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Breve storia di Francesco Guerrieri e Lia Drei

Francesco Guerrieri, Sublime e pittoresco, 1982, cm. 150 X 120, acrilico su tela Francesco Guerrieri, Sublime e pittoresco, 1982, cm. 150 X 120, acrilico su tela
Francesco Guerrieri, Sublime e pittoresco, 1982, cm. 150 X 120, acrilico su tela
Francesco Guerrieri, Sublime e pittoresco, 1982, cm. 150 X 120, acrilico su tela

 

C’era una volta un bosco, splendido e rigoglioso, accanto ai campi e a un casolare, sulle colline di Monte Mauro, a Brisighella di Romagna, dove si viveva di arte, musica e cultura. In questa località, dal finire degli anni Settanta, abitavano, lontani dal mondo, Francesco Guerrieri e Lia Drei, una magnifica coppia di artisti, che, dopo tanti riconoscimenti, stanchi di mercato e commercio, si erano ritirati in un idillio bucolico, innamoratissimi l’uno dell’altra, a stretto contatto con i contadini, per consacrarsi in reciproca solitudine alla ricerca e agli studi, che abbracciavano i campi più disparati, dalla medicina, alla psicologia, alla religione…
C’era una volta un fuoco. Terribile e distruttore. Annienta gli alberi e così la vitalità di Lia, che si spegne nel 2005. Francesco la seguirà 10 anni dopo.

Nella storia dell’arte, esistono e sono esistite coppie eccezionali, alcune sono poco conosciute dal grande pubblico o non sono note quanto meriterebbero. Ѐ questo il caso di Francesco Guerrieri e Lia Drei, probabilmente anche a causa del loro volontario autoesilio.

Francesco, di nove anni più giovane di Lia, si innamora perdutamente di lei, donna colta, intelligente, volitiva, libera e indipendente, dai mille interessi e anche campionessa di tuffo acrobatico. Francesco, nato a Borgia (Catanzaro), artista come Lia, figlia del celebre scultore e pittore Ercole Drei, vive a Roma, dove con la compagna si circonda di amici artisti, critici e intellettuali. La coppia si dedica alle ricerche gestaltiche, programmate e strutturaliste.

Francesco Guerrieri e Lia Drei
Francesco Guerrieri e Lia Drei

Fondano il Gruppo 63 insieme a Lucia di Luciano e Giovanni Pizzo, che viene scisso nello Sperimentale P (Puro) per divergenze metodologiche. Si studiano i possibili rapporti tra arte, scienza, design industriale e società contemporanea. Come si legge nella Seconda dichiarazione di poetica dello Sperimentale P: “Occorre analizzare e sperimentare gli elementi fino a che questi non abbiano raggiunto una condizione di obiettiva efficacia in rapporto alla forma che essi vengono a formare e in rapporto ai possibili fruitori della forma. Trattandosi di elementi e forme visive, l’efficacia obiettiva e intersoggettiva si risolve in efficacia ottico-percettiva. Il campo da sperimentare è, dunque, quello della percezione, sia nei processi retinici, che in quelli più complessi e organizzati.”

Come spiega Guerrieri stesso, nel numero 10 di Arte e Società del 1973, il fine dell’arte è comunicare. Per lui, significa costruire un codice e poi contraddirlo. Il senso della sua opera è essenzialmente dialettico. La certezza è che non esiste nessuna certezza (e in questo notiamo quanto sia sempre attuale). Il suo linguaggio artistico è una realtà in divenire.

Il lavoro conosce un’evoluzione che lo porta al Quadro Luce, al ciclo Interno d’Artista e alla Metapittura.

Lia Drei, struttura-b2, acrilico su tela, 80 x 100 cm, 1968
Lia Drei, struttura-b2, acrilico su tela, 80 x 100 cm, 1968

Dal 1968 e per tutti gli anni Settanta, la Drei affianca alla pittura (cicli Dietro la luce, Cristalli trasgrediti, Pittura dipinta), realizzazioni di happening e di opere-ambiente (Un modo di farsi l’arte insieme all’artista, Partitura, Concerto floreale). Dal 1982 al 1986 partecipa a tutte le mostre di Metapittura. Infine negli anni Novanta, inizia un nuovo ciclo di pittura aniconica-strutturalista. Grande amante della natura e dai profondi interessi spirituali, conosce il poeta Adriano Spatola. Insieme realizzano il libro d’artista Iperipotenusa (1969), in cui alle parole si sostituiscono esclusivamente le forme geometriche. Il volume è conservato nella collezione del Centre Pompidou di Parigi, al MOMA Di New York, alla Gnam e al Macro di Roma.

Notevoli anche le opere di poesia concreta e visiva e di mail-art per cui ha conseguito vasti riconoscimenti. Ha esposto alla Biennale di Venezia nel 1978 e a quella di San Paolo del Brasile nel 1981.

Nei suoi Diari, nel 2004, Lia scrive: “Stamattina ho pensato a tutto il lavoro che ho fatto con i triangoli… mi è venuta l’idea che il triangolo rettangolo è il simbolo della creazione… il lato destro è l’uomo e il lato sinistro la donna… L’ipotenusa è l’amore che li unisce e dà la vita. La punta del triangolo è l’utero che fa crescere lo spazio. Nei miei quadri ogni triangolo (anche se ce ne sono 2000) è diverso di misura anche se solo per ½ millimetro. E le persone sono forse mai uguali? Adesso le vogliono clonare. Io non vorrei che dopo di me ci fosse un’altra Lia. Quella non potrebbe mai vivere la mia vita un’altra volta, in un altro tempo.”

Lia Drei, operazione modulare-spaziocromatica, acrilico su tela, 200x150 cm, 1963
Lia Drei, operazione modulare-spaziocromatica, acrilico su tela, 200×150 cm, 1963

Tra le mostre dedicate alla coppia d’artisti; ricordiamo, per esempio, Le regole e l’emozione 1962-1973 al Museo Macro a Roma nel 2016-2017.
Le loro opere sono presenti in numerosi musei italiani: al Mart di Rovereto, al Macro e alla Gnam di Roma, al Museo di Cento e al Museo Civico di Taverna.
Su di loro hanno scritto Carlo Giulio Argan, Germano Celant, Achille Bonito Oliva, Filiberto Menna, Adriano Spatola, Luigi Paolo Finizio, Nello Ponente, Gabriele Simongini…
Le loro ricerche sono inscindibilmente legate, sebbene entrambi siano stati gelosi del loro lavoro e spesso si confrontavano animatamente.
Oggi il loro ricordo è conservato e trasmesso dalla nipote Concetta Guerrieri, che con amore e premura si occupa del loro Archivio.

www.francescoguerrieripittore.it

www.liadrei.it

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