Anche per quest’anno o Lavoro è molto poco.
Caro Amico,
è bello quello che mi scrive e mi congratulo subito con lei per il suo lavoro. Leggo nei toni e anche nella scelta delle parole, una nuova magia.
Sono finalmente contento per lei, perché so che teneva particolarmente a presentare i suoi versi in questo paese e nelle giuste sedi.
Doveva solamente attendere, come le scrissi in risposta alla sua prima lettera, prima ancora di incontrarla di persona in sala.
Attendere porta i suoi frutti. Se si è ben lavorato, se ci si è sentiti circondati di approvazione, quella delle persone che stimiamo perlomeno, se ci si è potuti spingere oltre le proprie possibilità e lo si è fatto con coerenza, nonostante il fallimento personale, si sarà ricordati, anche se solo per un po’ e solo in una piccola comunità di persone.
Il tempo e lo spazio che graziose invenzioni. Ma in quel tempo e in quello spazio, sentendoci liberi, abbiamo dato una nuova postura al pensiero. Abbiamo visto la possibilità di differenziare la realtà, che sappiamo essere una sola. Con questa possibilità di agire ci siamo percepiti natura e abbiamo lasciato un seme.
Non è complicato ed è sicuramente senza senso ricevere del bravo poeta da parte di chi ci conosce bene, difficile è che di noi si accorgano quelli che ci hanno preceduti.
Poi, magari, arriverà il giorno in cui tutto questo non esisterà più, come dopo una guerra. E bisognerà solo cercare di mangiare. E bere acqua pulita.
Necessario sarà in quel caso saper seminare bene. Ma la semina dipende da quali degli infiniti tipi di sementi che abbiamo raccolto al mercato hanno messo radici nel campo. Stando in fila per giorni.
Dopo molta attesa, c’è chi raccoglie dall’albero dei frutti, e non muore di fame. Chi raccoglie insalata, e c’è da augurargli di avere di che condirla. Chi raccoglie il grano e diventa ricco facendo il pane, per cui è stato portato in alto. In ultimo, c’è chi raccoglie il riso. Forse quello è lei oggi.
E fischietta le melodie di Anche per quest’anno o Lavoro è molto poco.
Ha tenuto a lungo i piedi in quell’acqua fangosa, raccoglierà chicchi d’argento e potrà farne quello che vorrà in ogni dove. Anche se tutti brameranno il grano.
La mia contentezza diventa felicità quando provo a intuire la difficoltà che lei prova nel vivere la tensione del creare e costruire il suo spettacolo (che è poi molto simile a quella del distruggere, a volte).
È infatti una fortuna, di cui mi accorgo solo ora, quella di non dover più essere soggetto all’ancor più consumante tensione che si prova ad attendere.
Concludo con lo stesso consiglio che a suo tempo scrissi al suo amico L, nonostante vi occupiate di percorrere strade differenti:
Non cada nella fossa dell’arte degli artisti, o, nel suo caso, non cada nel pozzo della poesia per poeti. Quello di cadere in un lago vero, dalla superficie vitrea, è il mio augurio per lei più sincero.
Poi, caro mio, non è scontato che riuscirà a darsi un contegno.
Presenzierò sicuramente alla prima, se sarà così gentile da mandarmi un biglietto, che in questo momento faticherei ad arrangiarmi.
G S