Trovati a Marsala i resti di due camere ipogee inviolate con corredo funerario e resti di corpi inumati. E nella stessa area una cinquantina di tombe, riferibili a una necropoli punica
“È una scoperta dall’altissimo valore archeologico, e ci regala l’occasione per ribadire quanto vasto e meraviglioso sia il patrimonio nascosto nel sottosuolo”. Commenta così, l’assessore dei Beni culturali della Regione Sicilia, Alberto Samonà, la clamorosa scoperta avvenuta a Marsala durante gli scavi per il rifacimento della rete fognaria. A venire alla luce sono stati gli straordinari resti di due camere ipogee inviolate contenenti il corredo funerario e resti di corpi inumati. E nella stessa area gli archeologi hanno individuate una cinquantina di tombe, riferibili probabilmente a una necropoli punica. “Le scoperte di Marsala, sulle quali sono in corso i necessari approfondimenti, ci consegnano tasselli inediti di un territorio che ha ancora moltissimo da aggiungere alla ricostruzione della nostra storia“, ha aggiunto Samonà.
Le due camere ipogee sono state rinvenute a una profondità che va dai cinque agli otto metri rispetto al livello della strada. E dalle prime indagini sono databile intorno alla metà del IV secolo a.C.. Il primo ipogeo presenta due camere funerarie di forma quadrangolare di circa quattro metri quadri, con i resti di cinque corpi e un corredo funerario di vasi e piccoli oggetti in metallo. Il secondo ipogeo ha una struttura articolata su più livelli che pare coprano un arco temporale di almeno sette secoli. Con un grande ambiente rettangolare di circa 35 metri quadri originariamente riferibile a sepolture puniche del IV-III secolo a.C. ma poi rimaneggiato in epoca romana. Presenti sulle pareti sei tombe a cassettone, otto loculi e otto nicchie quadrangolari, con materiale ceramico e lucerne figurate e con bolli.
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