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Capitale segreta d’Europa. L’anima di Praga nel nuovo saggio di Franco Cardini

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La Cattedrale di San Vito
La Cattedrale di San Vito

Esce per i tipi de Il Mulino, Praga. Capitale segreta d’Europa (pp. 346, Euro 16,00) di Franco Cardini, professore emerito di Storia medievale, che attraverso il tempo e lo spazio racconta una città fra le più affascinanti d’Europa.

Roma. Per ammissione dell’autore, questo libro non è una storia né una guida di Praga. È vero, lo si può infatti leggere e apprezzare come un reportage dal respiro a volte romanzesco e favoloso, che affonda le radici dieci secoli prima di Cristo e arriva fino alla nostra epoca, attraversando epoche di splendori, guerre e miserie. L’ordine cronologico scelto dall’autore aiuta il lettore a seguire il filo di una storia lunga e complessa ma anche affascinante, sospesa fra oriente e occidente, nord e sud, crocevia di culture (slava, tedesca, ebraica) che hanno dato vita a un variegato mosaico. Lungo le pagine di Cardini scorre una Praga autentica, ora tragica ora romantica, ben diversa dalla Praga dei cliché per turisti che il turismo di massa vorrebbe sdoganare. Ai piedi del Castello, fra i campanili di San Vito e San Nicola, fra i vicoli della Città Vecchia, aleggia la memoria di alchimisti e poeti, sognatori e pellegrini, i primi e forse più autentici abitatori di una città che entrò a far parte dell’Impero Asburgico nel primo Cinquecento, rimanendovi per ben quattro secoli, dopo aver conosciuto figure come re Venceslao, Boleslao I il crudele, la santa Ludmila e la crudele Drahomìra. Un’epoca ancora oggi leggendaria, in cui Praga muoveva i primi passi di città di respiro europeo, conosceva la prima espansione urbanistica e viveva con Jan Hus, il primo grande, tumultuoso e tragico tentativo di riforma della Chiesa romana.

La chiesa di San Nicola
La chiesa di San Nicola

Sul finire del Settecento, l’illuminato governo di Giuseppe II d’Asburgo fece sentire i suoi benefici effetti anche in Boemia; l’Editto di Tolleranza del 1781 restituì libertà di culto ai protestanti, mentre altri provvedimenti sottomisero la Chiesa allo Stato, abolirono la servitù personale, sciolsero ordini e confraternite, corporazioni e inutili corpi intermedi fra popolo e sovrano. Grazie a lui, anche Praga entrava nell’Europa moderna, e un’oculata politica di industrializzazione gettava le basi per il progresso di tutta la Boemia. Finiva la Boemia Barocca che sopravviveva a se stessa, e cominciava una nuova era, che dopo la parentesi napoleonica e la restaurazione, riprese vigore nel 1848, quando sull’onda del liberalismo sorse anche in città un movimento costituzionalista, destinato però al fallimento. Tuttavia, l’Ottocento fu per Praga un secolo di splendore, di espansione urbanistica, di vitalità culturale, amareggiati però dal mancato riconoscimento del titolo di regno (come era avvenuto per l’Ungheria) e che quindi condannava la Boemia a un ruolo subalterno e privava la città del rango di grande capitale. Alla fine del secolo comparvero i primo omnibus a cavalli e il tram elettrico, ma fra le innovazioni della Belle Epoque si cominciava a parlare di identità ceca, nascevano anche qui i primi sentimenti nazionalistici, si poneva in nuce il problema della convivenza fra slavi e tedeschi, combattuto anche a colpi di società culturali per questo o quel gruppo etnico. Curiosamente, a Praga, in opposizione al nazionalismo ceco si radicò una forte solidarietà fra tedeschi ed ebrei, purtroppo spazzata via con la Seconda Guerra Mondiale.

Alla fine dell’Ottocento nacque anche l’identità mitteleuropea della città, nella quale il movimento artistico della Secessione ebbe un ruolo importante; erano gli anni dell’angoscia, della cultura del pessimismo, giustificati anche dalle contraddizioni portate dalla modernità, che in pochi decenni sradicò una civiltà rurale millenaria. La Praga di Rilke, Kafka, e altri, sopravvissuta dopo alla caduta dell’Impero Asburgico spazzato via dalle trincee della Grande Guerra, non sopravvisse all’invasione nazista del 1938. La Seconda Guerra Mondiale e la Guerra Fredda avrebbero ridisegnato il volto della città, intaccata la sua anima, lacerato il tessuto sociale. Il quadro del secondo Novecento, ricostruito da Cardini con obiettività storica, è fosco e tragico, ma la città ha comunque saputo risorgere da quelle ceneri, attraverso rinnovate stagioni artistiche, musicali, letterarie, poetiche, proprio com’era stato nel glorioso Ottocento.

Un libro utile per conoscere Praga non tanto dal punto di vista nozionistico, ma da quello spirituale; ogni città che si rispetti ha un’anima, e Cardini accompagna il lettore alla scoperta di quella praghese, inquadrando i fatti storici nella complessità di un tessuto economico e sociale assai dinamico, se vogliamo anche “ardente” (basti pensare alla celebre “Defenestrazione”) e che ebbe le sue pagine più accese nel XVII Secolo, negli anni delle guerre di religione in cui fece capolino persino qualche idea semirepubblicana, che spinse l’Imperatore Ferdinando a stroncare con violenza la rivolta scoppiata nel 1621.

In chiusura di volume, un capitolo dedicato a itinerari cittadini alla scoperta delle tracce visibili e invisibili di una Praga splendida, misteriosa, intima, romantica, quale di fatto è secondo l’autore.

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