Print Friendly and PDF

Mistero su un dipinto ritirato all’ultimo dall’asta. Per Sgarbi è un Caravaggio

Caravaggio

Caravaggio

Doveva essere battuto in asta oggi a Madrid, ma all’ultimo è stato ritirato. Alcuni studiosi pensano si tratti di un Caravaggio, attribuzione evidentemente incongrua con la stima di 1.500 euro con cui era proposto. Nel frattempo lo Stato spagnolo ha posto il vincolo sul dipinto.

É un Caravaggio, non è un Caravaggio, è un Caravaggio, non è un Caravaggio. Si rincorrono frenetiche le ipotesi e considerazioni su un’opera che, al di là dell’attribuzione finale, ha già ottenuto più attenzione di quella che, fino a pochi giorni fa, si sarebbe potuto immaginare.

Parliamo dell’opera che figurava come il lotto 229 dell’asta n. 409 della Casa d’aste Ansorena, dove sarebbe dovuto essere battuto oggi alle ore 18. Un’Incoronazione di spine attribuita alla cerchia di José de Ribera, seguace del caravaggismo noto come lo Spagnoletto, e valutata 1.500 euro. Il dipinto, però, ora non compare più sul catalogo e la casa d’aste di Madrid ha dichiarato che «Il lotto è stato ritirato perché dobbiamo fare verifiche e studiare più approfonditamente il pezzo. I proprietari avevano dei dubbi».

É impossibile ricostruire le precise dinamiche che hanno portato al ritiro del dipinto e al vincolo prontamente posto dallo Stato spagnolo (l’opera, anche se venduta, dovrà rimanere entro i confini spagnoli), ma forse ha influito l’alto numero di offerte pervenute ad Ansorena. Possiamo ipotizzare che, nel momento in cui il catalogo è stato diffuso, in molti si siano accorti della possibile paternità del Caravaggio.

Tra questi Vittorio Sgarbi, che al Corriere della Sera racconta di aver appreso dall’artista e docente Antonello di Pinto che c’è, secondo lui, «un dipinto di Mattia Preti all’attenzione di un antiquario». Ma dopo aver visionato una foto dell’opera Sgarbi afferma: «Io la vedo, capisco che l’opera è di Caravaggio e penso, con l’aiuto di un finanziatore, di portarlo in Italia».

Successivamente il critico d’arte apprende che l’opera andrà all’asta e si mobilita per acquistarla. Fino a che «ieri mattina mi manda un altro messaggio informandomi che il quadro è stato ritirato, forse per eccesso di offerte». Ora, dopo averlo ritirato, i compratori potrebbero venderlo a chi vogliono e, se dovesse essere attribuito a Caravaggio, il prezzo salirebbe notevolmente. «Il prezzo potrebbe essere 100-150 milioni se lo vendi a un privato tipo Thyssen e 40-50 se lo vendi al Prado», afferma Sgarbi.

L’attribuzione al Merisi non si basa solo su perizia da critico ma sulla interpretazione di alcuni documenti. Questo sarebbe infatti l’Ecce homo dipinto per il cardinale Massimi, che le ultime notizie certe collocano in Spagna intorno alla fine del Seicento. Roberto Longhi aveva poi individuato l’opera nella collezione Doria di Palazzo Bianco a Genova. Secondo Sgarbi, invece, è proprio il dipinto che per poco non veniva battuto all’asta.

Concorda con lui la storica dell’arte Maria Cristina Terzaghi, che sulle pagine di Repubblica ha spiegato: «Il manto di porpora di cui viene rivestito il Cristo ha la stessa valenza compositivo del rosso della Salomé del Prado di Madrid […]. Quest’opera intrattiene un legame profondo con i dipinti redatti al principio del soggiorno napoletano».

Dissente invece Nicola Spinosa, grande studioso di pittura napoletana del Seicento: «Non è Caravaggio; […] Secondo me il quadro è di un caravaggesco di alta qualità, più che Ribera. Non si possono fare nomi di questa importanza; se fosse di Ribera la sua quotazione partirebbe da 200 mila euro».

Non possiamo che attendere e stare a vedere quel che succede. Di certo, a prescindere dall’attribuzione, sarà difficile rivedere l’opera in asta e, di certo, non a quel prezzo.

Commenta con Facebook