Vincitore del Prix Révélation al festival di Angoulême 2019 e del Prix BD Zoom di Ginevra. Ted, un tipo strano di Émilie Gleason, uscito in Italia il 3 dicembre scorso ed edito da Canicola, racconta la sindrome di Asperger con una spiccata vena autoironica e una forte emotività e umanità. Abbiamo incontrato l’autrice.
Innanzitutto grazie mille per aver accettato di essere intervistata. Ho letto il suo lavoro tutt’un fiato e mi sono innamorata della figura di Ted. Lei stessa ha detto che “Ted Gugus è un personaggio liberamente ispirato a mio fratello minore, vivo e vegeto, con un disturbo diagnosticato in ritardo. Per essere chiari però, non è la sua vita che è descritta nel libro ma quella di migliaia di ragazzi, le difficoltà che hanno ad integrarsi con chi si definisce “normale” e il loro particolare punto di vista sul mondo”. Scrivere questo lavoro l’ha aiutata a capire e comprendere meglio l’essenza di suo fratello? C’è stato un evento particolare e contrassegnante la sua esistenza o quella della vostra famiglia che vi ha portato a scriverne su?
In effetti ! Non ho capito mio fratello finché non ho iniziato questo fumetto. Non avevo mai fatto lo sforzo di mettermi al suo posto. Volevo parlarne a lungo, perché era un argomento che mi si bloccava in gola, ma il momento decisivo è arrivato quando i miei genitori non andavano affatto d’accordo, il mio secondo fratellino viveva di litigi e violenza. Era per far ridere la mia famiglia sulle storie che li facevano piangere.
Nel tuo lavoro, parli – tra le tante – della questione riguardante i rapporti con i medici, l’uso di psicofarmaci e la degenza in una struttura ospedaliera. La nostra società – nelle sue funzioni pubbliche, ossia ospedali, farmacia, ma anche scuola – è impreparata o meno alle esigenze di chi viene etichettato come “anormale”?
In Francia, per una volta, trovo che le cose si muovano più velocemente! Asperger non è più una parolaccia. Sebbene in 15 anni nessun medico ne abbia parlato con mia madre, ora ho l’impressione che grazie alla cultura pop (serie, film, fumetti, romanzi, ecc.), alle voci che si sciolgono, questa forma di autismo sia molto di più riconosciuto. L’ho scritto in un momento (non molto tempo fa) in cui nessuno sapeva cosa fosse: fintanto che la gente comune li vede e li vede solo come “persone anormali”, il resto farà di tutto per nasconderli, e questo è ciò che deve essere cambiato.
Mongolo, imbecille, scemo. Definizioni usate – a sproposito – da tanti. Suo fratello le ha mai parlato – direttamente – di giudizi di questo genere a lui rivolti? Si è mai dovuta trovare nella situazione di difenderlo?
Ovviamente si è trovato in questa situazione. Tutti i giorni al college (11-15 anni) e forse prima o dopo, ma non ce l’ha mai detto. È stato sulla sua bacheca di Facebook che abbiamo scoperto una montagna di insulti da parte dei suoi compagni di classe. È stato orribile. Soprattutto quando ci ha detto – come nei fumetti – che queste persone erano sue amiche, perché sono le uniche con cui interagisce durante il giorno! Piango ancora non appena ci penso. È con fatti del genere che mi convinco che le persone “normali” sono le peggiori.
Guardando il disegno, la figura di Ted spesso deborda, esce fuori dai limiti della vignetta – con le sue lunghe e agili gambe. C’è un significato in questo non riuscire a stare in limiti prestabiliti?
(ride) Il fumetto offre diverse letture, oltre alla storia “fuori dagli schemi”, il personaggio doveva rappresentare questa idea. Questo mezzo (i fumetti) è il modo migliore per esprimerti: non è lungo e ristretto come un film, non è costoso come l’animazione: ti servono solo una persona, una penna e un foglio di carta! Così ho avuto il piacere di immaginare il personaggio più rappresentativo dello stato d’animo di mio fratello.
Alcune volte, il viso di Ted – soprattutto quando entra in una condizione di mancanza di controllo di dea stesso – mi ricorda certi volti di quadri di Francis Bacon. Conosce questo pittore?
Conosco bene questo pittore, ho studiato arte per 5 anni. Ma ammetto che all’epoca non mi piaceva per niente! Anche adesso i suoi quadri mi mettono terribilmente a disagio, i miei riferimenti finali sono piuttosto figurativi, come il pittore Yue Min Jun e George Condo.
Chiave precipua del suo lavoro è l’umorismo. È possibile affrontare con humour le situazioni pesanti che la vita ci porta con sé?
Francamente, “TED” lo dimostra! Se mi ci è voluto così tanto tempo per non voler fare questo progetto, è perché era tutto triste trovare un po ‘di umorismo in esso. L’umorismo è la cosa più importante per me. La vita non varrebbe davvero la pena di essere vissuta se togliessi le risate. Per Ted avevo fatto un elenco di tutti gli aneddoti interessanti, e poi ho pensato a come ognuno potesse essere deriso (facendo attenzione a non farlo mai beffardo) Il primo è arrivato con l’episodio in cui cerca di impiccarsi, all’epoca posso dirti che eravamo tutti molto spaventati, ma questo è il tipo di storia che raccontiamo ridendo anni dopo.
A un certo punto, un personaggio del fumetto dice “Ted, a volte ho davvero l’impressione che tu viva in un altro mondo”. Com’è il mondo di Ted e delle persone affette da un disturbo di Asperger? È possibile anche solo immmaginarlo?
Non posso rispondere a questa domanda. Penso che tutti coloro che soffrono di autismo abbiano un mondo tutto loro. Ted è stato elogiato dal pubblico e dalla critica, ma tutti quelli con autismo che lo hanno letto lo odiavano, perché non riconoscono il mondo che interpreto. In effetti, ritengo che Ted non sia un libro sull’autismo ma la testimonianza di una sorella che ha vissuto abbastanza con suo fratello per dare un’immagine della sua vita. È molto personale e parlo interamente a persone che non hanno idea di cosa significhi essere autistici o avere un figlio con lo spray nella loro famiglia.