrittori creassero le loro opere in preda all‘euforia. In seguito ho imparato che questa regola vale solo per i mestieranti o i mediocri”.

Ed è proprio il caso di Paolo Manazza (Milano, 1959), tanto razionale, pragmatico e concreto nei panni di dottor Jekyll, ossia quando scrive di economia dell’arte, quanto istintivo, incontrollato e sofferto nei panni di Mister Hyde, ossia quando riveste i panni dell‘artista.

PAOLO MANAZZA St (Dance!), 2020 olio su tela, cm 116x89
PAOLO MANAZZA
St (Dance!), 2020
olio su tela, cm 116×89

Spinto da una forza interiore che esplode nel colore, continua a interrogarsi su forme e luci, alla ricerca intuitiva non della novità in quanto tale, ma della sintesi estetica. In occasione della sua personale alla Fondazione Maimeri, scrive il Manifesto “Liberiamo l’arte”, firmato da 23 artisti, in cui dichiara: “Noi crediamo che gli artisti debbano essere colti, che i critici possano dipingere come i pittori fare i registi, che un’opera funziona solo se parla all’intelligenza dell’anima, che ogni artista vive in solitudine e i gruppi come questo mentre si fanno si dissolvono, che l’arte sia una questione maledettamente seria, che il linguaggio intuitivo sia la matematica del XXI secolo, che la bellezza sia storicamente oggettiva mente la piacevolezza no, che i collezionisti debbano tornare a innamorarsi, che gli speculatori dovrebbero rientrare a lavorare in banca, che i mercanti d’arte possano uscire dal tempio e riprendere a sognare, che la moda debba occuparsi di chiffon e borsette e dunque gli stilisti debbano tornare a fare i sarti, che i pubblicitari debbano piegarsi all’etica, che chi è immorale sarà sempre una persona di cattivo gusto, che la televisione sia definitivamente morta, che l’ironia sia il seme della raffinatezza, e l’Italia un paese bellissimo”.

Orari: dal martedi al venerdi dalle 15 alle 19.30, preferibilmente su appuntamento.

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