Brescia. Massimo Minini presenta una doppia esposizione nei due piani della sua galleria: al piano terra, Titina Maselli e le città visibili; mentre il primo piano ospita la doppia personale di Luigi Ghirri e John Hilliard. Entrambe saranno visitabili fino al 20 febbraio 2021.
Titina Maselli (Roma 1924-2005), figlia del critico d’arte e letterario Enrico Maselli, iniziò precocemente a dipingere, dedicandosi alla rappresentazione di oggetti della quotidianità. Ben presto si manifestò il suo interesse per il panorama urbano, le luci della metropoli e lo stato frenetico della vita contemporanea, delineati in pittura da tinte forti e a cui contribuì in modo decisivo la sua permanenza a New York tra il 1952-55. Massimo Minini racconta: «Titina Maselli dipingeva immagini di città, di giorno e di sera, con i neon, le insegne, i fili del tram con le luci nella notte, grattacieli modulari gialli o rossi, e nelle città faceva vivere, cadere, correre, calciatori, pugili e ciclisti colti nell’attimo di porgere o ricevere i fiori del vincitore». Fino agli ultimi dipinti, dove la materia si disfa e il segno si fa meno tagliente.
Il primo piano della galleria ospita invece i lavori fotografici di Luigi Ghirri e John Hilliard. Solo negli ultimi dieci anni Massimo Minini si è dedicato alla fotografia, proprio grazie a loro due. Luigi Ghirri (1943-1992), esponente della fotografia concettuale degli anni Settanta, realizzò le sue immagini spesso in serie, a denotare una ricerca artistica lungamente meditata prima dello scatto, volta all’analisi del reale con una particolare attenzione allo studio dei dettagli. Massimo Minini infatti sostiene di aver colto la profondità di pensiero insita nelle sue immagini, costruite, mai casuali, cercate, volute, che fondavano un pensiero e lo dimostravano, come un teorema poetico.
Accanto a Ghirri, John Hilliard (1945). Artista e fotografo britannico che si muove anch’egli nell’ambito dell’arte concettuale. Dagli anni Settanta interroga la capacità della fotografia di rappresentare in modo accurato e oggettivo persone, oggetti ed eventi, e lo fa mettendo in discussione la neutralità del mezzo fotografico. La nozione radicata di “verità nella fotografia” è minata dalla sorprendente manipolazione dei suoi processi da parte di Hilliard.
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