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Una tensione verso l’inatteso. I lavori grafici di Enrico David per la prima volta in mostra a Milano

Enrico David, Zattera Viva (2020)

Il 9 febbraio la galleria Giò Marconi ha inaugurato la mostra Cielo di giugno, la prima personale in galleria dedicata ai lavori grafici di Enrico David, artista eclettico dallo sguardo multiforme. Sarà possibile visitarla su appuntamento, fino al 20 marzo 2021.

Dalla pittura alla scultura e all’installazione, dal collage al disegno e alla gouache, sino alla stessa scrittura, tutta la pratica artistica di Enrico David (Ancona, 1966) ha manifestato fin dal principio una singolare tensione verso l’improbabile e l’inatteso. La natura nomadica del suo lavoro fa sì che partendo da un disegno o da un’immagine su carta, questa trovi poi altri punti d’arrivo, a conferma di questa sua perenne condizione di instabilità, dello statuto di persistente incompletezza che caratterizza la sua ricerca. Per la prima volta, la galleria Giò Marconi dedica il percorso espositivo esclusivamente ai lavori grafici di Enrico David, che normalmente fungono da indizi e inizi, poi tradotti in media e linguaggi differenti. La loro sequenza sottolinea la posizione di Enrico David come pittore e ha come pretesto un’esteriorità fatta di aria e atmosfera, di pulviscolo e luce, di vento calante e primo buio.

La mostra si compone essenzialmente di tre nuclei di dipinti. Dalle tele di grandi dimensioni, come Il fraterno silenzio del fango (2020) e Zattera viva (2020), le quali, l’una dirimpetto all’altra, costituiscono la struttura portante per gli altri lavori; alle tele più piccole che sono quasi degli studi, composizioni visive che esplorano le possibilità del dipingere, o meglio, del come fare della pittura nel modo meno pittorico possibile. Infine, in dipinti come Bassa marea al molo, Fossa madre, Cielo trema o niente, o Punti di fiamma, Salvezza trovata in cielo tutti del 2020, come Cielo di giugno che dà il titolo alla mostra, l’immagine succede in un tempo più rapido e si fa scultorea, facendo riferimento agli elementi della natura, quali l’erba, le canne di bambù o il fango. Le pareti dello spazio sono dipinte dello stesso colore naturale della tela, una modalità per cercare in maniera artificiale la materialità o l’assenza di materialità della superficie che accoglie i dipinti.

Informazioni

Milano

Galleria Giò Marconi

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