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Un mondo altro vicino a casa propria: le fotografie di Jacopo Benassi a Milano

Jacopo Benassi, Untitled, 2021 Jacopo Benassi, Untitled, dettaglio, 2021
Jacopo Benassi, Untitled, 2021
Jacopo Benassi, Untitled, 2021

La mostra personale Past di Jacopo Benassi (1970, La Spezia) è visibile presso la galleria Francesca Minini di Milano fino al 27 marzo 2021. In questa nuova serie di scatti in grande formato, il fotografo elegge l’acqua come elemento centrale. Il mare di La Spezia, con il flash della fotocamera che è una cifra stilistica di Benassi, è immortalato in tutta la sua bellezza e poesia.

Pur essendo nato vicino al mare, Benassi non ha la passione di immergersi nell’acqua: in questo le nuove fotografie raccontano una storia inattesa, che si discosta da quelle precedenti, nelle quali il corpo umano è molto presente. L’utilizzo del bianco e nero è un’ulteriore caratteristica del suo lavoro, che il fruitore ritrova anche in questa serie: il mare diventa uno sfondo scuro che mette in risalto le sagome dei pesci.

Le cornici e i vetri che proteggono le fotografie sono lavorati dal fotografo stesso, che interviene manualmente con gesti vicini a quelli delle performance. Come è visibile nella prima mostra personale in un museo, in particolare presso il Centro Pecci per l’Arte Contemporanea di Prato – dal titolo Vuoto e visibile fino al 28 febbraio – Jacopo Benassi manipola le cornici: ne martella gli angoli, così da creare delle crepe oppure, come in questo caso, ne brucia interamente il legno in superficie.

Jacopo Benassi, Untitled, 2021
Jacopo Benassi, Untitled, dettaglio, 2021

Il paesaggio marino diventa un paesaggio metafisico, immerso nella luce notturna, priva di profondità di campo, che il flash esalta. Il fotografo cala il fruitore nella sperimentazione illusoria di un altrove lontano. Allo stesso modo in cui Benassi si accorge di poter accedere a un mondo nuovo con le sue fotografie sottomarine delle acque che bagnano Monterosso e lo scoglio del Gigante, nelle Cinque Terre, in cui sono state scattate le immagini.

La visita alla mostra vale quindi come una visita a un altrove silenzioso, in cui gli unici rumori udibili sono quelli dei pesci guizzanti. L’atto performativo prodotto con la lavorazione delle cornici dialoga con le fotografie, portando alla memoria la terra e i boschi, visibili anche in alcuni degli scatti, spesso distrutti dagli incendi che li costringono a rinascere dalle proprie ceneri.

Jacopo Benassi, Untitled, 2021
Jacopo Benassi, Untitled, 2021

Ecco quindi come la cornice, in quanto collegamento tra esterno e interno, tra mondo irreale-surreale e mondo reale, tra ciò che è già successo e ciò che sta accadendo, adempie al suo ruolo. Nondimeno, le suddivisioni in tre parti uguali dei pannelli di vetro delle foto, operate da Benassi stesso, fungono da porte di accesso per il mondo metafisico in cui ci invita l’artista.

Un’installazione, in una sala minore della galleria, riprende in parte lo studio dell’artista: su una struttura di bancali, alcune immagini di boschi a colori, studi di calchi e disegni di piante fungono da ulteriore memento e inno della bellezza della natura.

Installation view alla Galleria Minini di Milano, Jacopo Benassi

Come già accennato, in questo lavoro la figura umana non è mai rappresentata. Al contrario, nelle opere precedenti, il fotografo intraprende un’accurata analisi di se stesso e degli altri, tra trasgressioni e tabù. Il flash e lo scatto in bianco e nero propongono un tipo di immagine cruda, senza mediazioni edulcoranti.

Nei ritratti, Benassi documenta una collettività che è imperfetta nel suo essere in vita. Dagli ambienti della cultura underground e della musica internazionale del club B-Tomic, locale gestito da Benassi stesso con altri amici fino al 2016, la fotografia di Benassi si estende al mondo della moda e del cinema, per approdare all’indagine sul corpo e sulla statuaria antica. Spesse volte, pone in confronto quest’ultima con figure umane maschili: il suo compagno è restauratore di sculture e gli ha “attaccato la passione per i calchi in gesso”, che stabiliscono un dialogo con corpi lontani dalla perfezione cui aspirava la scultura classica.

Gli autoritratti occupano una posizione centrale, in quanto strumenti di auto-analisi: l’artista stesso diventa soggetto delle proprie fotografie e, di conseguenza, oggetto. La mancanza di colori nelle immagini mette in risalto parti del corpo che spesso si tende a celare, in una completa messa a nudo, letterale ma anche concreta, di sé.

Jacopo Benassi, Untitled, 2021
Jacopo Benassi, Untitled, 2021

Informazioni utili

Galleria Francesca Minini – Past, Jacopo Benassi

Via Privata Massimiano, 25, 20134 Milano MI

Martedì – Sabato 11 – 19

Domenica e lunedì chiuso

 

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