James Osterberg è sicuramente un personaggio estremamente interessante. Lo è da prima di essere conosciuto dal mondo in un primo momento come Iggy Stooge e poi come Iggy Pop. La prima parte del nome d’arte deriva dal gruppo in cui milita come batterista ai tempi del liceo: gli Iguanas. La seconda è stata, per il tempo di un album, Stooge perché in quel momento gli sembra interessante che tutti i membri degli Stooges abbiano una comunanza (come sarebbe successo in seguito coi nomi d’arte dei Ramones). In seguito diventa Pop non per un riferimento alla musica popolare come verrebbe facile immaginare, ma perché si è rasato le sopracciglia e ad Ann Arbour, nei pressi di Detroit, dove gli Stooges abitano assieme nella casa colonica degli eccessi chiamata Funhouse che darà il titolo al loro secondo album, c’è un vecchio di nome Popp che a seguito di una malattia ha perso tutti i peli. Gli altri membri della band iniziano a chiamarlo così per la somiglianza che questo look gli attribuisce con il suddetto individuo.
Prima degli Stooges, James abita coi genitori in una piccola roulotte in un parcheggio appena fuori Ann Arbour; la famiglia si è trasferita a seguito dell’assunzione del padre come insegnante d’inglese al liceo di Ypsilanti quando il piccolo James ha solo due anni. Nell’immaginario collettivo Iggy è il personaggio perennemente a petto nudo campione di eccessi quali tagli autoinflitti e tuffi sulla folla dal palco. E se vi dicessi che a scuola è uno studente brillante come pochi? Nonostante il suo alloggio originale e umile riesce a farsi accettare anche dai compagni di scuola benestanti. Al primo anno di liceo è ammesso a un progetto di simulazione politica denominato “Programma di Stato per i Ragazzi della Legione Americana”.
Consiste in un corso estivo per il quale vengono selezionati una mezza dozzina di studenti delle migliori scuole superiori del Michigan “scelti per rilevanti qualità di leadership, personalità, cultura, lealtà e dedizione alla scuola e alla comunità”. La politica è infatti l’altra grande passione del giovane James, oltre alla musica. I ragazzi sono raggruppati in alloggi che rappresentano ciascuno una comunità e devono candidarsi a incarichi pubblici. Il giovane scala le cariche politiche facendo ampio uso di fascino, oratoria e astuzia fino a ottenere la nomination del suo partito per la carica di governatore del Michigan venendo sconfitto solo in finale dall’esponente del partito avversario. Per dare un’idea del prestigio di questo programma basti pensare che l’anno precedente, nel 1963, il vincitore era stato un ragazzo dell’Arkansas di nome Bill Clinton.
Iggy Pop inizia a suonare con gli Stooges senza scrivere davvero dei brani fino alla realizzazione del primo album. I concerti durano mezz’ora e consistono in un paio di canzoni dilatate all’estremo con un testo improvvisato di volta in volta, oltre chiaramente alla presenza scenica e agli eccessi in scena del leader. Vengono contrattualizzati per puro caso in quanto un discografico della Elektra li vede all’opera mentre si trova in zona per assumere quelli che all’epoca vengono considerati i loro fratelli maggiori: gli MC5. Gli Stooges, come i Velvet Underground, sono troppo precursori dei tempi per poter aver successo al momento e infatti verranno venerati entrambi solo diversi anni dopo la cessazione dell’attività.
Dal punto di vista artistico Iggy è stato dato molte volte per morto: dopo il primo scioglimento degli Stooges non pubblica musica per anni finché decide, nel 1976, con l’amico David Bowie che per disintossicarsi dalla dipendenza da cocaina si sarebbero recati a Berlino, a quell’epoca capitale mondiale dell’eroina. L’anno berlinese sortisce ottimi effetti sulle carriere musicali dei due artisti: Iggy compone i primi due album solisti: The Idiot e Lust for Life, mentre Bowie pubblica la cosiddetta trilogia berlinese composta da Low, Heroes e Lodger, considerata da buona parte della critica e dei fans il punto più alto della carriera del duca bianco. La produzione musicale dell’Iguana prosegue poi tra alti e bassi fino alla reunion degli Stooges avvenuta nel 2003 che porta sui palchi di tutto il mondo (in due fasi e con due diverse formazioni) le canzoni dei primi tre straordinari album della band unite a nuovi pezzi. Quando la sua parabola sembra ormai finita o in fase calante, alle soglie dei settant’anni, recluta una serie di musicisti anni ’90 capeggiati da Josh Homme e pubblica Post Pop Depression che diventa uno dei migliori album della sua vita. La sera del 13 novembre 2015 in cui si verifica a Parigi una serie di attentati di matrice islamica tra cui la sparatoria al Bataclan, Josh Homme non è sul palco del locale coi suoi Eagles of Death Metal proprio perché impegnato nelle registrazioni dell’album.
Iggy è uno che ha sempre danzato con la morte, sfuggendole. Pensiamo alla famosissima foto scattata da Mick Rock nel 1972 all’Hotel Dorchester di Londra in cui Pop si trova tra Lou Reed e David Bowie con un pacchetto di sigarette in bocca: alzi la mano chi avrebbe scommesso un centesimo che sarebbe sopravvissuto agli altri due. Non ha mai avuto problemi a parlarne apertamente. Il suo ultimo album realizzato con gli Stooges risalente al 2013 porta il titolo Ready to Die. In seguito gli Stooges cessano definitivamente di esistere dopo la morte di entrambi i fratelli Asheton cofondatori originali del gruppo. Durante un concerto della band a Londra nel 2010 in cui viene eseguito per intero Raw Power, conclude dicendo alla platea: “Lasciate che vi racconti la storia di questo fottuto album. L’abbiamo realizzato quando eravamo giovani e ribelli e tutti dicevano che eravamo m***a. E adesso siamo vecchi stiamo per morire. Ma prima di morire siamo venuti a suonarvi l’album”. Non è quindi sorprendente che Iggy abbia composto una canzone sul Covid dal titolo Dirty Litlle Virus. Prima di lui, durante il lockdown mondiale, i Rolling Stones hanno pubblicato Living in a Ghost Town, uno dei brani su cui erano a lavoro nell’ambito della realizzazione del loro primo album di inediti dopo oltre quindici anni.
Hanno completato il pezzo modificando leggermente i testi per renderlo di stretta attualità e lo hanno fatto uscire come singolo corredato da un videoclip che ritrae le città deserte, svuotate dal Coronavirus. Iggy invece parla proprio del piccolo sporco virus e lo fa con taglio giornalistico usando quattro delle cinque W: who, what, when, where. La quinta, why, dice di averla lasciata da parte perché troppo complessa. “Se dovessimo indicare l’uomo dell’anno del 2020, sarebbe senza dubbio il virus”. La frase ricorrente nel ritornello della canzone è “I’m losing my mind” a sottolineare l’ansia e lo stress psichico che l’isolamento porta nelle nostre vite. Le strofe sono corredate dall’ironia tipica delle lyrics del musicista americano ravvisabile in passaggi quali “Grandfather’s dead, got Trump instead” o “She’s only 19, but she can kill ya”. Si può anche permettere un’autocitazione nel finale con i versi: “Can’t have no fun, can’t touch no one” richiamando uno dei suoi più celebri brani No Fun, canzone intrisa di nichilismo che avuto grande influenza sulla nascita del movimento punk a distanza di quasi dieci anni dalla pubblicazione. Interpellato qualche tempo addietro, in occasione del settantesimo compleanno, da un giornalista in merito al suo pensiero sulle nuove generazioni di musicisti ha risposto: “Sono bravissimi, conoscono lo spartito a menadito. Ma non sanno cosa voglia dire vomitare”.