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In ricordo di Jannis Kounellis. Quando l’opera cerca la dimensione collettiva

Jannis Kounellis
Jannis Kounellis

4 anni fa, a Roma, ci lasciava Jannis Kounellis (Pireo, 23 marzo 1936 – Roma, 16 febbraio 2017)

In un’intervista del 2006 realizzata per “Ligeia, dossiers sur l’art”, Giovanni Lista evidenziava l’impegno di natura politica di Jannis Kounellis, interrogandolo in merito a quale dovesse essere, a suo avviso, la posizione morale di un artista contemporaneo.

«Ho una sensibilità politica. E penso che la posizione di un artista debba affermarsi nella sua integrità e nella sua completezza» rispondeva Kounellis. «È necessario. […] Se c’è una struttura, c’è stata un’intenzione, una scelta, quindi l’opera può avere anche un significato civile. Allora perché nasconderlo?».

Il confronto con la Storia e con la memoria collettiva lo interessavano sia come uomo che come artista, tanto da portarlo a impegnarsi, naturalmente, anche in merito a questioni di carattere civile. Richiamava l’esempio dei poeti dell’Ottocento, evidenziandone la coscienza di natura politica, e dichiarava di voler essere come loro.

Jannis Kounellis, Senza titolo, 2004, Vijecnica, National Library, Sarajevo
Jannis Kounellis, Senza titolo, 2004, Vijecnica, National Library, Sarajevo
L’intervista fu l’occasione per ricordare un’opera pubblica ancora oggi poco conosciuta, Resistenza e Liberazione,che Kounellis realizzò nel 1995 per l’Università di Padova.

Il monumento fu dedicato alla memoria di tre professori universitari che si spesero durante la Resistenza ed esibiva alcuni tra i materiali più usati dall’artista: un grande telaio di acciaio sosteneva travi di legno di diverse dimensioni, accatastate orizzontalmente e consumate dal tempo, mentre all’estremità sinistra era stata collocata una bandiera della Repubblica italiana. La visione di tipo frontale, unita ai passaggi cromatici dei materiali, incontrava formule già sperimentate, vicine a quelle ‘facciate pittoriche’ che secondo Germano Celant non avevano del tutto abbandonato le logiche del dipinto su tela.

Kounellis
Kounellis

Concettualmente, l’opera evidenziava una continuità di forma con altri lavori che l’autore destinò, e avrebbe destinato in seguito, all’ambito della Storia. Riecheggiava l’installazione Senza titolo del 1982 del Martin Gropius Bau di Berlino e avrebbe a sua volta suggerito l’opera di Sarajevo del 2004, concepita per commemorare la tragica distruzione della Biblioteca Nazionale della città, prima bombardata e poi incendiata.

L’immagine di uno sbarramento, a cui ognuna di queste opere voleva alludere, conserva tuttavia origini più lontane, provenienti da un nucleo di lavori di fine anni Sessanta che Kounellis realizzò accatastando su pareti d’acciaio materiali di scarto come sassi e travi dismesse.

Jannis Kounellis, Resistenza e Liberazione, 1995, Padova
Jannis Kounellis, Resistenza e Liberazione, 1995, Padova

Si chiamavano Blocked floors o Blocked doors e mentre la critica dell’epoca ne evidenziava similitudini di forma con antiche strutture murarie della campagna greca, o ipotizzava una protesta dell’artista contro il sistema mercantile delle gallerie, l’autore parlava di “aperture negate”. Ogni opera si faceva metafora di una ‘parabola storica’ ciclicamente soggetta a momenti di sbarramento o di isolamento fisico e mentale.

La partecipazione a una dimensione collettiva, già presente in quegli anni, era comprensibile per un artista come Kounellis, il cui temperamento mediterraneo, fortemente ‘barocco’ – come era stato più volte definito – si rivolgeva all’essenza intima delle cose e a una ‘teatralizzazione’ quasi epica di ciò che riguardava la vita umana.

Jannis Kounellis, Resistenza e Liberazione, 1995, Padova, (part.)
Jannis Kounellis, Resistenza e Liberazione, 1995, Padova, (part.)

Per l’installazione padovana, come in molte altre occasioni, l’autore lavorò sul posto. Recuperò il materiale dalle periferie della città, soddisfando quel senso di radicamento e di primarietà del luogo che, a partire dagli anni Novanta e con sempre maggior incisività, si iniziava a pretendere per le opere d’arte di destinazione pubblica.

Ciononostante, Kounellis confessò di sentirsi privo dei mezzi figurativi necessari per realizzare un monumento poiché – precisava – «se ne [erano] perse le prospettive». Incontrava una difficoltà interpretativa non nuova, di quanti – come lui – avevano tentato il rinnovo plastico su scala ambientale.

Sosteneva Pietro Consagra che «la scultura più è astratta, meno diventa statua» e fu probabilmente questo il motivo che lo spinse a non realizzare mai, con dimensioni monumentali, il suo Monumento al partigiano del 1947.

Kounellis a Venezia
Kounellis a Venezia

L’opera padovana di Kounellis non incontrò, sul nascere, le aspettative del pubblico, mancando di quell’immediatezza narrativa che permetteva un’identificazione con la storia di cui si dava testimonianza, ma si integrò nel tessuto urbano negli anni a venire, diventando uno dei simboli più importanti della scena artistica cittadina.

A oltre vent’anni dalla sua realizzazione, e al di là dei numerosi cambiamenti avvenuti nel campo dell’arte pubblica e delle opere monumentali – cambiamenti che includono la presenza di nuove tipologie commemorative, sempre più rispondenti alle esigenze dei luoghi e dei destinatari – esso rappresenta un momento di partecipazione molto forte sul piano emotivo. Seguendo una logica definita “anti-monumentale”, lontana dai requisiti del monumento tradizionale, l’opera di Kounellis si affida soprattutto alla fisicità dei materiali, al loro vissuto, e a quelle tracce del tempo che, autorappresentandosi, evocano l’immagine di una Storia comune.

Jannis Kounellis è morto a Roma il 16 febbraio 2017. Esponente dell’Arte Povera, è stato tra gli artisti più celebrati del XX secolo.

Jannis Kounellis, Senza titolo, 1982, Martin Gropius Bau, Berlin
Jannis Kounellis, Senza titolo, 1982, Martin Gropius Bau, Berlin
Jannis Kounellis, Resistenza e Liberazione, 1995, Padova
Jannis Kounellis, Resistenza e Liberazione, 1995, Padova

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