Cosa succede al Teatro greco di Velia? È quello che si chiede la Sezione Cilento-Lucano di Italia Nostra in una lettera al MiBAC, alla Soprintendenza ABAP di Salerno e alla direzione del Parco archeologico di Paestum e Velia, dopo la pubblicazione sui giornali di alcune foto che mostrano lavori molto impattanti sulla cavea e gli spalti del teatro, che più che un restauro prefigurano una vera e propria “trasformazione” del bene archeologico.
Si ricorda che lo stesso teatro fu oggetto, anni or sono, di un restauro conservativo realizzato con un sottofondo di terra armata, posto a sostegno dei gradini antichi. Appare evidente che tale sottofondo è decisamente incompatibile con la possibilità di voler procedere, più che ad un restauro conservativo, ad una integrazione strutturale della cavea, finalizzata come sembrerebbe all’utilizzo pubblico del teatro.
L’Associazione osserva con preoccupazione l’impatto visivo dei nuovi intonaci utilizzati e si chiede se questo progetto sia stato opportunamente approvato da una struttura collegiale di esperti e addetti al patrimonio archeologico statale. Italia Nostra non è contraria all’utilizzo del teatro per spettacoli pubblici, purché questo non preveda interventi che lo stravolgano.
Invita la Direzione del Parco archeologico di Paestum e Velia allo studio di possibili soluzioni alternative alle soluzioni attualmente in adozione e allo scopo suggerisce la creazione di strutture lignee o metalliche leggere, amovibili, ma non interferenti con l’impronta dell’antica struttura muraria. Tali strutture, infatti, potrebbero essere realizzate nella zona destra dell’attuale cavea, dove è presente il tracciato dell’antico fossato medievale della cittadella di Castellammare della Bruca. In tal modo si otterrebbe un duplice risultato: da un lato, la configurazione della intera spazialità della cavea, dall’altro la conservazione del tracciato che comportò la distruzione, nel Medioevo, di una zona del teatro.