L’ARIETE artecontemporanea torna nella sua sede storica di via Marsili 7 a Bologna e presenta una mostra dedicata a tre giovani artisti dei quali segue da tempo la ricerca ‘BACK TO MYSELF Jingge Dong | Luca Lanzi | Paolo Migliazza’ con aperture speciali in occasione di ART CITY Bologna 2021. In mostra opere inedite in pittura e scultura accompagnate dalle stesse voci degli autori attraverso testi nei quali descrivono la loro poetica e i loro percorsi.
JINGGE DONG ‘Negli ultimi anni in Italia ho modificato alcuni fondamentali nel mio modo di pensare e stile pittorico. Gli studi dell’Accademia di Belle Arti, le mostre e le istituzioni artistiche di Venezia hanno creato un’atmosfera artistica perfetta. Questa esperienza ha creato un confronto che ha influenzato il mio modo di pensare e di creare: concreto e astratto, oriente e occidente, passivo e attivo, oggettivo e soggettivo. Elementi e simboli dell’arte orientale sono stati amplificati dal confronto e io ‘ri-comprendo’ la mia cultura originaria. Credo che questa ‘ri-comprensione’, espressa attraverso l’integrazione delle forme d’arte cinese e occidentale, definisca il mio linguaggio artistico attuale. Il nucleo del mio linguaggio artistico è una fusione: la fusione cino/occidentale (in termini di spazio) e la fusione tra antico e moderno (in termini di tempo). La prospettiva unica della pittura cinese, il concetto di tempo e spazio, la simmetria, il ‘vuoto’ si sono integrati nel mio processo di creazione.’
LUCA LANZI ‘Con LAYER intendo presentare un nuovo ciclo di lavori pittorici all’interno della simbologia consolidata dell’archetipo [arché (originale) típos (modello)] immagini preesistenti al pensiero, simboli spontanei dell’inconscio. Layer è strato, stratificazione del colore su piani frontali sovrapposti in trasparenza, il quadro diviene schermo immersivo verso luoghi nebulosi dell’anima, la rinuncia alla rappresentazione del reale in virtù di una concreta matericità data dagli strumenti propri del linguaggio artistico: spazio colore forma.’
PAOLO MIGLIAZZA ‘I’m not a Super Hero. Figure di bambini colti in quel particolare momento di rottura che abbraccia l’infanzia e le prime intime oscillazioni adolescenziali, dalla libertà come stato di natura all’inizio di una personale presa di coscienza di sé rispetto agli altri e alla società. Dimensione dello stato evolutivo ibrida e per certi versi androgina che ha in sé i germi di quelli che saremmo potuti essere, di quelli che saremo o che non saremo mai. Un momento dell’esistenza teso ad esprimersi attraverso la sospensione di presenze ed assenze che più che essere intorno a noi sono dentro di noi. Sono presenze fisicamente vicine che occupano lo spazio della nostra realtà ma nel momento in cui si tenta di afferrarle, di fermarle e definirle, eccole allontanarsi: più proviamo a decifrarle più si chiudono ad ogni tentativo di dialogo. Rimangono ancorate alla propria coscienza, ai propri silenzi, non guardano ma sentono ciò che accade intorno e attraverso un dialogo serrato con la propria intimità, tentano di decifrare i segni che la realtà produce.’