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L’effimerità della vita nell’atlante underground di Charles Atlas a Milano: la prima personale in Italia

Charles Atlas, I am Beautiful, 2020. Installation view at ICA Milano, ph. Filippo Armellin (3) Charles Atlas, I am Beautiful, 2020. Installation view at ICA Milano, ph. Filippo Armellin (3)
Charles Atlas, The Waning of Justice, 2015. Installation view at ICA Milano, ph. Filippo Armellin.
Charles Atlas, The Waning of Justice, 2015. Installation view at ICA Milano, ph. Filippo Armellin.

La Fondazione ICA Milano riapre con la mostra CHARLES ATLAS. OMINOUS, GLAMOROUS, MOMENTOUS, RIDICULOUS, a cura di Alberto Salvadori. Visibile fino al 26 marzo, è la prima personale in Italia del regista e video-artist Charles Atlas (St. Louis, Missouri, USA, 1949), che vive e lavora a New York dagli anni ’70.

Allestita a febbraio 2020 ma mai aperta a causa dell’emergenza sanitaria, durante i mesi passati l’esposizione si è offerta al pubblico attraverso percorsi virtuali che ne hanno mantenuto vivo l’interesse. Ora, i visitatori hanno finalmente la possibilità di visitare fisicamente gli spazi di ICA.

Curata dal direttore della Fondazione, Alberto Salvatori, in stretta collaborazione con l’artista stesso, la mostra presenta le tappe fondamentali nel lavoro di Atlas. La scelta di esporre risultati artistici storici e opere più recenti, intesse con l’ambiente di ICA un rapporto di correlazione, che porta quest’ultima a trasformarsi e adattarsi alle esigenze di OMINOUS, GLAMOROUS, MOMENTOUS, RIDICULOUS, ricca di stimoli visivi e uditivi.

Charles Atlas guadagna visibilità all’interno del mondo dell’arte attraverso la sperimentazione filmica che lo contraddistingue, basata sulla commistione di tecniche e discipline artistiche. Difatti, l’artista utilizza il video, la danza e la performance, per realizzare installazioni, documentari, opere multimediali, produzioni televisive e performance.

Dopo essersi trasferito a New York, comincia a lavorare come filmmaker in residence per la compagnia di danza Merce Cunningham. Il linguaggio ibrido che sviluppa prende il nome di media-dance o dance for camera: le coreografie, pensate da Merce Cunningham, sono pensate e realizzate appositamente per essere riprese con la videocamera.

Charles Atlas Collaboration with Bill Irwin As Seen on TV, 1987 © Charles Atlas; Courtesy of the artist and Luhring Augustine, New York.
Charles Atlas, Collaboration with Bill Irwin, As Seen on TV, 1987 © Charles Atlas; Courtesy of the artist and Luhring Augustine, New York.

Nel 1983, Atlas lascia la compagnia per dedicarsi alla sua pratica artistica e collaborare con vari artisti, danzatori, musicisti e poeti: tra gli altri, Karole Armitage, DANCENOISE, Nam June Paik, Yvonne Rainer e Marina Abramović, e, più di recente, Mika Tajima, Anohni e Lady Bunny.

L’esposizione alla Fondazione ICA Milano accoglie il visitatore con l’installazione sonora e visiva The Waning of Justice (2015). Essa è formata da diverse inquadrature alla drag queen Lady Bunny, impegnata in un intimo racconto, accostate a filmati di tramonti infuocati. Il video è scandito da un grande orologio digitale che conta il tempo impiegato dal sole per scomparire all’orizzonte.

Partendo quindi da una profonda riflessione sull’effimerità della vita, l’esposizione prosegue il percorso narrativo con lavori che indagano altri temi cari all’artista. Il rapporto tra video e danza, la ricerca identitaria contemporanea e il glamour underground. In questa sezione, le opere esposte sono frutto di collaborazioni, lungo tutta la sua attività artistica, con performer e danzatori.

Charles Atlas Ex-Romance, 1984/1987 © Charles Atlas; Courtesy of the artist and Luhring Augustine, New York.
Charles Atlas, Ex-Romance, 1984/1987 © Charles Atlas; Courtesy of the artist and Luhring Augustine, New York.

Sottolineando il ruolo centrale della danza nella pratica di Atlas, sono esposti i video Blue Studio: Five Segments (1976) e Channels/Inserts (1981), realizzati con Merce Cunningham; Hail the New Puritan (1986), film girato con il danzatore e coreografo Michael Clark; Ex-Romance (1984/1987), con Karole Armitage; The Legend of Leigh Bowery (2002), documentario sul fashion designer e performer omonimo.

L’esposizione ha la sua conclusione nella videoinstallazione Turning Portraits, realizzata con la cantante e musicista Anohni, che remixa ritratti video del tour TURNING della band Antony and The Johnsons risalente al 2006.

Alberto Salvadori e Chiara Nuzzi, assistente curatrice: “per Atlas filmare la danza non consisteva semplicemente nel catturare un corpo in movimento; era e continua a essere un gesto di avvicinamento ed esplorazione dei vasti mondi che i corpi stessi abitano. […] Sin dall’inizio della sua pratica, infatti, Atlas ha desiderato vedere, e al contempo mostrare, il vero sé che giace all’interno di ciascuno dei suoi soggetti. […] A questo desiderio si lega indissolubilmente l’interesse dell’artista per i mondi delle culture underground e per il clubbing, mondi talvolta terribilmente crudi e onesti, intrisi di un fascino glamour e bohémien, vissuti come antidoti da contrapporre al cinismo e alla violenza del mondo”.

Charles Atlas, I am Beautiful, 2020. Installation view at ICA Milano, ph. Filippo Armellin (3)
Charles Atlas, I am Beautiful, 2020. Installation view at ICA Milano, ph. Filippo Armellin

Informazioni utili

ICA Milano | Istituto Contemporaneo per le Arti

Charles Atlas. OMINOUS, GLAMOROUS, MOMENTOUS, RIDICULOUS

A cura di Alberto Salvadori

Via Orobia 26, 20139 Milano

office@icamilano.it | www.icamilano.it

Aperto dal mercoledì al venerdì – dalle 12 alle 18

Ingresso libero con prenotazione obbligatoria tramite la mail rsvp@icamilano.it.

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