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L’enigma della pittura immobile: Giorgio De Chirico a Pisa

Giorgio de Chirico Bagni Misteriosi, 1965 circa, olio su tela, 64 x 82.5 cm, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma © Giorgio De Chirico by SIAE 2020 Giorgio de Chirico Bagni Misteriosi, 1965 circa, olio su tela, 64 x 82.5 cm, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma © Giorgio De Chirico by SIAE 2020
Giorgio de Chirico Bagni Misteriosi, 1965 circa, olio su tela, 64 x 82.5 cm, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma © Giorgio De Chirico by SIAE 2020
Giorgio de Chirico, Bagni Misteriosi, 1965 circa, olio su tela, 64 x 82.5 cm, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma © Giorgio De Chirico by SIAE 2020

Tra il 2019 e il 2021 Giorgio De Chirico, nonostante i tempi duri del coronavirus, ha collezionato ben quattro mostre, a Genova, Torino, Milano e per ultima Pisa. Il 20 gennaio scorso Palazzo Blu ha aperto le sue porte a De Chirico e la metafisica, dopo un fallito tentativo il 7 novembre. Una bella, organica e ricca rassegna, che dimostra una volta di più quante opere originali il pictor optimus abbia creato.

Le decine di dipinti, che occupano tutto il palazzo, in un percorso cronologico-tematico, provengono dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico e dalla collezione personale del pittore donata nel 1987 dalla moglie del pittore Isabella alla Galleria Nazionale di Roma. Segnano tutte le tappe della straordinaria avventura artistica del pittore, dalla formazione in Grecia agli inizi a Monaco di Baviera sotto il segno di Böklin e Klinger, dal ritorno in Italia ai frequenti soggiorni francesi, sino al definitivo stabilirsi a Roma. Attraverso tutte le svolte, le invenzioni, gli enigmi che si dipanano lungo il cordone della “metafisica”, da lui inventata.

Perché tutto si svolge lì, lungo quella straniante e spiazzante “metafisica”. Da quel giorno di autunno fiorentino del 1910 in cui il pittore in piazza Santa Croce ha la «strana impressione di vedere ogni cosa per la prima volta», riflettendo le sue sensazioni malinconiche nella tela L’enigma di un pomeriggio d’autunno, all’ultima conquista, la “neometafisica”. Una tappa quest’ultima che lo stesso De Chirico definisce «una evoluzione di visioni» dei soggetti affrontati prima, manichini, archeologi, piazze, città, statue, bagni misteriosi, interni metafisici, scatole, e altro. Partenze e ritorni. Il pittore rivede e reinterpreta i suoi soggetti in maniera geniale mantenendo fermo il suo linguaggio metafisico, tra accezioni classiche, barocche, o di ritorno all’ordine.

Giorgio de Chirico Autoritratto nudo, 1945, olio su tela, 60.5 x 50 cm, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma © Giorgio De Chirico by SIAE 2020
Giorgio de Chirico, Autoritratto nudo, 1945, olio su tela, 60.5 x 50 cm, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma © Giorgio De Chirico by SIAE 2020

Nella mostra pisana il primo impatto è con un bel gruppo di Autoritratti. Ne ha dipinti più di cento. Eccolo col suo cipiglio nello studio (1934-1935), in costume del Seicento (1947), in costume nero (1948), accanto ad una testa di Minerva (1958), nudo con perizoma (1945). Nell’autoritratto del 1925, tra i più intriganti, il volto giovane di De Chirico interroga lo spettatore, sullo sfondo di un pezzo di cielo degno di un pittore del ‘400.

Perché così tanti autoritratti? Un modo di analizzarsi più a fondo o di mimetizzarsi dietro false apparenze? Nessuna risposta soddisfacente è ancora arrivata.

Dalle maschere alla metafisica con opere dagli anni Venti ai Cinquanta, torri silenziose e solitarie, imponenti piazze con improbabili architetture, trovatori, personaggi del mito, manichini fatti di elementi geometrici. Quelli che avevano fatto scatenare Roberto Longhi in uno dei suoi articoli più caustici e velenosi intitolato Al dio ortopedico, uscito il 22 febbraio 1919 su “Il Tempo”. Una stroncatura impietosa per il quasi coetaneo De Chirico che si aspettava lodi.

E non era stato il solo ad infierire. Ci penseranno poi il surrealista André Breton nel 1928 e Pablo Picasso che lo definirà con ironia il “pittore delle stazioni”. Eppure De Chirico, considerato dal critico francese Waldemar George, il “dominatore” dell’arte del XX secolo con Picasso, collezionerà stima e successi. Non solo, ma influenzerà gran parte dell’arte del Novecento, dal Dadaismo al Surrealismo, dal Realismo magico alla Pop Art. La sua lunga strada, ben rappresentata nel resto della mostra, è oggetto ancora oggi di importanti studi e scoperte, come dimostrano carteggi e documenti inglesi pubblicati nel libro De Chirico and the United Kingdom di Victoria Noel -Johnson (Marietti 2017).

Giorgio de Chirico Ettore e Andromaca, 1924, olio su tela, 98 x 75.5 cm, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma © Giorgio De Chirico by SIAE 2020
Giorgio de Chirico, Ettore e Andromaca,1924, olio su tela, 98 x 75.5 cm, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma © Giorgio De Chirico by SIAE 2020

Informazioni

De Chirico e la Metafisica

Pisa, BLU | Palazzo d’arte e cultura Fondazione Palazzo Blu, Lungarno Gambacorti 9

Dal lunedì al venerdì 10.00 – 19.00

(La biglietteria chiude un’ora prima della chiusura)

La prenotazione è obbligatoria per tutte le tipologie di biglietto

Informazioni online:               

www.dechiricopisa.it

www.mondomostre.it

www.palazzoblu.it

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