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Naufraghi e naufragi. La nave dell’io di Barbara Pietrasanta all’Acquario Civico di Milano

Anadiomene-Barbara Pietrasanta Anadiomene-Barbara Pietrasanta
Anadiomene-Barbara Pietrasanta
Anadiomene-Barbara Pietrasanta

“Persi I punti Fermi, la realtà è diventata liquida,

non ci sono punti dove approdare…”

La mostra “Naufraghi e naufragi, ospitata all’Acquario Civico di Milano riapre il 27 aprile e sarà visitabile fino al 30 maggio prossimo. Una raffinata esposizione che si sviluppa intorno al tema del naufragio come metafora della vita, come sentimento profondo e accidentale che pone gli esseri umani davanti alle questioni fondamentali dell’esistenza.

La mostra apre al pubblico con giorni e orari prefissati, accesso contingentato solo su prenotazione e con precise disposizioni volte a tutelare la sicurezza dei visitatori. La rassegna, promossa dal Comune di Milano – Cultura, dall’Acquario e Civica Stazione Idrobiologica, a cura di Diego Pasqualin, rientra nel palinsesto “I talenti delle donne”, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e dedicato all’universo delle donne, focalizzando l’attenzione di un intero anno – il 2020 – sulle loro opere, le loro priorità, le loro capacità.

“I talenti delle donne” vuole fare conoscere al grande pubblico quanto, nel passato e nel presente – spesso in condizioni non favorevoli – le donne siano state e siano artefici di espressività artistiche originali e, insieme, di istanze sociali di mutamento. Si vuole in tal modo rendere visibili i contributi che le donne nel corso del tempo hanno offerto e offrono in tutte le aree della vita collettiva, a partire da quella culturale ma anche in ambito scientifico e imprenditoriale, al progresso dell’umanità. L’obiettivo è non solo produrre nuovi livelli di consapevolezza sul ruolo delle figure femminili nella vita sociale ma anche aiutare concretamente a perseguire quel principio di equità e di pari opportunità che, dalla nostra Costituzione, deve potersi trasferire nelle rappresentazioni e culture quotidiane.

Effetti personali-Barbara Pietrasanta
Effetti personali-Barbara Pietrasanta

Pietrasanta ha sviluppato il suo progetto pittorico lavorando per più di un anno sul tema dei naufragi sviluppato su 15 grandi tele e realizzato esclusivamente con la tecnica dei colori ad olio. Al centro del lavoro c’è una visione della realtà carica di valenze esistenziali e psicologiche di affascinante complessità, da una prospettiva femminile molto accentuata.

Nella sua ricerca, che si articola pienamente nella narrazione costruita da queste tele, l’artista mette in gioco i temi fondamentali legati al senso profondo dell’esistenza e dell’identità individuale, calati in una realtà estremamente contemporanea in cui tutte le certezze sembrano svanire davanti agli imprevedibili accadimenti della vita.

Il naufragio, imprescindibile in ognuno di noi, è una possibilità fortuita nella traversata esistenziale della vita, durante la continua sfida connessa al desiderio e all’inquietudine di andare oltre al mondo conosciuto affrontando il mare, i cui fondali celano lati oscuri e paure. Ma essere viaggiatori della vita oggi vuol dire fare i conti con una società “liquida” con sempre meno punti di riferimento e certezze.

L’affondamento, però, non rappresenta necessariamente un fallimento perché in realtà nulla perisce e tutto si trasforma: occor­re solo recuperare ciò che resta del nostro vecchio mondo per far nascere il nuovo. Per andare da una riva all’altra riva il navigante deve accettare la sfida e l’eventuale destino che può porre fine ad una parte di sé.

Citazioni mitologiche, composizioni metafisiche, riferimenti simbolici raccontano gli avvenimenti umani e drammatici del nostro tempo presente coinvolgendo lo spettatore in uno spazio scenico da quinta teatrale.

Come scrive Diego Pasqualin, curatore della mostra,“Il Mare è solo un pretesto per Pietrasanta. È il Mondo che questa pittrice vuole invitarmi ad osservare. La nave dell’io è adagiata sul fondo delle acque che hanno sommerso o, forse, reso visibili i fondali inquinati della società e, la traversata di questo momento storico, ora è carica di quella stessa speranza che potrei rinominare Lampedusa.”

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