
É il filo rosso della musica a tendere un’inedita armonia negli spazi della Galleria 10 A.M. ART di Milano. Su questo spartito teso come le corde di un violino vibrano armoniose le opere di tre artisti per la prima volta partecipi della stessa melodia. Dal 4 marzo al 30 aprile 2021 la mostra Ed è sempre musica. Luigi Veronesi, Giovanni Pizzo, Lucia Di Luciano pone in concerto i lavori dei tre artisti.
Luigi Veronesi, Giovanni Pizzo e Lucia Di Luciano, pur non suonando esattamente all’unisono (appartengono a generazioni differenti e hanno diverse provenienze geografiche), si allineano sul medesimo tono emotivo. Ma, ancora di più, i tre hanno condiviso – pur a distanza e con presupposti differenti – un analogo linguaggio astrattista capace di tradurre visivamente le espressioni musicali.
Questo è stato in particolar modo il cuore della ricerca di Luigi Veronesi (Milano, 1908-1998). Fin dall’esperienza dei film astratti – pellicole cinematografiche colorate a mano – è evidente nella sua opera un certo ritmo musicale, in questo caso inseguito tramite una “pittura in movimento”. Negli anni ’60 l’artista sviluppa quindi un sistema di trasposizione oggettiva, basato su principi matematici, che gli permettesse di tradurre i suoni in colori e viceversa. Nascono così le Visualizzazioni cromatiche.

Nella mostra della Galleria 10 A.M. ART sono esposti dunque alcuni dei più importanti cicli di Visualizzazioni cromatiche realizzati da Veronesi. Tra questi quelli tratti dal Contrapunctus II a quattro voci in re minore da Die Kunst der Fuge BWV 1080 di Johann Sebastian Bach (serie di undici pezzi, del 1970), dal 2ème sarabande di Erik Satie (sette elementi, 1982-1983) e dal poema per pianoforte op. 72 Vers la flamme di Aleksandr Skrjabin (ciclo di quattordici collages su cartoncino, del 1983-1985).
Sono inoltre esposti alcuni studi che Veronesi eseguì tra il 1968 e il 1970 per sintetizzare i criteri adottati per la resa grafica dei valori e delle pause, con tabelle di corrispondenza fra altezze musicali e gamma cromatica e tra luminosità e saturazione dei toni in relazione alle frequenze sonore; infine, databile al periodo compreso fra il 1986 e il 1994 circa, l’incompiuto tentativo di trasporre le misure dalla 23 alla 32 del primo movimento del Concerto per fagotto e orchestra in la minore RV. 498 di Antonio Vivaldi, nella trascrizione per fagotto e pianoforte di Karl Heinz Fuessl.

Accanto a questi, come anticipato, i Sign-Gestalt di Giovanni Pizzo (Veroli, Frosinone, 1934) con le Cromo strutture e le Variazioni cromatiche di Lucia Di Luciano (Siracusa, 1933). I due artisti, legati da più di un cinquantennio in un sodalizio sia professionale sia sentimentale, superata la fase dell’utilizzo esclusivo del bianco e nero, reintrodussero stabilmente il colore nei propri dipinti all’inizio degli anni Settanta.
La Galleria 10 A.M. ART presenta proprio alcuni lavori emblematici del periodo 1972-1990, in cui i due artisti approfondirono il rapporto tra cromia e suono. Affidiamoci alle parole del curatore della mostra, Paolo Bolpagni, per comprenderne meglio la ricerca:
Per Giovanni Pizzo l’espressione Sign-Gestalt rimanda alla nozione di un “segno-forma” impiegato come elemento primario di un alfabeto visivo articolato secondo progressioni ritmico-musicali di moduli geometrici, che, in alcuni casi – pensiamo in particolare a Sign-Gestalt n. 156 del 1976, a Sign-Gestalt n. 197 del 1977, a Sign-Gestalt E64 del 1981 e a Sign-Gestalt E92 del 1982 – mostrano evidenti affinità con le visualizzazioni di Luigi Veronesi. Altrettanto si può dire di numerosi lavori di Lucia Di Luciano: per esempio Cromo struttura del 1978 e Articolazione strutturale discontinua del 1980, basati sul modulo del rettangolo, che “scorre” in senso orizzontale da sinistra a destra su fasce sovrapposte, alla stregua di una partitura di forme colorate, costruita con procedimenti pittografici anziché notazionali.
Appare dunque logica e perfettamente valida la triangolazione che 10 A.M. ART ha realizzato. Una mostra che si potrebbe definire sinestetica per il suo tentativo di raggiungere, attraverso l’arte, una trasposizione visiva dell’elemento musicale.

