Field of Gold è il titolo della mostra che la galleria Gagosian Le Bourget di Parigi ospita fino al 19 giugno. Quattro opere monumentali che fanno riferimento allo storico summit di pace tra Enrico VIII e Francesco I (Le Camp du Drap d’Or ) che si è tenuto cinquecento anni fa in mezzo a un campo, regione chiamato oggi Le Pas-de-Calais, nel nord della Francia.
Come Kiefer ha recentemente dichiarato in un’intervista, « il titolo sovente non è una spiegazione dell’opera, ma piuttosto un’allusione. » La storia è uno dei mezzi che utilizza e sintetizza in un opera come l’argilla per lo scultore e il colore per il pittore ».
La tensione tra la bellezza e la paura nell’inestricabile rapporto tra la storia e il luogo, hanno animato l’opera artistica di Anselm Kiefer fin dagli anni ’70. Attingendo nella letteratura della memoria culturale – in particolare la poesia, il Vecchio e il Nuovo Testamento o ancora la Kabala – Kiefer riesce a dare una presenza materiale ai miti e alle metafore.
La sua pittura è impregnata di gesti e di oggetti non convenzionali e sorprendenti, mescolandoli a materiali organici e poveri come la paglia, la sabbia, il carbone, le ceneri, o il fango. E’ lo stesso Kiefer a definirsi iconoclasta.
Le sue pitture subiscono diversi processi: sono tagliate, bruciate, sotterrate, esposte agli elementi naturali, vengono schizzate con acidi o annaffiate con piombo per poi essere rigenerate. L’uso di materiali come il piombo, il cemento, il vetro, il tessuto, le radici d’alberi o libri bruciati creano una risonanza simbolica.
Cosi Anselm Kiefer parla della sua ispirazione quando crea« Cio’ che mi interessa è la trasformazione, non il monumento. Non costruisco delle rovine, perché la mia sensazione è che le rovine rappresentano momenti in cui gli oggetti si mostrano per quello che sono. Le rovine non sono una catastrofe, è’ il momento in cui gli oggetti nascono a nuova vita.
Le immagini diventano interessanti quando il soggetto non è più che una scusa, quando l’artista si ricorda della lotta, quando oppone il proprio mondo in conflitto con la terra che si è isolata da sola.
Forse è proprio questa sua visione che ha convinto lo Stato francese ad affidargli la realizzazione di due opere monumentali ispirate alla prima e seconda guerra mondiale che entreranno a far parte del Pantheon di Parigi.
Il pubblico potrà scoprirle alla fine del confinamento.